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Chi è il re italiano dei robot fatti di LEGO

I mattoncini per le costruzioni LEGO sono uno dei giocattoli più comuni nell’infanzia di chiunque. Brevettati nella loro forma e materiale moderno (dopo un paio di decenni di prototipo di legno e acetato di cellulosa) nel 1958, in Danimarca, negli ultimi anni sono arrivati a essere parte integrante tanto dell’intrattenimento di massa quanto di veri e propri programmi educativi — rivelandosi, nel secondo caso, un perfetto strumento di prototipazione rapida (ed economica) per designer, ingegneri ed esperti di robotica, persino nello spazio.

Daniele Benedettelli è un designer e ricercatore italiano che ha fatto della LEGO-robotica un mestiere a tutti gli effetti. Il suo canale YouTube — iniziato quasi per caso agli albori della piattaforma — presenta decine di esperimenti di robotica a mattoncini: da minuscole batterie programmate per tenere decine di ritmi diversi, a stampanti portatili dotate di un pennarello automatizzato, fino ad arrivare a progetti più complessi, come una papera gigante che “stampa” anatroccoli al suo interno e li espelle dentro a un uovo, o un esoscheletro con cui controllare da remoto un (piccolo) ciclope. Sì, tutto fatto con i LEGO e un bel po’ di meccanica ed elettronica.

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Nella vita reale, Benedettelli utilizza il “giocattolo” elementare per progetti di diversa natura, dall’educazione scolastica alla simulazione di software industriali.

Motherboard ha contattato Benedettelli per fare quattro chiacchiere sulla sua passione, su cosa significa occuparsi di LEGO-robotica in modo professionale, su come è cambiato YouTube da quando ha caricato il suo primo video e sulla storia di Tom the Cat, il progetto da cui sarebbe partito tutto, quando era bambino.

MOTHERBOARD: Ciao Daniele, ti va di spiegarci di che cosa ti occupi esattamente?
Daniele Benedettelli: Dal 2011, ho iniziato ufficialmente la mia attività di freelance LEGO designer. Già dal 2006 avevo iniziato a pubblicare alcune mie creazioni sul web. Nell’azienda in cui lavoravo (assunto perché videro una mia intervista su RAI3 riguardo i LEGO), tutti mi prendevano in giro perché giocavo con i LEGO, chiamandomi “LEGO man”.

Mi sono detto: che ci sto a fare qui? Perché non monetizzare questo hobby?

Quali sono i settori in cui svolgi la tua attività?
Mi occupo di formazione di insegnanti (all’estero) sui prodotti LEGO Education, in particolare LEGO MINDSTORMS, la linea di LEGO per la robotica; scrivo libri di robotica educativa basati sui prodotti LEGO; realizzo modelli LEGO su commissione per franchise e aziende che fanno dopo scuola ed enrichment programs (per lo più statunitensi); realizzo complessi modelli in scala funzionanti di impianti industriali per grandi aziende di automazione e robotica, che hanno bisogno di testare nuovi software per l’industria 4.0 o formare dipendenti usando un modello fisico per fare simulazioni anziché andare sul campo.

Poi realizzo modelli LEGO per mio piacere personale che pubblico periodicamente sul mio sito. Se c’è richiesta, pubblico le istruzioni di montaggio relative.

Infine, insieme ad altri esperti, sto cercando di costruire nella mia città — Grosseto, in Toscana — una realtà innovativa, chiamata FutureSeed: un campus residenziale, in cui per metà della giornata si tengono corsi hands-on di design, programmazione, robotica, intelligenza artificiale, e per il resto della giornata si vive questo spazio di co-working, si condividono pensieri, innovazioni, idee. Ovviamente i LEGO non mancheranno!

Come è iniziato il tuo canale dedicato alla LEGO-robotica su YouTube?
Con semplicità, giusto per provare questo YouTube, il 30 Aprile 2007 (wow, oltre dieci anni fa!) caricai un video test del modello non finito di un robot che manipolava un cubo di Rubik. Mancava ancora la webcam per la scansione dei colori (ripeto, era un prototipo!) ma l’idea era nuova all’epoca e da allora è stato visto più di 2 milioni di volte. Pochi giorni dopo ho pubblicato altri video del robot costruito con il LEGO MINDSTORMS NXT che era in grado di risolvere qualunque cubo 3×3 in meno di 1 minuto. Ai tempi, era roba da Guinness dei Primati.

