Ho intervistato Niko Poggi di ‘Un posto al sole’ insieme a mia madre

Quando sono dai miei, passando in cucina a volte mi capita di sentire frasi come: “Ma quando è tornato a casa l’altra volta sembrava normale… Comunque, conoscendolo, non ci penserà neanche a lasciarla.” Di solito la mia reazione è quella di abbandonare qualunque cosa io stia facendo e chiedere leggermente allarmato cosa sia successo, azzardando anche il nome di qualche familiare in possibile preda a una crisi di coppia. Di solito, la risposta è che stanno parlando della puntata di Un posto al sole appena conclusasi.

È dall’ottobre del 1996 che migliaia e migliaia di famiglie italiane (tra cui la mia) seguono le vicende di palazzo Palladini, e dopo 21 anni la soap—in onda alle 20.40 su Rai3, in contemporanea con Striscia la Notizia su Canale 5 e il gioco a premi di turno su Rai 1—fa in media il 9 percento di share.

Videos by VICE

Per quanto io stesso non abbia mai seguito direttamente Un posto al sole, la mia preadolescenza ne è stata segnata—e non solo per il profondo sconforto con cui è stato accolto in casa l’omicidio di Rita Giordano nella puntata 921. O perché sono nato e cresciuto a Napoli, città in cui la serie è ambientata. Ma anche a causa di un personaggio praticamente mio coetaneo, Nikolin Poggi, che negli anni ha rappresentato per mia madre una specie di esperimento di controllo sulla mia esistenza, un soggetto da ascoltare e studiare per poi voltarsi a guardarmi di soppiatto, o con apprensione, immaginando che io stessi commettendo le stesse idiozie e affrontando gli stessi problemi. Spesso azzeccandoci. E asserendo peraltro che ci somigliamo.

A 27 anni è arrivato quindi il momento di andare a parlare con Luca Turco, l’attore del 1990 che interpreta Niko da quando aveva nove anni. Mia madre, chiaramente, ha contribuito facendo le domande migliori di questa intervista.

VICE: Come spiegheresti Un posto al sole a chi non ne ha mai visto una puntata?
Luca Turco:
Innanzitutto, chi non lo conosce o non l’ha mai visto non ha vissuto in Italia, dato che stiamo parlando di uno dei programmi più longevi, la prima soap opera totalmente italiana. Ad ogni modo, Un posto al sole è una storia che non ha una fine, in continua evoluzione. Tratta temi attuali, sempre in aggiornamento, soprattutto sociali particolarmente sensibili. Non trattiamo temi politici, ma Un posto al sole non nasconde i problemi di Napoli e dell’Italia. È una soap reale, una specie di reality registrato.

Come ti spieghi invece il suo successo? Cosa ha di diverso dalle altre, secondo te?
Sicuramente questo essere attuale e reale. Per dirti, Un posto al sole racconta proprio la giornata del calendario: se noi per esempio andiamo in onda il giorno di San Valentino, è a San Valentino che la puntata sarà ambientata, così come a Carnevale, Natale, Capodanno. E poi ci sono tanti altri piccoli particolari, come la frutta che sul set cambia assieme alle stagioni…

E a questo si aggiunge la varietà di quello che viene narrato e dei modi in cui è narrato: dalla tragedia alla scena puramente comica attraversiamo tutte le sfere del racconto, quindi non abbiamo un pubblico che si formalizza su un solo genere, come potrebbe essere il pubblico standard della soap opera che è la casalinga o l’anziana signora. Noi abbiamo un pubblico molto vario, e col tempo i personaggi sono diventati parte della famiglia dei nostri spettatori.

Sì, per molti sono un po’ i membri di una famiglia parallela—immagino anche per questa sensazione di stare vivendo assieme a loro, di aver passato assieme la stessa giornata.
Io me ne accorgo dalle persone che incontro in giro, da quante mi dicono: “Ti ho visto crescere.” Altre scherzando mi dicono: “Se non ci siete voi non ceniamo.” E questo è un altro motivo del successo di Un posto al sole: secondo me, oltre ad essere una soap che racconta di temi tipicamente familiari, è trasmessa a un orario, quello della cena, che è un punto di ritrovo della famiglia. Per alcuni c’è Striscia, ma per qualcuno c’è Un posto al sole.

