Chi sono e cosa pensano i pastafariani italiani

La prima volta che mi sono imbattuto in un gruppo di pastafariani, mi trovavo a una manifestazione per le unioni civili. Si distinguevano nella ressa perché facevano un sacco di caciara, indossavano tutti abiti da pirata e alcuni avevano uno scolapasta in testa. All’inizio ho pensato fossero una manciata di amici che si erano messi d’accordo. Invece erano i seguaci del Prodigioso Spaghetto Volante, un “essere levitante composto da spaghetti e polpette al sugo, perennemente sbronzo e che vomitando ha creato l’universo.”

La “rivelazione” del fatto che l’universo sia da sempre una grande chiazza di vomito è attribuita a Bobby Henderson, uno studente della Oregon State University che nel 2005 propose un corso sul Pastafarianesimo, per protesta all’introduzione di un corso sul creazionismo in sostituzione a quello delle teorie dell’evoluzione—ecco perché nella versione pastafariana de La creazione di Adamo di Michelangelo, Dio prestante e barbuto è stato sostituito dallo spaghetto.

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Per quanto possa sembrare una trovata parodistica, il culto ha raccolto migliaia di seguaci in tutto il mondo e dopo aver parlato con una rappresentanza italiana posso confermare che si tratta di persone piuttosto convinte della loro vocazione. In linea di massima seguono gli “otto condimenti” che, per quanto ricordino i comandamenti, sono da leggersi come consigli e che come tali possono essere disattesi, e hanno una serie di riti con nomi come pastesimo, pastrimonio in cui si pasteggia a birra. Ovvero, come mi hanno spiegato, la bevanda sacra che sgorga dal vulcano che si trova nel paradiso pastafariano, dove quando muori “ci sono ad attenderti spogliarelliste o spogliarellisti a seconda dei tuoi gusti.”

Ho deciso di contattare cinque seguaci del Prodigioso Spaghetto Volante per capire quanto mi fossi sbagliato la prima volta che li ho visti in azione.

Manuela (nome pastafariano: Beverenda Scialatiella Piccante), 37 anni. Frescova di Salerno.

VICE: Quando e come ti sei convertita al pastafarianesimo?
Manuela: Occupandomi di satira dal 2003, il mio interesse è stato più una sorta di studio. Ma dopo che nel 2014 ho scoperto l’esistenza di una scena pastafariana in Italia e invitato alcuni suoi esponenti per una striscia radiofonica, il prodigioso Spaghetto Volante mi ha toccata con le sue appendici. Sono stata pastezzata via chat dal confrittello Capitan Pizzocchero, perché viveva e credo viva tuttora in Messico.

Mi hai detto di avere due figlie, loro sono state pastezzate?
No, per essere pastezzati bisogna essere consapevoli della propria scelta. Partecipano a tante iniziative con me, ma per ora in questa fase della loro vita vivono il prodigioso come una favola. D’altronde, se tu guardi a questa cosa senza pregiudizio, è un codice come un altro: anche nelle altre religioni tuoni, fulmini e maledizioni delle cavallette sono tutte metafore attraverso le quali si offrono spiegazioni e si creano basi per connettersi a quello che è sacro.

E le altre persone che ti stanno attorno, come l’hanno presa?
Mio padre era preoccupato per me, perché mi vedeva persa nel mondo, ma ora è contento perché dice che sono “accompagnata”; la famiglia di mio marito però pensa che le mie attività siano pericolose. Credono che il fatto che io sostenga apertamente le famiglie omosessuali o la legge sull’aborto, in un contesto in cui la cultura è molto cattolica e le donne stanno a casa a cucinare, possa crearmi dei problemi.

Tu hai organizzato in prima persona il quinto raduno pastafariano italiano a Salerno. Cosa succede durante un raduno pastafariano?
Ogni raduno è diverso. Tra le altre cose, quest’anno abbiamo organizzato una processione religiosa sul lungomare di Salerno, durante la quale quattro pirati hanno portato in spalla una riproduzione del Prodigioso Spaghetto Volante. Il momento più importante però è stato quando abbiamo adagiato sui fondali marini una lastra che riproduceva il nostro simbolo. Abbiamo verificato che le acque sono diventate più pure nel momento in cui sono entrate in contatto con la nostra sacra effigie. Il pirata sommozzatore ha avuto un malore nell’impresa ma si è subito ripreso a contatto con gli spruzzi di birra che sono stati aspersi sul suo volto.

