Questo medico giapponese pensa che Tokyo andrebbe evacuata

Nel 2011 la terribile doppietta terremoto e tsunami colpì il Giappone guadagnandosi il primato di disastro naturale più oneroso al mondo. Tre anni dopo, con il numero di vittime arrivato a circa 20.000 persone, le conseguenze continuano a pesare sull’economia giapponese e la contaminazione radioattiva rimane una delle principali fonti di preoccupazione.

Ventiquattro ore dopo lo tsunami, la centrale nucleare Daiichi di Fukushima ha dovuto far fronte al rilascio di una quantità letale di materiale radioattivo.  Da allora la TEPCO, la compagnia che possiede la centrale, ha lavorato a stretto contatto col governo per monitorare il livello di radioattività, ma la validità di questi dati è molto contestata. Molti hanno paragonato i rapporti del TEPCO alla valutazione originale della BP circa le perdite di petrolio della compagnia, e non si esclude che gli effetti delle radiazioni potrebbero essere più pericolosi del previsto.

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Nella speranza di soffocare il problema, il governo giapponese e i mass media hanno bellamente ignorato la possibilità di una possibile contaminazione radioattiva. Ho discusso di questo tabù con Shigeru Mita, un dottore di Tokyo che ha preso questo problema molto sul serio. 

VICE: Che tipo di test ha condotto?
Shigeru Mita: Ho fatto vari esami su più di 1.500 pazienti. Molti di questi erano bambini, portati da genitori preoccupati per la loro salute dopo quanto accaduto a Fukushima. Ho chiesto ai genitori come si sentivano e se avessero riscontrato delle anormalità, poi ho fatto alcune ispezioni. Esami del sangue e esami a ultrasuoni per la tiroide.

Quali erano i risultati?
Ho testato per lo più pazienti che vivevano a Tokyo e ho riscontrato molti sintomi dannosi nei bambini, specialmente negli alunni dell’asilo o delle scuole elementari. Ho notato effetti preoccupanti anche tra gli anziani.

C’erano delle anormalità nella quantità di globuli bianchi. Il sangue viene prodotto nel midollo osseo, che è uno degli organi più vulnerabili alle radiazioni. Nei pazienti che ho esaminato si assisteva a un declino del numero di netrofili nei globuli bianchi. In casi estremi, questo può portare a condizioni fatali, come la setticemia.

Ha dati raccolti nei giorni immediatamente precedenti al disastro con cui fare paragoni?
Ho fatto i primi test nel dicembre 2011, quindi no. Ma posso dire con certezza che questa minaccia ha cominciato a diffondersi a Tokyo proprio da allora.

Quali sono i sintomi peggiori che ha riscontrato?
C’era una bambina gravemente malata. Aveva un numero di neutrofili nel sangue nettamente inferiore rispetto a un bambino sano. Dopo la mia ispezione, si è sottoposta ad altri test in un ospedale più grande.

Quando si sono rivolti a me non aveva più neutrofili. Il che vuol dire che aveva maggiori possibilità di ammalarsi gravemente. E se fosse accaduto, avrebbe rischiato di morire. Fortunatamente si è ripresa dopo che la famiglia si è trasferita nell’area di Kyushu.

Cosa prescrive in questi casi?
Non posso prescrivere niente a questi pazienti perché nessuna medicina li può aiutare. Ma come nel caso della bambina, e molte altre persone con gli stessi sintomi, sembra che i malati guariscano quando passano del tempo lontani dalla zona orientale del Giappone, quindi sono totalmente favorevole a questa opzione.

Gli effetti spariscono quando i pazienti vanno via da queste zone ad alto rischio?
Sì. Ho visto coi miei stessi occhi molti pazienti di Tokyo colpiti dalle radiazioni migliorare quando si sono trasferiti in altri posti come Osaka, Kyoto, o Shikoku. Quando tornano a Tokyo, la malattia peggiora di nuovo.

Conosce altri dottori che stanno portando avanti simili esami?
Che io sappia, in pratica non ce ne sono. Conosco un dottore dalla clinica di Mitakanomori che conduce lo stesso tipo di indagini, ma ha molti meno pazienti di me.

Ho provato a incoraggiare altri dottori a fare i test, ma nessuno ha accettato. Dovremmo lavorare su questa linea per i prossimi 20 anni per conoscere quali saranno i veri effetti, e non sono stati condotti abbastanza test nemmeno dopo il disastro.

Pensa di avere risultati a sufficienza per pubblicare uno studio conclusivo? Nel caso contrario, di cosa ha bisogno per portarlo a termine?
Non penso, perché non ho controllato l’ubicazione dei vari pazienti. I dati non venivano da pazienti che vivevano in una zona specifica. Le persone arrivavano da diverse zone come Saitama, Chiba e Kanagawa. In più, alcuni dei pazienti hanno vissuto in vari posti prima di venire qui alla clinica. Penso che dovrei collaborare con altri dottori che stanno conducendo gli stessi test. Attualmente non ho abbastanza dati per uno studio conclusivo. Non ancora, almeno.

Molti dicono che i rapporti della TEPCO sulle radiazioni sono falsi. Cosa ne pensa?
Penso proprio che siano falsi. Detto ciò, discuterne è una perdita di tempo. Dobbiamo aiutare i pazienti piuttosto che perdere tempo a discutere la validità di queste dichiarazioni. Questa è la preoccupazione più urgente.

Cosa pensa della contaminazione del cibo? Crede ci siano diete particolari per prevenire possibili malattie?
In Giappone la distribuzione commerciale è molto fiorente, quindi una parte del cibo contaminato arriva sicuramente a Tokyo. Molte persone affermano che dovremmo mangiare i prodotti locali per sostenere l’economia, ma penso sarebbe meglio testare tutto scrupolosamente, e risparmiare i bambini da queste imposizioni.

Pensa che i media stiano trascurando il problema delle radiazioni?
Non se ne stanno preoccupando per niente. Credo che i media giapponesi si siano schierati con un piccolo gruppo di potenti. Il governo ha la responsabilità di aiutare i pazienti a curarsi, ma non sta facendo nulla.

Pensa che la gente sia abbastanza preoccupata dei rischi delle radiazioni?
La gente che vive nella parte orientale del Giappone è decisamente preoccupata, e cerca di ignorare i rischi della radioattività evitando di prendere sul serio la questione. La gente che vive nella parte occidentale invece sta dimostrando di avere un approccio più razionale, e in molti stanno aiutando i connazionali a lasciare il Giappone dell’est per trasferirsi in zone non altamente contaminate.

Quale pensa sia la via migliore per il popolo giapponese?
Posso pensare solo all’area attorno a Tokyo. Mi preoccupo dei bambini, dei loro genitori e dei bambini che nasceranno un domani. Voglio che i pazienti si trasferiscano in aree più sicure, ma la maggior parte della gente non vuole spostarsi. Consiglio caldamente a chiunque abiti nell’area di passare almeno uno o due mesi all’anno in luoghi più sicuri. Incoraggio tutti i cittadini di Tokyo a fare le analisi del sangue più frequentemente possibile. Nel frattempo, non c’è niente che possa fare a parte aiutare i miei pazienti.
 

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