Se passate abbastanza tempo su Facebook, forse sapete già che nel 25 marzo del 2020 Arezzo conquisterà il territorio di Viterbo e che l’Italia rimarrà con 56 province. Se invece non passate così tanto tempo su Facebook (giustamente), non pensate che stia dando i numeri: sto parlando di una pagina chiamata ItaliaGuerraBot 2020.
La pagina in questione fa riferimento ad altre due pagine chiamate WorldWarBot 2020 e CivilWarBot 2020 e tutte e tre funzionano secondo lo stesso principio. Ossia: pubblicano i risultati di una fantomatica guerra i cui esiti sono dettati da un bot in maniera completamente casuale; solo che in un caso si tratta di una guerra mondiale, nell’altro di una guerra tra gli stati dell’America e nell’altro ancora di una guerra tra province italiane.
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Il tutto assomiglia insomma a una sorta di partita di Risiko virtuale a cui si può assistere e che, a quanto pare, sta appassionando una crescente quantità di persone. Negli ultimi giorni, infatti, mi è capitato più volte di vedere meme riferiti a province che conquistano altre province, gente che chiedeva delucidazioni a riguardo e tweet che recitavano cose come “prima c’era l’eroina, adesso c’è ItaliaGuerraBot 2020.”
“Sono un programmatore di professione e mi piacerebbe entrare nell’industria dei videogiochi, prima o poi,” mi ha detto il creatore della pagina, che ha voluto mantenere l’anonimato. “L’idea del bot in generale è partita frequentando The Bot Appreciation Society, un gruppo Facebook di creatori e appassionati di bot di ogni genere.”
Inizialmente, continua, avrebbe voluto creare semplici mappe colorate con statistiche casuali, ma ad un certo punto “la mia passione per i giochi strategici ha preso il sopravvento e WorldWarBot ha iniziato a prendere forma.” Quando ho chiesto di approfondire la fase primordiale del “gioco,” il programmatore mi ha spiegato che il primo esperimento era quello di scegliere un territorio a caso e fargli conquistare il territorio più vicino, scegliendolo in base al baricentro più prossimo.
“Era anche pieno di bug in realtà, ma non mi importava perché era solo un esperimento da condividere in un piccolo gruppo di Facebook, l’avrei corretto con il tempo,” ha continuato. “Invece mi sono trovato con 20 mila like al secondo giorno senza fare nulla e ho dovuto iniziare a correggerlo di corsa.” La versione italiana, arrivata un paio di settimane dopo quella globale, funziona allo stesso modo—ma ha suscitato una reazione diversa dalla prima.
“Le battute nei commenti sono su un livello completamente diverso,” ha specificato. “Nel caso dell’Italia ho notato che si risvegliano rivalità di ogni tipo, anche tra province piccole di cui a malapena conoscevo l’esistenza.” Non a caso, i post di maggiore successo della pagina sono quelli in cui il bot ha deciso di far scontrare territori con una rivalità storica come Perugia e Terni o Pisa e Livorno.
Secondo il programmatore, tra gli utenti americani di CiviWarBot 2020 c’è invece molta meno interazione, e lo stesso in parte si può dire per la pagina globale. Con l’eccezione di casi come il Paraguay, dove la questione è stata addirittura argomento di dibattito su una serie di quotidiani nazionali.
“In Paraguay se ne sta parlando molto perché è uno degli stati favoriti per vincere la guerra mondiale,” ha aggiunto il creatore del bot. “Mi ha fatto piacere che se ne sia parlato così tanto, anche perché è arrivato su uno dei più importanti siti di informazione del paese e oltre a essere gratificante ha portato anche molti nuovi like alla pagina.”
Quando ho fatto notare che la storia del bot non è del tutto intuitiva, il programmatore mi ha confessato che, non a caso, riceve molti messaggi in cui chiedono spiegazioni. “Vedo anche nei commenti dibattiti sul funzionamento del bot, perlopiù tra gente che non ha ben capito cosa stia guardando,” ha aggiunto. “Quello che ho notato è che in fondo non importa, basta tifare: è un po’ come guardare una partita di calcio senza capire come funziona il fuorigioco.”
Quando ho chiesto chi vorrebbe vedere come vincitore, mi ha detto che la sua città era partita bene, ma ha già perso. “Forse meglio così, non rischio di farmi condizionare,” ha concluso.
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