A questo proposito, sei su YouTube da parecchio. Com’è il tuo rapporto con la piattaforma? Come è cambiata la comunità nel tempo nella tua esperienza?
10 anni fa c’era più semplicità, voglia di condividere e facilità nel trovare contenuti di qualità. Provai a monetizzare il mio sito con AdSense, ma a causa di un mio fan — troppo zelante o dispettoso — che generò molti click fasulli, fui bannato per sempre dal programma. A nulla sono servite le mie spiegazioni in ottima fede.

Oggi YT è invaso di monnezza, di YouTuber che pubblicano video di una stupidità mostruosa e offensiva per l’intelligenza media. Non so se la cosa peggiore è che questi “creativi” diventino modelli per i giovani (i miei studenti vanno sempre matti per l’ultimo tormentone-boiata), che riescano a sbarcare al cinema o in TV, o che riescano a venir pagati per pubblicare queste schifezze! I contenuti di pregio affogano in questa melma, ed è diventato molto difficile trovarli, così come farsi trovare.

Hai suggerimenti?
Youtube e quindi Google dovrebbe attuare una censura culturale su certe cose, invece di lucrarci, per il bene dell’umanità. Speriamo che con l’ultimo cambio di policy, parecchi canali smettano di monetizzare o cessino proprio di esistere.

Come comincia un progetto di lego-robotica? Pensi prima al design diciamo “estetico” o alla meccanica interna?
Ci sono designer che si concentrano sull’aspetto estetico, perché specializzati in modelli statici. Io mi annoio a creare modelli statici. Adoro la meccanica, e parto sempre dalla progettazione dei meccanismi con i LEGO Technic. La maggior parte delle volte, il modello sarà controllato da un microcontrollore (LEGO MINDSTORMS, Arduino, o altro). Allora mi tocca anche scrivere codice, cosa che mi riesce bene, ma che non mi piace granché.

Alla fine, quando tutto funziona, mi metto ad abbellire il modello con i mattoncini classici. Ultimamente, per puro divertimento intellettuale, mi sono cimentato nella costruzione di automi complessi il cui funzionamento è azionato a manovella (niente microcontroller!): l’automa mago in grado di compiere giochi di prestigio e illusionismo, e un automa in grado di suonare l’Inno alla Gioia di Beethoven su un glockenspiel.

Qual è stato il progetto più complesso da assemblare e far funzionare?
Il robot che risolve il cubo di Rubik è stato un osso duro sia dal punto di vista software che hardware, ma ero anche parecchio meno esperto di adesso. Poi c’è stato LEGONARDO, il cui software per generare ritratti ha richiesto parecchio lavoro. Dal punto di vista meccanico, ho dovuto escogitare diverse soluzioni creative per ovviare alla naturale flessibilità e poca precisione dei pezzi LEGO, per consentire alla sua mano di disegnare con precisione sub-millimetrica.

La realizzazione dell’esoscheletro LEGO con cui pilotavo Cyclops Mk II è stata interessante, perché si trattava di una tuta telemetrica indossabile: ho dovuto procedere per iterazioni successive e studiare criteri di ergonomia, usando me stesso e mio fratello come modello per costruire un oggetto comodo che consentisse di muoversi con fluidità.

Spero di non aprire una vecchia ferita ma: qual è la storia di Tom the Cat?
Nel 1992, partecipai a una selezione di una gara ufficiale internazionale di costruttori LEGO. Se l’avessi superata, sarei andato a Milano e forse addirittura a Billund (sede danese di LEGO). Portai Tom il Gatto, costruito ispirandomi a un gatto robot che compariva in una puntata di Cip e Ciop.

Ero piccolo, e fu una bruciante delusione, non tanto perché il modello fu scartato, ma perché il modello che arrivò primo era stato palesemente costruito dal genitore del bimbo in gara che faceva da prestanome!

Ho imparato subito come funzionano le cose nella vita. Non ricordo chi fosse quel bimbo, né che fine abbia fatto. So solo che non perdendomi d’animo, sono arrivato dove sono.

Trovate i progetti di LEGO-robotica di Daniele Benedettelli sul suo canale YouTube e sul suo sito.

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