Manca ancora qualche settimana al momento in cui Mario Draghi passerà la campanella a Giorgia Meloni, ossia a quella che con ogni probabilità sarà la prima presidente del consiglio donna nella storia della Repubblica italiana.
Come avevamo già sottolineato in altri articoli, le ultime elezioni italiane non sono passate inosservate a livello internazionale. La CNN, ad esempio, ha definito la leader di Fratelli d’Italia come la premier “più di estrema destra dai tempi di Mussolini,” mentre Libération e Der Spiegel hanno parlato di “postfascismo al potere.”
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Ma dall’estero arriva anche un dato interessante: gli elettori italiani residenti al di fuori dei confini hanno preferito di gran lunga il Partito Democratico rispetto a Fratelli d’Italia. Il PD si è infatti aggiudicato 7 parlamentari su 12 nella circoscrizione estero, pur in presenza di un tasso d’astensione molto alto.
A malincuore ho votato centrosinistra: mi vengono ancora i brividi a pensarci, ma è stato un voto per i meno peggio
Sembra quindi emergere una divisione piuttosto netta, che parrebbe corroborare il luogo comune che li vorrebbe in fuga da un paese che non li rappresenta. Ma è davvero così? Cosa pensano gli italiani all’estero dei risultati delle ultime elezioni? Per capirlo l’ho chiesto a cinque persone di diverso orientamento politico che vivono al di fuori dei confini nazionali.
I singoli interventi sono stati editati e accorciati per ragioni di spazio. Alcuni degli intervistati, per ragioni di privacy, hanno chiesto di essere indicati solo con il nome e non il cognome.
Laetitia Leunkeu
24 anni, studentessa universitaria (Belgio)
Non sono stata sorpresa dei risultati elettorali, ci si aspettava la vittoria della destra da tempo. Meloni non aveva una vera opposizione, ha svolto una campagna elettorale con una comunicazione impeccabile e, per quanto controverso possa suonare, il merito della sua vittoria le va riconosciuto.
Per il resto, la prima cosa che si ha tendenza a fare quando le cose vanno male è cercare i colpevoli e difficilmente lo si fa guardando in casa propria. Da qui l’immediata corsa a delineare il nemico del progresso additando l’elettorato dell’altra fazione. Ignorante, incolto e analfabeta: questo è lo stereotipo dell’elettore di destra.
Eppure, dopo un decennio di governo “dei migliori”, pensare che il problema sia l’elettore ignorante, manipolato e inconsapevole delle proprie scelte, mi sembra una consolazione illusoria.
Ma al di là dell’isteria collettiva dell’ultima ora—che dice molto sulla reale consapevolezza dei più sulla condizione delle persone marginalizzate—è chiaro che questo insediamento non farà altro che inasprire le condizioni di vita di molte fasce della popolazione.
La mia paura è che la strumentalizzazione di certe lotte messa in atto in questi anni continui anche ora che sono al potere, per distrarre dai veri problemi del paese e dall’eventuale incompetenza nel risolverli.
La destra è nota per la sua feroce opposizione alle battaglie per i diritti civili, ma non è l’unica che in questi anni ha rallentato la lotta in questo campo. Gli ultimi erano ultimi ieri e lo saranno anche domani; ora però sarà forse più difficile provare a costruire strade per un’equità futura.
Il dissenso, la lotta nelle piazze e la disobbedienza civile sono le nostre armi più importanti
Di fatto le lotte portate avanti negli ultimi anni sono nate dal basso. Il dissenso, la lotta nelle piazze e la disobbedienza civile sono le nostre armi più importanti. Usiamole con intelligenza, cercando di ascoltare anche quelle che sono le paure degli altri, nell’ottica di creare un’alternativa politica più ampia.
Alessia*
27 anni, lavora in una Ong (Belgio)
Ho votato +Europa alla Camera dei Deputati e Partito Democratico al Senato; il primo per allineamento ideologico, pur sapendo che non avrebbe ottenuto grandi risultati, e il secondo perché era il ‘meno peggio’ [la circoscrizione estera del Belgio non permetteva di votare direttamente +Europa in Senato].
Se fosse stato per la burocrazia italiana e belga non sarei riuscita a votare. Non ho mai ricevuto il mio plico elettorale, così mi sono aggregata a un amico per andare a votare il 22 settembre in ambasciata. Sono stata fortunata, ma molti qui a Bruxelles non sono riusciti a votare.
Come qualsiasi persona profondamente amante dei diritti, della libertà, dell’intelligenza, mi sento in gabbia. A Bruxelles serpeggia un senso di disillusione ed impotenza sia da parte di italiani che da parte del resto della comunità internazionale.
Il nostro paese è una pentola a pressione che abbiamo lasciato troppo a lungo sul fuoco—noi cittadini e loro, i politici. Non so se il fascismo (o il razzismo, l’omofobia, o chi per lui) si possa considerare il fuoco o un ingrediente della ricetta che bolle nella pentola, ma è certamente presente.
Mi aspetto molti discorsi urlati a folle affamate di una politica arrabbiata, tonante ed estrema; una politica di pancia, direi. E mi aspetto anche sempre più polarizzazione, sempre più estremismo, fino a che non li avremo entrambi esauriti. Non sono molto positiva al momento.
I miei sentimenti verso il paese però non cambiano. In Italia ci sono nata e cresciuta e ci sono moltissime cose che amo. Ma la mia vita è altrove, in un luogo imperfetto (perché di luoghi perfetti non ce ne sono) dove però posso sentirmi libera di essere me stessa, amare senza giudizio chi desidero, e fare un lavoro che mi rende indipendente e realizzata.
