È domenica mattina presto, troppo presto, e mi trovo nel seminterrato di uno studio di registrazione da qualche parte a Soho, in attesa di Nicolas Winding Refn. Nicolas sta venendo qui per parlarmi del suo ultimo film, Drive, grazie al quale ha vinto il premio per la miglior regia al festival di Cannes di quest’anno.
Il film parla di un tipo di nome Driver (Ryan Gosling), un meccanico un po’ losco con una doppia vita che creerebbe problemi di dissonanza cognitiva a Don Draper: stunt-man di giorno, autista nelle rapine di notte. A Driver piace la sua vita, ma le cose si complicano, come spesso succede nei film, quando si innamora della sua bella vicina di casa Irene (Carey Mulligan) e gli viene offerto un lavoro che non può rifiutare.
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Il film è stato descritto come “neo noir”, “esistenzialista”, “d’autore” e “violento e divertente da morire”, e comprende citazioni da Mudholland Drive ai film di John Hughes passando per Taxi Driver.
Comunque, Nicolas è in ritardo. Il suo assistente mi dice che qualcuno ha tamponato la sua auto mentre stava lasciando gli studi della BBC. Esatto: Nicolas Winding Refn, macchina, guida pericolosa. Drive. Provate a parlare di arte che imita la vita!
VICE: Nicolas, ho sentito che hai avuto un po’ di problemi arrivando qui in auto. Non è divertente, dato che stai promuovendo un film intitolato Drive, che parla appunto di macchine?
Nicolas Winding Refn: Sì, è divertente. Tutto a posto, non era niente di grave. Mi è già successo in passato.
Stava guidando Ryan Gosling?
No. Quello a dire il vero sarebbe stato interessante.
Bene, mi fa piacere che stia bene.
In realtà è stato molto più divertente alla BBC…
Cos’è successo?
Be’, sembra che… un attimo, fammi parlare con Donna. Donna!
Penso che questo stanza sia insonorizzata.
Davvero? [pausa] DONNA! [Donna, la PR, arriva] Donna, puoi raccontare a Louisa cos’è successo stamattina?
Donna, la PR: Be’, siamo stati a BBC Breakfast, e Nicolas non l’aveva mai visto. Quindi, prima di arrivare gli ho detto: “Nicolas, è una programma mattutino, devi comportarti bene.”
Nicolas: E io…
Donna: E Carey Mulligan, che era là, gli ha detto: “Nicolas, devi comportarti bene.”
Nicolas: E l’ho fatto!
Donna: Ma hai detto “scopare”, Nicolas.
Nicolas: Il presentatore mi fa, “Quindi come hai fatto a girare questa scena?” E io ho risposto “Be’, è come scopare.”
Donna: Non avevo mai visto Bill e Sian così… Comunque, come puoi ben immaginare, abbiamo dovuto cambiare velocemente discorso. In pratica Carey ha fatto il resto dell’intervista.
Nicolas: Pensavo che il Regno Unito fosse più liberale su questo genere di cose rispetto agli Stati Uniti.
Penso sia così infatti, ma non prima di colazione.
Nicolas: Credo di sì.
Allora, tutto il cast di Drive è davvero fantastico: Carey Mulligan, Christina Hendricks, Albert Brooks, Bryan Cranston. Ma è vero che all’inizio cercavi una pornostar per la parte di Christina?
Sì, è vero, facevo dei provini a pornostar di Los Angeles ma non riuscivo a trovare nessuna all’altezza. Poi, mi è arrivata una chiamata: mi hanno chiesto se volevo incontrare Christina. Non avevo mai visto Mad Men, non sapevo chi fosse, ma quando è venuta a casa mia ho subito pensato che fosse una davvero tosta. Le ho dato la parte al volo, sapevo che avrebbe funzionato. Poi, io e mia moglie abbiamo cominciato a vederci Mad Men; ora siamo entrambi grandissimi fan di Christina. Se mai dovessi girare Wonder Woman, lei ne sarebbe il prototipo: è la donna perfetta.
È quello che è successo anche con Carey Mulligan, o sbaglio?
