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Terrorismo a Christchurch: uno dei giorni più bui per la Nuova Zelanda

Un tweet di uno degli attentatori mostrerebbe la foto dei caricatori delle sue armi con i nomi di autori di attacchi di stampo razzista: tra questi, anche quello di Luca Traini.
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Foto Reuters.

La città di Christchurch, in Nuova Zelanda è stata colpita da un doppio attacco terroristico nel primo pomeriggio (ora locale) di venerdì 15 marzo. La polizia ha sotto custodia quattro sospetti, tra cui un cittadino australiano identificato come Brenton Tarrant.

Gli attacchi contro due moschee della città, Masjid Al Noor e Linwood’s Masjid, avrebbero fatto almeno 49 vittime.

Len Peneha, testimone di una delle due sparatorie alla moschea Masjid Al Noor, ha dichiarato ad AP News di aver visto un uomo vestito di nero entrare nella moschea, e poi di aver sentito una decina di colpi da arma da fuoco e visto le persone scappare terrorizzate. L'autore della strage, dice, sarebbe fuggito prima dell'arrivo della polizia. Peneha è poi entrato nell'edificio e riferisce di aver visto "morti ovunque."

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A circa tre chilometri dalla moschea Al Noor, una bomba era stata piazzata in un'auto che si sarebbe schiantata lungo Strickland Street.

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Un altro uomo armato avrebbe aperto il fuoco sulla moschea di Linwood’s.

Andrew Gillespie, professore di diritto internazionale alla Waikato University, ha dichiarato che lo scenario con diversi attentatori potrebbe fare pensare a una "cellula terroristica." "Se si tratta di un'unità terroristica dobbiamo capire perché non sia stata intercettata, visto che a questo dovrebbero servire i servizi di sicurezza, che forse erano concentrati su piste sbagliate."

"Il rischio terrorismo in Nuova Zelanda è basso, rispetto agli altri paesi siamo una delle nazioni più sicure del mondo, quindi è difficile che le autorità prevedessero quanto accaduto."

La squadra di cricket del Bangladesh si trovava nella moschea Masjid Al Noor quando è avvenuta la sparatoria. Ma ne sono usciti illesi. Avrebbero dovuto giocare contro i Black Caps della Nuova Zelanda, ma l'incontro è stato annullato.

In una dichiarazione subito dopo gli attacchi, la premier Jacinda Arden ha detto che “in Nuova Zelanda non c’è posto per i responsabili,” sottolineando che “non sono come noi.” “È uno dei giorni più bui per il nostro paese.”

Ha definito l’attacco “un atto di violenza senza precedenti,” spiegando che le moschee avrebbero dovuto essere luoghi sicuri, e che i fedeli presenti al momento degli attacchi “si sentono a casa in Nuova Zelanda, e avrebbero dovuto sentirsi al sicuro lì.”

Il portavoce della polizia Mike Bush ha riferito che i responsabili, tre uomini e una donna, sono in arresto. Uno di loro, durante il fermo, aveva su di sé degli esplosivi. Non si ritiene ci siano altri sospettati.

Uno degli attentatori ha diffuso in live streaming l’attacco a una delle moschee. Al momento delle dichiarazioni di Bush, la polizia era al lavoro per rimuoverlo poiché “non dovrebbe rimanere online, accessibili a tutti.” Su Twitter sarebbe stato inoltre pubblicato un manifesto con le motivazioni dell'attacco. L'autore, australiano, si identifica come “eroe suprematista bianco” di 28 anni e tra i presunti ispiratori della strage, comunicati tramite la foto di nomi scritti sulle armi in suo possesso, viene citato anche Luca Traini, il neofascista responsabile dell'attentato di Macerata.