Una domenica estiva di mezzo secolo fa, un satellite è stato lanciato nello spazio per guardare la Terra dall’alto. Da allora, continua a monitorare la bellezza del nostro pianeta e le trasformazioni causate dall’umanità.
Il programma Landsat, che ha prodotto la visuale più longeva che c’è della Terra dallo spazio, ha compiuto 50 anni il 23 luglio 2022. Lo stesso giorno del 1972, il primo satellite del programma, noto come Landsat 1, è stato lanciato in orbita. Dalla missione inaugurale il programma ha lanciato con successo altri sette satelliti, tre dei quali sono ancora operativi, e ha visto un solo fallimento, quando Landsat 6 non è riuscito a raggiungere l’orbita.
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Gestito in collaborazione tra NASA e l’Istituto Geologico degli Stati Uniti (o USGS), il programma Landsat ha raccolto oltre dieci milioni di immagini, rendendole disponibili per chiunque gratuitamente. Landsat ha costruito un mosaico del nostro pianeta fatto di piastrelle fotografiche, ognuna delle quali ritrae un’area della Terra di circa 185 chilometri in larghezza e lunghezza. Queste cartoline dallo spazio rivelano, tra le tante meraviglie, deserti di dune infinite, isole remote, città che si allargano a macchia d’olio e sistemi fluviali che scorrono attraverso paesaggi come vene.
Oltre a fornire dati a una varietà di discipline scientifiche, le immagini di Landsat sono anche un capolavoro in sé e per sé, cosa che ha ispirato un progetto chiamato “Earth as Art” che raccoglie gli scatti più suggestivi. Ma sono anche un memento dei cambiamenti che la crisi climatica creata dall’umanità sta causando in tutto il pianeta: le immagini ritraggono anche il corso e le conseguenze di incendi sempre più violenti, uragani sempre più devastanti, laghi rimpiccioliti dalla siccità, coste erose dall’aumentare del livello del mare e foreste scomparse.
Per coloro che hanno lavorato su Landsat negli ultimi decenni, il programma è un’opera d’amore che ha coinvolto generazioni di scienziati, compresa Virginia Norwood, una fisica d’eccezione che ha progettato lo strumento di elaborazione immagini usato su Landsat 1 e diverse altre missioni iniziali del programma.
Landsat 1, dismesso nel 1978, era una sonda spaziale relativamente semplice rispetto ai suoi successori moderni, ma molte persone all’epoca lo hanno salutato come “un’ondata di futuro”, stando a Jim Irons, che ha guidato il programma per decenni e oggi lavora come scienziato per il Landsat 7 e il Landsat 8 al Goddard Space Flight Center della NASA.
“Era chiaro, credo, che avrebbe rivoluzionato il modo in cui osserviamo la Terra,” dice Irons, che si è di recente dimesso come direttore del Dipartimento di di Scienze della Terra al Goddard, in una chiamata collettiva con Temilola Fatoyinbo, fisica e membro del team Landsat.
“Anche se oggi usiamo dati con risoluzioni migliori—perché abbiamo tutte queste altre tecnologie ad alta risoluzione a disposizione—è comunque utile paragonarli a Landsat,” aggiunge Fatoyinbo, il cui lavoro di ricerca al Laboratorio di Scienze Biosferiche del Goddard si concentra sugli ecosistemi costieri. “Il valore sta nel poter guardare uno stesso punto sulla Terra attraverso il tempo, e possiamo farlo solo con Landsat.”
Il mondo che Landsat 1 ha lasciato così tanti anni fa era molto diverso da quello che osservano i suoi successori Landsat 7, 8 e 9 oggi. Quando il programma è iniziato, la comunità scientifica era già consapevole e allarmata dalla crisi climatica causata dalle emissioni di gas serra, ma nei suoi 50 anni il sistema satellitare ha permesso di documentare ogni conseguenza evidente della crisi, con un livello di dettaglio senza precedenti.
Poiché Landsat fornisce questi dati a costo zero da decenni, rappresenta “uno strumento estremamente potente per comprendere gli impatti del cambiamento climatico in molti, moltissimi modi,” dice Irons, citando le osservazioni ottenute di “ritiro dei ghiacciai, deforestazione in Amazzonia, crescita urbana, cambiamenti negli ecosistemi,” tutte cose che “riflettono la crisi climatica—e la lista è lunga.”
“Per quanto mi riguarda, in quando persona che lavora moltissimo nelle zone costiere, vedo molti cambiamenti in atto,” spiega Fatoyinbo. “Tanto la deforestazione che i cambiamenti costieri sono immagini sconvolgenti da guardare così.”
Landsat tiene traccia anche del deterioramento della natura selvaggia in tutto il mondo, minacciata da città, coltivazioni intensive e altri spazi umani che invadono preziosi habitat naturali. Questi cambiamenti spaventosi possono essere difficili da comprendere, ma il catalogo di immagini del programma offre una ragione definitiva per intervenire e agire davanti alla pressione antropogenica.
Le immagini di Landsat mostrano un pianeta che appare quasi alieno in tutta la sua fragilità—e conseguente nostra vulnerabilità—in un contesto cosmico. Il programma può farti guardare con altri occhi quel pezzetto di Terra che conosci e ami, cosa che è successa sia ad Irons che a Fatoyinbo.
“Sono cresciuta nell’Africa occidentale; ho passato molto tempo lì e tanti dei suoi posti non sono raggiungibili, perché sono troppo lontani, troppo ampi e non esistono mezzi per arrivarci,” racconta Fatoyinbo. “In certe aree ci sono magari scontri, oppure è proprio difficile raggiungerle, specialmente nel tipo di aree paludose dove lavoro io.”
“Quando ho visto la mia prima immagine satellitare, che era una stampa dell’Africa posizionata davanti all’ufficio del mio futuro relatore di dottorato, mi sembrava che mi dovesse esplodere la testa,” continua. “Non avevo mai neanche concepito la possibilità di ottenere molteplici immagini di un luogo scattate dall’alto nel tempo. Ma quando ho finito il mio dottorato, ho iniziato a lavorare sulle mappe satellitari usando i dati Landsat. È ancora il mio lavoro ed è sempre meglio.”
Anche Irons parla dell’interessante esperienza che si vive guardando un posto familiare dallo spazio. Quando gli chiedo se abbia un’immagine preferita, ne cita una molto vecchia dal programma, che ritrae i Monti Appalachi vicino a Harrisburg, in Pennsylvania. Attraverso l’occhio di Landsat, Irons ha riconosciuto posti in cui aveva fatto escursionismo e identificato una formazione geologica che aveva studiato all’università.
“Vederla così, in un’immagine scattata dallo spazio, quando fino a quel momento ne avevo studiato l’aspetto sui libri—mi ha emozionato, ed è ancora così,” dice.
“Ora, giustamente, ci concentriamo sugli effetti antropogenici e passiamo molto tempo a guardare le tragiche conseguenze di disastri, incendi e crescita urbana—ma talvolta fa bene tornare a guardare quelle immagini e accorgersi della bellezza mozzafiato che questo punto privilegiato dallo spazio ci regala,” conclude Irons. “Non tutte le persone possono diventare astronaute, ma è possibile per chiunque guardare i dati Landsat e immaginare come sarebbe trovarsi nello spazio.”