[Mamma] A proposito di vivere insieme ai personaggi, tu eri bambino quando sei entrato nel cast di Un posto al sole. Cosa pensi di Nikolin Poggi? Quanto c’è in lui di Luca Turco e viceversa?
Nikolin è una persona determinata come me. E credo anche di essere una persona umile e sensibile come Niko. Ma, per quanto riguarda i diecimila casini, come è giusto che sia per una soap opera, io ne ho fatti molti meno di lui. Niko è una persona che si lascia molto prendere dall’eccitazione, impulsivo. Io invece sono molto riflessivo. Poi non ascolto mai i consigli di nessuno, ho la testa dura, preferisco sbagliare pur di non essere consigliato. In questo Nikolin è molto meglio di me, si lascia consigliare dalla madre, dal padre, dagli amici. Io in fondo credo di essere più matto di lui, ma quando poi agisco ho molta più logica.

Il 90 percento di quello che è capitato a Niko è successo a anche a me nella vita reale, spesso contemporaneamente. Pensi mai a chi si immedesima nelle storie che interpreti?
Certo, ci penso perché è una cosa bella. Se qualcuno ci si immedesima vuol dire che il mio personaggio ha una personalità. In caso contrario, Niko sarebbe un personaggio frivolo, con poco spessore.

[Mamma] Dopo tutti questi anni, tu, come gli altri attori, avete voce in capitolo nelle vicende dei vostri personaggi? Nessuno, credo, li conosce meglio di voi: ti capita di suggerire agli sceneggiatori cosa farebbe davvero Niko in una situazione?
Guarda, ti dirò la verità, non è vero che nessuno li conosce meglio di noi che li interpretiamo, perché chi ha inventato il personaggio, almeno per quanto mi riguarda, lo conosce meglio di me. Lui ce l’ha nella sua testa, io sono soltanto la persona che veste i suoi panni. In realtà è il figlio di un’altra persona. Uno che lo conosce senz’altro meglio di me è Paolo Terracciano [a capo del team di scrittori che lavorano alle sceneggiature di Un posto al sole]. Io non mi intrometto mai nel loro lavoro, preferisco non farlo. Al massimo, provo a cambiare qualche battuta, correggere degli errori quando ce ne sono, perché ci sono davvero molti scrittori e sceneggiatori e capita che sfugga qualche piccola cosa.

[Mamma] Sei consapevole del fatto che interpreti il figlio che tutte le mamme vorrebbero avere? [Grazie mamma]
Me lo dice spesso anche mia madre, credo che anche lei preferirebbe Nikolin! Lui è un bravo ragazzo, ha sempre fatto la cosa giusta, fin troppo. Sì, probabilmente è il figlio che tutti vorrebbero avere… tranne me. Lo conosco tanto bene che se un giorno avessi un figlio lo vorrei diverso. Ma non per qualcosa, è che è troppo perfetto.

Secondo te esistono davvero ragazzi come lui?
No macché, io ne conosco anche di peggio. Il mondo è pieno di bravi ragazzi che non fanno tutti ‘sti casini (non vivendo in una soap opera). Eppure molti di loro vengono messi alla prova dalla vita molto più di Nikolin. Lui è un bravo ragazzo, certo, però conta che è cresciuto in un palazzo di Posillipo con dei genitori che hanno sempre lavorato e hanno guadagnato un bel po’. Quindi ci sono sicuramente ragazzi con valori molto più forti di Nikolin, anche solo pensando a chi si spacca la schiena senza nessuno che li aiuti.

Che ruoli ti piacerebbe interpretare al di fuori di Un posto al sole?
Può sembrare strano, ma mi piacerebbe provare ogni piccola cosa, anche quelle che mi annoiano di più. I ruoli super sdolcinati, che sono quelli più lontani da me, mi piace comunque interpretarli per mettermi alla prova. Io ho sempre fatto soltanto Nikolin, ormai da quasi 20 anni. Mi ci sono trovato bene e ho interpretato una varietà di storie talmente grande che posso dire di aver sperimentato di tutto.

Possono anche scrivermi un ruolo in cui parlo cinese, mi piacerebbe e cercherei di dare il massimo.

Segui Umberto su Twitter.