Asta Diabaté
29 anni, tech consultant (Inghilterra)
A malincuore ho votato centrosinistra: mi vengono ancora i brividi a pensarci, ma è stato un voto per i meno peggio. Chi mi conosce sa che sono di centrodestra. Vorrei un’Italia che rende la vita più semplice alle imprese, con meno tasse, più soldi dati alla difesa e un’immigrazione controllata: chi vuole venire per studiare, lavorare ed è in cerca di una vita migliore e vuole integrarsi è il benvenuto; chi vuole vivere in Italia e non seguire le regole, no.
Ma questa destra non mi rappresenta. Se passasse meno tempo a fare di ogni erba un fascio quando si parla di immigrazione, oppure a combattere contro i diritti civili, e spingesse davvero su riforme e innovazioni che potrebbero risollevare il paese, avrebbe il mio voto.
Sono stata tempestata da messaggi da amici in Inghilterra e in altri paesi Europei presi male e che chiedevano spiegazioni. E secondo me hanno ragione ad essere preoccupati.
Il governo Meloni potrebbe essere un governo senza esperienza, e con le difficoltà che l’Italia si trova ad affrontare avere delle mani esperte aiuterebbe a tranquillizzare i mercati e l’Europa. Gli altri svantaggi che vedo sono i tentennamenti su questioni internazionali importanti (come la questione Ucraina), l’erosione dei diritti civili e la mancanza di pragmatismo. Fare i comizi in piazza e dire alla gente quello che si vuole sentir dire è molto più semplice che governare.
Secondo me, la decisione di votare Meloni è stata dettata dalle troppe delusioni e false promesse. La gente è stufa e stanca e non ne può più di essere delusa da una classe politica che si fa gli affari suoi invece di fare gli interessi degli Italiani. La frustrazione è palese ogni volta che torno a trovare i miei.
Se non si crede più di poter fare la differenza con il proprio voto, siamo messi male.
Gianni Apostoli
35 anni, Sales nell’ambito di Information Technology (Inghilterra)
Ho votato per la coalizione di centro destra, perché semplicemente sono più vicini alle mie idee. Anche se ormai destra e sinistra sono molto vicine, la sinistra—o presunta tale—è a mio parere imbarazzante. La sua campagna elettorale è stata impostata sullo screditare l’avversario, agitando la bandiera del pericolo fascista senza uno straccio di proposta concreta.
Per quanto riguarda il risultato, certamente non soddisfa l’establishment europeo e le lobby del potere economico-finanziario, poco avvezze a chi non si piega incondizionatamente. Ora spero che si vada nei palazzi europei da italiani prima che da europei, come fanno tedeschi e francesi.
Chi verrà incaricato di formare il governo dovrà essere inattaccabile nella scelta dei ministri chiave; l’esperienza politica maturata deve portare consiglio. E credo anche che l’Italia abbia problemi più reali ed urgenti dei diritti civili, che non vedo in particolare pericolo.
Non mi sono assolutamente sentito rappresentato negli ultimi anni, ma ora sì. Se li si lascia lavorare, non ho dubbi che Fratelli d’Italia porterà una ventata di normalità. Ne abbiamo bisogno, dopo anni di assurdità e governi a “larghissime intese.”
Io penso all’Italia come a un’azienda; preferisco far parte di un’azienda guidata da qualcuno capace, magari un po’ disonesto, piuttosto che da un onesto incapace. Il primo sa quello che fa.
Penso anche che gli ultimi governi tecnico-politici—da Monti a Draghi, passando per il disastro Conte e Movimento Cinque Stelle—abbiano allontanato molto gli italiani dalla politica. Lo si vede dall’astensionismo: nove punti percentuali in meno rispetto all’ultima tornata elettorale dovrebbero far riflettere.
Alix*
Musicista (Francia)
Ho votato per Sinistra Italiana/Verdi. Ho confrontato i programmi ed era sicuramente quello più vicino alla mia sensibilità e all’idea di società che vorrei.
Ho reagito malissimo ai risultati elettorali. È stata una notte insonne—come quando Trump è stato eletto nel 2016, ma con un’intensità maggiore. Ho passato la serata al telefono con amiche e amici disperati quanto me.
In Francia e in altri paesi si parla giustamente della vittoria di un partito post-fascista: le parole sono importanti, raccontano la realtà. Ho la sensazione che in Italia le persone siano state preparate a questo passaggio e ciò mi spaventa, mi fa arrabbiare e mi fa sentire molto molto lontanə da chi in Italia ci vive.
I risultati delle elezioni sono il coming out di un paese che non ha mai fatto i conti con la sua cultura fascista
Le conseguenze saranno prima di tutto sociali e culturali. Da persona non binaria o “deviata,” come dicono dalle fila di Fratelli d’Italia, mi aspetto più aggressioni, e più violenza sia fisica che istituzionale. I percorsi di transizione, l’aborto, l’accesso al lavoro per persone appartenenti a minoranze e i diritti fondamentali subiranno un duro colpo.
Mi fa paura perché ci vorrà molto tempo per cambiare le cose; penso che al di là di quanto durerà questo governo, i risultati che abbiamo visto siano il coming out di un paese che non ha mai fatto i conti con la sua cultura fascista.
Non so ancora come faremo, ma abbiamo sempre trovato dei modi per resistere. Sopravviviamo a tutto questo da centinaia di anni e continueremo a farlo. Per me l’unica strada è unire tutte le minoranze nella resistenza e non cedere a chi vorrebbe dividerci per farci scomparire. Esistiamo ancora di più, dopo questi risultati elettorali.
*I cognomi non sono stati inseriti su richiesta delle persone intervistate.