Luca (nome pastafariano: Odalosco, altrimenti detto mastro di voluttà), 37 anni. Pannocchia di Padova, rappresentante (ufficioso) per i diritti LGBT

VICE: Da quando sei stato pastezzato nel 2015 sei molto attivo nell’associazione, soprattutto sul versante dei diritti LGBT. Che cosa fate nel concreto.
Luca: Mi sono avvicinato al pastafarianesimo per curiosità grazie alle “tagliatelle in piedi,” un evento parodistico delle sentinelle in piedi che consisteva in una riunione di pastafariani che mangiavano pasta. Appena convertito, ne ho organizzate altre insieme ad alcuni confratelli. Era il periodo della lotta per le unioni civili e oltre a presenziare a tutti i pride d’Italia volevamo difendere il nostro tipo di famiglia tradizionale.

Come si compone una famiglia tradizionale pastafriana?
La famiglia tradizionale pastafariana ha una tradizione antichissima che continuiamo a tramandarci. È una famiglia composta da un numero variabile di persone di qualunque genere e orientamento sessuale, purché chiunque ne faccia parte sia consenziente e scelga di stare insieme agli altri componenti.

Il vostro dio, il Prodigioso Spaghetto Volante, non ha né genere né sesso come in altre religioni?
In realtà in molte altre religioni il sesso del dio è definito, per esempio a me il dio cristiano sembra molto sessuato, molto maschile, anche da come viene ritratto a livello iconografico. Per quanto riguarda il nostro dio, invece, non vi è alcun dubbio che sia molto sensuale: con le sue appendici tocca sempre le sue creature, tutto il creato, e gode di questo. Non è né maschio né femmina, anche perché è fatto di spaghetti e polpette e ti sfido a trovargli un organo genitale.

Per il sesso avete delle regole da seguire?
L’unica regola è di non fare agli altri ciò che non vorresti venisse fatto a te. Inoltre, tra i vari suggerimenti che dà il Prodigioso, è consigliato di usare il preservativo. Perché forme arcaiche di protezione erano già presenti millenni addietro e venivano già usate dai nostri antenati pirati, ed è stato lo stesso Prodigioso a ispirarle.

Marco (nome pastafariano: Padre Arcobaleno), 51 anni. Presidente dell’Associazione CPI, Pannocchia di Bologna.

VICE: Che cosa ti ha spinto a convertirti al Pastafarianesimo?
Marco: Mi ha spinto il bisogno che c’è di laicità: viviamo in uno stato che si professa laico ma che di fatto non lo è. Per questo nel 2012 ho contattato su Facebook il Pappa dell’epoca, il nostro pastefice massimo, e gli ho detto che ero disposto a collaborare a questa “religione laica.” Dopo la sua morte, nel 2013, al raduno nazionale di Bologna, abbiamo deciso di fare un passo in avanti e di iniziare l’iter per diventare un’Associazione religiosa—il primo passo per diventare una religione riconosciuta—di cui sono stato eletto presidente.

Le due massime cariche all’interno della CPI sono la guida spirituale e il Presidente. Queste due figure possono coincidere oppure no?
No, sono diverse. Il Pappa è una guida spirituale; il presidente è colui che ha la responsabilità dell’associazione.

Siete molto attivi sul fronte dei diritti civili. Prima, però, mi dicevi che hai abbracciato il Pastafarianesimo perché ti hanno dato sempre fastidio le ingerenze politiche. Perché il vostro impegno politico, secondo voi, non può essere considerato come un’ingerenza?
Perché noi lavoriamo esclusivamente sulle problematiche: ci occupiamo dell’obiezione di coscienza, affinché le persone possano rivolgersi alle strutture pubbliche; di eutanasia, con l’Associazione Luca Coscioni; dei migranti, perché rimandarli nelle loro case distrutte non è la via; di diritti LGBT. In un certo senso è vero, si può dire che facciamo politica, ma non a livello partitico. Ci diamo da fare insieme ad altre organizzazioni per tenere sempre alta la guardia.