Esatto, con Carey Mulligan è stato strano perché in realtà stavo cercando un tipo di attrice completamente diverso. Nel libro di James Sallis, Irene è latinoamericana. Ma, dopo aver incontrato tutte le più famose attrici lationoamericane, non riuscivo a decidere. Non riuscivo ad innamorarmi di nessuna di loro. Poi ho ricevuto una chiamata di qualcuno che mi chiedeva se volessi incontrare Carey. Non avevo visto nemmeno An Education, ma mia moglie invece sì, e dato che la regista Lone Scherfig mi aveva fatto da baby-sitter ho detto “Certo, dille di venire”. Non pensavo che mi sarebbe piaciuta. Invece, quando è venuta da me qualche giorno dopo, appena l’ho vista entrare ho pensato “È lei.” Penso sia perché ho sentito quasi il bisogno di proteggerla: avrei potuto capire meglio le motivazioni di Driver.
Ha davvero un viso innocente che ispira tenerezza. Adoro il suo sorriso da scoiattolo.
È una brava attrice, e la macchina da presa la ama. Prendi lei e Ryan insieme: è abbastanza per raccontare una storia d’amore. Potrei dire che il film l’ha fatto lei, davvero. Una cosa che ho imparato è: quando ti telefonano e ti offrono di incontrare qualcuno, rispondi “Sì!”. Non si sa mai cosa può succedere.
Ryan Gosling ha detto che Drive è come un film di John Hughes in cui qualcuno spacca la testa a qualcun’altro. Ci puoi spiegare questa frase?
Be’, sono un grandissimo fan di John Hughes: sono cresciuto negli anni Ottanta, quando sono usciti i suoi film. Quindi il mio primo contatto con quello che potresti chiamare ‘amore per il cinema’, quell’illusione di amore, sono stati Sixteen Candles e Molly Ringwald. Ho detto a Ryan: “La prima parte sarà come un film di John Hughes, sarà Bella in rosa con una testa fracassata.” Perché i film di John Hughes parlavano d’amore, di quello senza problemi, ed essenzialmente la prima metà del film parla proprio di quello. Dell’amore senza complicazioni. Ma poi lui deve proteggere lei, e la situazione inizia a muoversi nella direzione opposta.
Parlando di violenza nel film, sono rimasta sconvolta di quanto fosse esplicita, ma allo stesso anche di come gli spettatori al cinema ne ridessero. Come usi la violenza nei tuoi film?
Come il sesso, è un accumulo. La violenza è una macchina, non serve a niente se non sei coinvolto a livello emotivo. Quindi, più sei preso dalla loro storia d’amore, più l’uso della violenza sarà efficace. E dato che il loro amore è così puro, per una questione di equilibrio le scene di violenza devono essere molto esplicite. Come in una favola dei Grimm.
Tornando all’influenza di John Hughes, anche la colonna sonora mi ricorda molto i suoi film. Hai intenzionalmente scelto la musica elettronica per la storia di un uomo ossessionato dalle macchine?
Quando faccio un film, cerco sempre di immaginarlo come se fosse una canzone. Per questo volevo una colonna sonora di quel tipo, perché pensavo potesse controbilanciare la virilità del mondo delle auto. Doveva avere un suono elettronico molto femminile, all’antica. Ho ascoltato un sacco i Kraftwerk, Brain Eno, cose anni Ottanta durante tutta la realizzazione del film. Cliff Martinez ha imitato il sound di quel tipo di ‘europop’ che, infatti, riesce a bilanciare la mitologia Americana e molto virile del film.
Hai omesso molti dei dialoghi originali del libro. Che ruolo ha il silenzio nel tuo film?
Il silenzio è il suono più forte. Senza il silenzio, non ci sarebbe rumore. È come nella fotografia: la luce ti serve per individuare le ombre, e viceversa. Ho sempre usato molto il silenzio nei miei film. Costringe il pubblico a concentrarsi su ciò che sta vedendo, perché il silenzio è emozione pura, non ha logica, arriva dritto al cuore.
Splendido. Ho sentito che farai un remake de La fuga di Logan, me ne puoi parlare?
Be’, io e Ryan, sai, abbiamo un rapporto quasi telepatico…
Sì, ne ho sentito parlare.
…stiamo realizzando un film intitolato Only God Forgives. E, se tutto va bene, faremo anche La fuga di Logan. Ma è un progetto davvero enorme, sono anni che cerchiamo di concretizzarlo. L’ho abbandonato e ricominciato molte volte. Vedremo. Sono sempre stato affascinato da quel film, e quando mi si è presentata l’occasione ho detto “Sì, voglio farlo!”
E ti piacerebbe continuare a lavorare con Ryan?
Be’, finora è andata parecchio bene.