Due ragazzi che non hanno nulla a che fare con l’iperemesi da cannabinoidi a Hyde Park, Londra. Foto dell’autore
L’erba non è per tutti. In termini generali, i l peggio che può capitarvi è che dopo un po’ di tiri potreste avere le vertigini, vomitarvi sulle scarpe e farvi coinvolgere in un coro di qualche canzone di Ben Harper.
Videos by VICE
Eppure, per un ristrettissimo numero di persone che consumano regolarmente cannabinoidi, c’è una conseguenza molto più spiacevole.
L’iperemesi da cannabinoidi (Cannabinoid Hyperemesis Syndrome, o CHS) è una sindrome associata al consumo cronico di cannabis. I tre sintomi primari sono nausea, dolori addominali e vomito ciclico, un disturbo che vi fa vomitare molto più di quanto dovreste (dalle 6 alle 12 volte all’ora). Non proprio gli effetti che vi aspettereste dopo aver appena investito i soldi del pranzo in erba.
Il termine “cannabinoidi” potrebbe ricordarvi qualcosa: ha guadagnato una certa notorietà da quando la gente si è resa conto che le proprietà dell’erba non si restringono al campo dei videogame e ai giovani che la fumano per ingannare il tempo a scuola. Ma se continua a non dirvi niente, eccovi una breve spiegazione: i cannabinoidi sono sostanze chimiche, e oltre a essere naturalmente presenti nel nostro corpo si trovano ovviamente nella cannabis e in altre piante. Sono anche responsabili di tutte quelle storie miracolose sulla marijuana medica: i cannabinoidi, infatti, possono essere impiegati per il trattamento di una varietà di malattie dal glaucoma all’epilessia.
Sfortunatamente, per le persone affette da CHS i cannabinoidi hanno ben altri effetti. Visto che è ancora relativamente poco conosciuta, la sindrome è spesso accompagnata da diagnosi errate. Stando alle testimonianze dei pazienti che si trovano online, questo significa numerose visite all’ospedale, TAC e molti altri esami, che spesso restituiscono soltanto il quadro di una persona perfettamente in salute con una strana tendenza a vomitare tanto.
Per alimentare ulteriormente la confusione, in molti Paesi in cui si somministra la cannabis a uso medico capita anche che la stessa cannabis venga prescritta proprio per contrastare queste nausee. Di conseguenza, è difficile spiegare il motivo per cui una sostanza con proprietà antiemetiche (quelle che ti salvano dal vomito altrimenti assicurato) stimoli proprio quello che dovrebbe prevenire.
Un ragazzo che non ha nulla a che fare con l’iperemesi da cannabinoidi a Hyde Park, Londra. Foto dell’autore
I primi studi sulla CHS risalgono al 2004, quando a 19 australiani è stata diagnosticata una forma di vomito ciclico. Tutti questi pazienti fumavano erba in grandi dosi. Di quei 19, solo nove pazienti sono stati inseriti nello studio. In sette di quei nove casi, “la cessazione dell’abuso di cannabinoidi ha portato alla scomparsa del vomito ciclico.” In altre parole, basta canne e basta vomito. Ma questa soluzione sembrava un po’ troppo semplice. E infatti, c’era anche dell’altro—un’anomalia che i dottori non sono riusciti a spiegarsi: i pazienti trovavano sollievo nelle docce calde, che facevano in quantità per alleviare i sintomi.
Tra il 2004 e il 2012 sono stati condotti circa 30 studi sul tema, accomunati da una maggiore attenzione sui pazienti singoli. Eppure, non è ancora chiaro che cosa provochi la CHS (se un accumulo di cannabinoidi o una questione di recettori nel cervello) o perché la malattia si sia manifestata improvvisamente, nonostante il fatto che—stando a una meticolosa ricerca su internet—la gente fumasse cannabis ben prima del 2004.
