Attenzione: questo articolo contiene immagini cruente di esperimenti condotti in laboratorio su alcuni animali.
Con lo pseudonimo di Pawel, un attivista per i diritti degli animali ha lavorato come infermiere all’Istituto di Cibernetica Biologica Max Planck per circa sei mesi, registrando con una telecamera nascosta gli esperimenti effettuati su alcuni macachi. I risultati delle sue ricerche sono stati pubblicati in un video dal gruppo a difesa dei diritti animali SOKO con il titolo “ricerca di base, di base sbagliata.”
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Il video e le immagini mostrano, tra le altre cose, cosa accade quando il cranio di un macaco viene aperto e vengono inseriti nel suo cervello alcuni elettrodi.
Inizialmente, quello che viene chiamato un “supporto per la testa” viene impiantato chirurgicamente nel cranio aperto della scimmia. Spesso, come si può vedere nella foto, le ferite provocate dall’operazione sanguinano abbondantemente.
Nel video vediamo un animale che tenta di rimuovere i corpi estranei dalla sua testa. Le ferite del macaco continuano a sanguinare anche due settimane dopo l’operazione chirurgica e in alcuni casi l’impianto può anche provocare infiammazioni, che degenerano in emiplegia e inducono l’animale al vomito.
A Motherboard abbiamo chiesto agli attivisti della SOKO se le loro azioni fossero legali, e il gruppo ci ha risposto che la Search View clandestina era un rischio necessario, e che non avevano paura delle possibili conseguenze legali: “un processo porterebbe più attenzione alla nostra causa e a un fondamentale giudizio negativo sull’operato dell’industria,” ha affermato un portavoce.
La sperimentazione animale è ovviamente oggetto di numerose controversie—esperimenti di questo tipo hanno sicuramente portato avanzamenti nel campo della scienza medica e psicologica, ma la crudeltà verso gli animali rimane una questione molto discussa. In Germania, circa 3,1 milioni di animali vertebrati sono stati “usati” per scopi sperimentali nel 2012; la maggior parte di questi erano topi e ratti.
Negli esperimenti condotti all’Istituto di Cybernetica, che studia principalmente i processi di apprendimento dal punto di vista neurologico, a volte viene negata l’acqua alle scimmie finché alcune iniziano a leccare parti metalliche e a bere la propria urina, come mostra il video recentemente pubblicato. Vengono fissati loro supporti intorno al collo e alla testa: dopo alcune ore sono costrette a risolvere dei compiti su uno schermo. Attraverso questo esperimento gli scienziati sperano di fare delle scoperte nel campo della ricerca sulle percezioni. Per ora l’Istituto non ha risposto alla nostra richiesta di descrivere esempi di specifiche applicazioni mediche legate alle ricerche effettuate in laboratorio grazie alle sperimentazioni sugli animali.
Le scimmie in questo contesto non escono volontariamente dalle loro gabbie (come sarebbe previsto dalla legge) ma devono essere costrette. Immagine: SOKO Tierschutz/buav
L’istituto Max Planck ha intanto dichiarato che gli attivisti stanno drammatizzando: “la cooperazione delle scimmie durante gli esperimenti è fondamentale per il successo delle nostre ricerche. […] Gli impianti non provocano dolore nell’animale. È un caso completamente normale e non mostra alcuna anomalia,” ha spiegato un portavoce dell’Istituto. Ha fatto riferimento ad altri video in cui gli animali hanno gli stessi impianti e dispositivi, e sembrano decisamente più in salute degli animali ritratti in queste immagini. Secondo l’Istituto gli impianti non cambiano in alcun modo la vita delle scimmie.
La riservatezza delle operazioni di laboratorio fa in modo che sia difficile capire in quale condizione si trovino davvero gli animali; quella terrificante mostrata dalla SOKO o quella descritta dall’istituto sul proprio sito.
L’istituto ci ha detto in una mail che l’occorrenza della “cosiddetta carenza di suture, secondo i nostri scienziati, accade raramente.” Quando abbiamo chiesto se le scimmie utilizzate per gli esperimenti morissero tutte in laboratorio, la dottoressa Christine Beck ci ha risposto che “nessuno degli animali può essere rilasciato nel suo habitat, dunque sì, tutte le scimmie finiscono la loro vita in laboratorio. Ma le ricerche condotte nei laboratori di Tubinga hanno portato dei vantaggi per gli umani—terapie sperimentate grazie alla ricerca di base all’Istituto Max Planck.”
Su SternTV il portavoce della SOKO Frederick Mülln, a fronte delle dichiarazioni dell’Istituto, ha affermato:
“Una scimmia cerca di strapparsi dalla testa qualcosa che le è stato impiantato sotto anestesia, e non c’è alcun bisogno di drammatizzare. Le immagini parlano da sole. L’Istituto Max Planck cerca di misconoscere la realtà.”
Dopo che l’anno scorso era stato richiesto di fermare pratiche di laboratorio simili negli esperimenti sui macachi, la Corte Amministrativa Federale ha stabilito che la ricerca di base deve essere permessa sulle scimmie. Il 40 percento degli animali utilizzati per esperimenti sono inclusi nell’ambito della ricerca di base, spesso finanziata dal denaro pubblico. Queste ricerche non sono finalizzate alla cura di malattie, ma bensì a un generale avanzamento della conoscenza scientifica.
Ivar Aune, della Società Scientifica Animali da Laboratorio, dall’altra parte, è convinto del fatto che le scimmie non subiscano abusi: “le scimmie sono interessate, sono come dei cuccioli che vengono allevati.”
“La verità è che non solo gli animali su cui si sperimenta sono inoffensivi…ma in queste strutture vengono maltrattati e tormentati per poi morire di una morte cruenta,” ha detto Mülln a SternTV.
La SOKO ha affermato che dobbiamo cercare delle alternative a studi clinici così invasivi e ha indetto una manifestazione a Tubinga. Intanto Pawel, il ventinovenne attivista per i diritti animali, ha ricevuto delle ottime referenze dal suo precedente posto di lavoro—hanno affermato che si è sempre occupato coscienziosamente e con attenzione degli animali: Pawel stesso ha affermato di essere rimasto profondamente colpito dall’esperienza semestrale nei laboratori.