Pensi che riuscirete a far riconoscere il vostro culto come religione ufficiale?
A questa domanda non posso risponderti, perché di fronte abbiamo lo Stato, che non sappiamo come si porrà nei nostri confronti. Riguardo ai tempi, però, ti posso assicurare che nel 2017 presenteremo al prefetto la documentazione necessaria per iniziare il colloquio con lo Stato. Una volta fatto questo non sapremo quanto tempo dovremo aspettare per una risposta, perché non esiste una scadenza.

Cristiana (nome pastafariano: Capitana Pastasciutta), 48 anni. Tesoriera dell’Associazione CPI, Pannocchia di Roma

VICE: Come sei diventata pastafariana?
Cristiana: Mi sono resa conto di esserlo nel primo momento in cui ho avuto notizia della lettera di Bobby Henderson. Così, quando nel 2012 un ragazzo inglese—che si era dichiarato sovrano assoluto di un isolotto in Nuova Zelanda, designandolo come prima nazione pastafariana—ha cominciato a cercare degli ambasciatori, mi sono proposta per l’Italia. E la mia richiesta è stata accolta.

Qual è il vostro valore cardine?
Il nostro valore principale è la tolleranza e si può declinare, nella vita quotidiana e politica, in moltissimi modi. Per questo fare proselitismi non rientra nei nostri scopi—anche perché siamo convinti che tutti siano pastafariani, solo che ancora in molti non lo sanno.

Un’altra peculiarità dei pastafariani è che possono frequentare anche altre religioni. Mi spieghi questo concetto?
Siamo la prima religione in assoluto a essere multi-monoteista, al nostro dio non interessa se crediamo anche in altre divinità. Per quanto riguarda me, ad esempio, ho avuto un’educazione cattolica, poi ho avuto a una crisi e sono diventata atea finché non ho scoperto di essere sempre stata pastafariana.

Mattia (nome pastafariano: Mozzomanica al Castoro), 33 anni. Frescovo di Como

VICE: Quando avete iniziato ad occuparvi davvero di diritti civili?
Mattia: Quando la chiesa cattolica ha deciso di intromettersi su una decisione che riguarda lo stato—mi riferisco al caso delle unioni civili. Ci siamo sentiti in dovere di intervenire e dire la nostra. Siamo una religione fondata sul rispetto e sull’amore reciproco, per cui le nostre lotte riguardano l’uguale trattamento di tutte le fedi all’interno dello Stato e l’estromissione di qualsiasi tipo di ingerenza da parte di qualunque chiesa.

Mi dicevi che tu ti stai occupando personalmente dell’accoglienza dei migranti a Como. A cosa si deve il vostro attivismo su questo tema?
Tra gli obiettivi civili della chiesa pastafariana non c’era fino a qualche tempo fa quello dell’accoglienza e delle tematiche legate all’immigrazione. Inizialmente infatti non ero sceso in campo come Frescovo della mia città, ma come individuo. È successo tutto un mesetto fa, quando passando dalla stazione mi sono accorto della situazione disastrosa creatasi dopo la chiusura della frontiera svizzera di Chiasso. I volontari erano pochissimi e c’erano neonati e anziani che dormivano per terra.

Così ho scritto un post sulla pagina della mia pannocchia parlando di quello che avevo visto e chiedendo se qualcuno voleva unirsi nell’aiutare queste persone. Da lì è partito un tam tam in tutta Italia. Si è attivata Azione Caotica, il nostro pronto intervento per le emergenze umanitarie, che ha organizzato dei punti di raccolta in tutto il nord e il centro Italia; tramite delle staffette tutti i beni di prima necessità sono arrivati fin qui. Continuiamo a farlo tutt’ora.

Come venite percepiti dall’esterno?
Facciamo molta fatica. All’inizio la gente è sempre divertita, e molto spesso dobbiamo far capire che non siamo cristiani né siamo in alcun modo collegati con la fede cristiana.

Di solito, la domanda automatica che sorge spontanea di fronte al pastafarianesimo è: “Siete seri?”
Io sono Frescovo della mia città, rappresento una carica religiosa ufficiale, per cui sarebbe stupido dirti che non credo—credo fortemente che il Prodigioso Spaghetto Volante abbia creato l’universo vomitando. Non capisco come mai un mostro di spaghetti non sia plausibile e invece un cespuglio che parla sì.

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