L’uomo dei dadi, romanzo del 1971, parla di uno psichiatra di nome Luke Rhinehart, che decide di dare una svolta alla sua vita, affidando ai dadi ogni sua scelta. Da quel momento stupra, uccide e crea una setta. Per quanto bizzarro possa sembrare, il libro è ispirato a una storia vera. George Cockcroft, vero autore del romanzo, ha fatto dei dadi una ragione di vita e molte persone hanno deciso di seguirlo, affidandosi a cubi bianchi e pallini neri per ogni cosa. Dopo aver letto il libro, ho contattato George e gli ho chiesto un’intervista. George deve aver tirato i dadi e il caso deve aver giocato a mio favore, perché ha accettato.
VICE: Quando hai deciso di affi darti ai dadi?
George Cockcroft: Da adolescente non ero per niente affidabile, rimandavo sempre ogni decisione. Poi provai i dadi e mi resi conto che poteva essere un’ottima soluzione, per tutto. Così cominciai a sperimentarli con qualsiasi cosa, cose che potevo fare, cose che non avevo mai fatto, e funzionò.
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Alcune persone pensano che tu abbia dato vita a un “Culto dei dadi”.
Non lo definirei un culto, perché non coinvolge convinzioni, anzi, il punto dei dadi è quello di non averne. C’è chi definisce L’uomo dei dadi come un “libro di culto”, ma un libro di culto deve avere dei seguaci, e questo non ne ha. Come potrebbe? Chi crede nei dadi può alzarsi una mattina, tirare un dado, e cambiare completamente vita, così, da un giorno all’altro.
Quante persone si affidano ai dadi prima di prendere una decisione?
Decine, forse centinaia di migliaia. Molti mi hanno contattato confessandomi di aver preso decisioni con i dadi ancora prima di aver sentito parlare del libro.
Nessuno ha dato di matto dopo aver letto di tutto quel tagliuzzare?
Non che io sappia, non ho sentito di nessuno sfogo pazzo o violento nello stile del Luke del libro. Ma ho avuto a che fare con un tizio così instabile che mi sono ritrovato a dirgli di smetterla coi dadi, perché non gli stavano portando alcun vantaggio.