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Per la prima volta in Italia è stata raggiunta un’intesa per l’apertura di corridoi umanitari che porteranno in Italia, entro 24 mesi, 1.000 profughi provenienti dalla Siria e dai paesi dell’Africa orientale e subsahariana.
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Il protocollo, lanciato giovedì dopo mesi di negoziati dalle organizzazioni proponenti – cioè la Comunità di Sant’Egidio, la Tavola Valdese e la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, e dai Ministeri degli Affari Esteri e dell’Interno – sarà finanziato con i fondi dell’8 per mille della Tavola Valdese e grazie al contributo di Sant’Egidio, che istituirà anche una raccolta fondi in tutto il mondo durante il periodo natalizio.
L’apertura dei corridoi umanitari è rivolta a 1.000 migranti “in condizioni di vulnerabilità,” come donne sole con bambini, anziani, persone con malattie gravi o disabilità, e in generale persone che l’UNHCR riconosce come rifugiati e che sono quindi potenziali richiedenti asilo. Ai migranti selezionati verrà rilasciato un visto temporaneo per ragioni umanitarie, valido solo per l’Italia, che permetterà l’ingresso legale nel paese e la possibilità di permanenza durante l’iter burocratico per la concessione dell’asilo politico.
Le spese per il viaggio verso l’Italia, l’alloggio e l’assistenza legale saranno completamente a carico delle associazioni, che organizzeranno anche “programmi di integrazione” che comprendono lezioni di italiano, avviamento al lavoro e l’iscrizione a scuola dei minorenni. Saranno aperti uffici della Comunità di Sant’Egidio in Marocco e in Libano tra fine dicembre e gennaio, e in un secondo momento in Etiopia, per coordinare le prime fasi del programma.
Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola Valdese, ha spiegato durante la conferenza stampa di presentazione del progetto che al momento i fondi disponibili ammontano a un milione di euro, e che dovrebbero arrivare presto altre donazioni. Bernardini ha aggiunto che i profughi saranno accolti in Piemonte, Sicilia, Toscana e a Roma.
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Daniela Pompei, responsabile della Comunità di Sant’Egidio per i servizi ai migranti, ha spiegato in un’intervista pubblicata martedì sul sito della Comunità che nel progetto sono coinvolte altre realtà che operano nei paesi dove sarà lanciato il progetto, come le sedi della Comunità Papa Giovanni XXIII in Libano.
Per selezionare le 1.000 persone che saranno coinvolte dal progetto verrà stilata una lista in collaborazione con l’UNHCR, le ambasciate e altre organizzazioni non istituzionali, come le diverse Chiese, le associazioni e le ONG. Il Ministero dell’Interno analizzerà poi la lista e darà il via libera alle normali procedure di identificazione, come la raccolta delle impronte digitali, essenziali per l’ottenimento del visto — smorzando le preoccupazioni legate a un potenziale rischio per la sicurezza.
Il visto in questione è regolamentato dalla legislazione comunitaria, e in particolare dall’articolo 25 del Regolamento (CE) 810 del 2009, noto anche come “codice dei visti.” La legge prevede la concessione per motivi umanitari, di interesse nazionale o per obblighi internazionali di un visto con validità territoriale limitata (VTL), che permette cioè la permanenza solo sul territorio italiano e non in tutta l’area Schengen. Il visto rimarrà valido fino al completamento della procedura per l’ottenimento dello status di rifugiato politico.
Al momento non sono stati forniti ulteriori dettagli sui criteri che verranno applicati della selezione dei partecipanti. Maria Quinto della Comunità di Sant’Egidio ha detto a VICE News che “per ora quello che possiamo dire è che faremo riferimento alla vulnerabilità” delle persone coinvolte.
Tuttavia, particolare attenzione sarà prestata alla selezione delle persone già prima della partenza per l’Italia, in modo da garantire che coloro che usufruiranno dei corridoi umanitari vedranno poi accolta quasi con certezza la richiesta di asilo politico.
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“L’ambasciata dà un parere, il ministero dell’Interno controlla i nominativi, quindi c’è già un iter che prevede delle forme di controllo,” ha spiegato Quinto. “Per questo si parla di vulnerabilità: cercheremo di fare in modo che non ci siano casi in cui la richiesta d’asilo viene rigettata, perché chiaramente non è previsto il riaccompagnamento nel paese di transito.”
Il protocollo è un progetto pilota, una “buona pratica” che i proponenti sperano possa essere presa come un modello da esportare in altri paesi europei. Ma servirà anche – o almeno così spera la Comunità di Sant’Egidio – a fare da apripista alla proposta di reintroduzione delle sponsorship, ovvero della facoltà di un privato cittadino o di un’associazione di fare da garante per un lavoratore straniero.
“Il progetto si accompagna anche alla proposta degli sponsor, e cioè della possibilità di reintrodurre nella normativa italiana la possibilità per famiglie e associazioni di chiamare delle persone o dei famigliari da paesi terzi in cui sono in transito,” ha detto Quinto. Così come per i corridoi umanitari, anche le sponsorship non comporterebbero alcun onere economico per lo Stato. “Si tratterebbe di un ingresso a carico delle persone che fanno la domanda,” ha spiegati infatti Quinto.
Non si tratterebbe di una ‘prima volta’ nella legislazione italiana sull’immigrazione. La figura del garante aveva infatti fatto una prima comparsa con la legge n. 40 del 1998, anche nota come ‘Turco-Napolitano,’ che all’articolo 21 prevedeva la possibilità per un cittadino italiano di farsi carico di uno straniero a patto di garantirgli “alloggio, copertura dei costi per il sostentamento e assistenza sanitaria per la durata del permesso di soggiorno.”
Tuttavia, già con la legge n. 189 del 2002, la cosiddetta ‘Bossi-Fini,’ la possibilità di fare da garanti per uno straniero è stata eliminata dal sistema legislativo italiano.
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Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio, ha spiegato che l’apertura dei corridoi umanitari è volta a evitare che i migranti intraprendano i pericolosi viaggi per attraversare il Mediterraneo e per sottrarli alla morsa dei trafficanti e, spesso, alla morte.
“Noi vorremmo mostrare che l’Italia è un paese all’avanguardia,” ha detto Impagliazzo. “Questo è un progetto che garantisce sia la protezione umanitaria che la sicurezza, e che fa del nostro un paese-guida in Europa per l’accoglienza ai rifugiati.”
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Foto di Mstyslav Chernov rilasciata sotto licenza Creative Commons via Wikimedia Commons