Nel 2012 il dottor Douglas A. Simonetto ha condotto il più grande studio sulla CHS finora realizzato, con 98 pazienti che presentavano tutte le problematiche qui esposte. Tuttavia, la sua ricerca ha solo rafforzato l’idea che la CHS esiste. E che se si fuma troppa erba, si potrebbero verificare sintomi come nausea e vomito ciclico (84 pazienti hanno affermato di avvertire dolori addominali) e che se si interrompe il consumo i sintomi spariscono (nella stragrande maggioranza dei casi, almeno). Ha anche scoperto che circa la metà dei partecipanti è riuscita a mitigare i sintomi con bagni in acqua molto calda.
Mentre facevo delle ricerche sulla CHS ho trovato un account YouTube appartenente al dottor Larry Mellick, professore di pediatria presso la Georgia Regents University negli Stati Uniti. Ha passato l’ultimo anno a fare ricerche sui pazienti affetti da CHS, uno dei quali nel video qui sopra parla del bisogno compulsivo di farsi docce calde.
“Non è che avvertissi bisogno di una doccia, lo facevo senza rendermene conto,” dice rivolto alla camera. La sorella aggiunge che si faceva la doccia quattro o cinque volte al giorno, e che l’acqua doveva essere bollente. Un calore che lei non riusciva a sopportare. Nel video non si spiega perché i due facessero la doccia insieme.
La storia dell’acqua bollente torna in quasi tutti i report sulla CHS che ho consultato. In un caso particolare, il paziente si era inconsapevolmente scottato nel tentativo di alleviare i sintomi.
Non è chiaro il motivo per cui le docce calde aiutino, ma la cosa certa—e persino positiva—è che possono aiutare i pazienti a capire che ne sono affetti. “Di solito, è parlando di docce calde come unica via di sollievo che il paziente comincia a scendere a patti con la possibilità che la diagnosi sia questa,” mi ha detto il dott. Mellick.
Il dott. Larry Mellick
Ho parlato anche con Ben, uno studente di Bristol che è convinto di avere la CHS. Dopo due o tre anni di fumo con “almeno sette grammi alla settimana,” lo scorso febbraio ha iniziato ad avvertire i sintomi della CHS. “Mi svegliavo spesso, stavo male, facevo una doccia, mi venivano i conati e ogni tanto vomitavo pure.”
Dopo alcune diagnosi errate, Ben si è reso conto che avrebbe potuto essere affetto dalla CHS, quindi ha provato a interrompere il consumo di cannabis. Dopo una settimana, i suoi sintomi hanno iniziato a ridursi.
“Dovevo stare a letto. Ero senza forze e il mal di stomaco peggiorava,” mi ha detto. “Ma ora sono in grado di muovermi in giro per casa e giorno dopo giorno sto tornando ad avere una vita normale.”
Greg De Hoedt all’ultimo 420 di Hyde Park. Foto dell’autore
Certo, siamo ancora lontani dal comprendere come si manifesti la CHS nei consumatori di cannabis. Ma con Greg De Hoedt—presidente dei Cannabis Social Club del Regno Unito—ho discusso la possibilità che l’emergere di questa sindrome abbia qualcosa a che fare con l’enorme disponibilità di erba particolarmente potente.
“La cannabis potente è ovunque e sul mercato è disponibile in quote sempre maggiori,” dice Greg. “L’accesso sicuro alla cannabis, insieme alla consulenza, sono il miglior modo per ridurre questi effetti collaterali.”
Per alcuni i problemi potrebbero scomparire variando i consumi, ma finora i risultati suggeriscono che il modo migliore per curare la CHS è smettere di fumare. Naturalmente, convincere il paziente non è semplice. “Ho sempre pensato che l’erba fosse un ottimo medicinale,” mi ha detto Ben. “Pensavo che alla lunga mi avrebbe aiutato, ma non è andata proprio così.”
Il dottor Mellick è d’accordo. “A volte il paziente nega, e sta a noi convincerlo.” Come ogni altra sostanza del suo genere, la cannabis diventa molto meno divertente una volta che si comincia ad abusarne. Soprattutto se finisci per sconvolgerti la chimica e ti ritrovi a vomitare ogni volta che fumi.
Segui Jake Lewis su Twitter