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Con la grande – si fa per dire – manifestazione del Family Day, molti cattolici hanno affermato in piazza la loro contrarietà alla legge sulle unioni civili. La domanda quindi viene naturale: ma quanti sono i credenti in Italia, alla fine? Quanto contano davvero?
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Un modo semplice per rispondere è guardare al numero di persone che affermano di non frequentare mai luoghi di culto. In questo senso, i dati ISTAT mostrano una tendenza chiara e inequivocabile: da anni, uno dopo l’altro, gli italiani stanno abbandonando la chiesa.
Nel 2001 il 15,9% delle persone di sei anni o più non partecipava mai a riti religiosi. Nel 2015 quello stesso numero è salito al 21,4%: sono dunque circa 3,8 milioni le persone distaccatesi dalle tradizioni ecclesiastiche nell’arco di un quindicennio.
Secondo i dati analizzati da VICE News, il centro-nord risulta generalmente molto meno religioso del sud.
In Emilia-Romagna, un abitante ogni tre non frequenta mai luoghi di culto: è il dato più elevato del paese.
La regione forma, con Liguria e Toscana, un grosso ‘blocco anti-religioso’ che spezza l’Italia in due.
Al contrario il meridione resiste — in Campania e Sicilia, quasi nove persone su dieci si recano ancora abitualmente in chiesa.
Eppure anche al sud sembra solo una questione di tempo: nelle regioni meridionali, così come al centro e al nord, l’abbandono dei riti religiosi è in crescita — e diffuso in ogni parte del territorio, tra i comuni grandi e quelli piccoli.
Nelle regioni più ‘laiche’, tendenze già accentuate non hanno fatto altro che aumentare: per esempio toscani e liguri, che già nel 2006 dichiaravano di non frequentare mai luoghi di culto, hanno proseguito il proprio percorso di distacco dalle istituzioni religiose.
È la Sardegna la regione dove il gruppo di “non frequentanti” è aumentato in misura maggiore, balzando in nove anni dal 18 per cento al 24 per cento circa.
L’unico caso in controtendenza è quello della Sicilia: qui il numero di quelli che non vanno mai in chiesa si è abbassato rispetto al passato — dal 14 per cento del 2006, all’11 per cento del 2014.
A un livello di istruzione maggiore corrisponde un distacco più profondo dai riti religiosi: ha detto addio ai riti ecclesiastici il 23,7% dei laureati e il 22,4% dei diplomati.
La percentuale scende tra i cittadini in possesso di licenza media – 20,9% – e crolla ulteriormente tra coloro che hanno frequentato solo le scuole elementari, 17,7%.
Tutti i valori sono superiori, e non di poco, rispetto a quelli del 2006. In ciascun caso si tratta di circa due o tre punti percentuali di distacco — che, se applicati all’intera popolazione italiana, si traducono in una differenza di milioni di persone.
Il grande buco, come emerge spulciando le statistiche, è soprattutto quello degli adolescenti maschi. A partire dai 14 anni la fetta di chi non va mai in chiesa balza a poco meno del 25%, per poi toccare un picco del 35% fino ai 24 anni.
In linea di massima, invece, le ragazze tendono a frequentare più spesso luoghi di culto — anche se dai 14 anni in poi comincia anche per loro la fase dell’abbandono.
E chissà se poi – maschi o femmine che siano – torneranno mai all’ovile: guardando all’ultimo decennio e mezzo sembra sempre meno probabile, per ogni anno che passa.
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Foto in apertura di Andrea Donato Alemanno via Flickr in Creative Commons.