L’antico proverbio lombardo, “il riso nasce nell’acqua e muore nel vino”, verniciato sulla serranda al 20 di via della Castillia sembra l’ultimo segno identitario di una Milano che sta scomparendo. Quella delle Varesine e delle case di ringhiera, per intenderci. Oggi, fra migliaia di specie vegetali arrampicate su un Bosco a trenta piani, nel gioiello architettonico di Stefano Boeri, una biblioteca botanica e una piazza palcoscenico di spettacoli d’acqua, luci e suoni, sorge l’area più futurista, gentrificata e un po’ troppo qatariota della città.“El riss el nass in l'acqua e el moeur in del vin”
Bosco Verticale. Tutte le foto di Camilla Dalla Bona per Munchies
Torre Unicredit.
“Noi siamo un’istituzione e la nostra forza è proprio il fatto di non esser mai cambiati. Per noi i clienti sono tutti uguali: chi prima arriva meglio alloggia, perché a mezzogiorno e mezzo c’è già la fila fuori. Gli unici a cui eviterei di dare da mangiare sono i cagasotto e quelli con la puzza sotto il naso”
Gli interni di Da Tomaso.
Andrea
“Ogni giorno cucino fino a esaurimento scorte, poi appendiamo fuori un cartello con la scritta ‘cibo finito’ e basta. Io non ho la roba pronta in frigo. Devo preparare e cucinare ogni giorno, tutto da capo. Questo significa trattoria”
“Oggi dal macellaio ho trovato un bel fegato di vitello, l’ho preso al volo e lo faccio al burro e salvia. Valuto se ci sono delle offerte convenienti, cerco i tagli di carne meno nobili, ma che magari hanno più sapore. Il menu cambia ogni giorno - lo stampa davanti a me mezz’ora prima del servizio - in base a quello che propone il mercato e alla mia ispirazione. Preparo due primi, qualche secondo, quasi tutti a base di carne, e verdure come contorno, patate bollite, radici amare, fagioli con la cipolla”. Il fegato si prende il titolo di piatto del giorno, si scioglie in bocca e supera anche l’esigente esame Camilla, ma anche la faraona arrosto si difende bene.
Oggi si sono tutti imborghesiti, magari solo perché seguono Masterchef e si sentono in diritto di giudicare.
“Beh, perché comunque la cacio e pepe è un piatto da trattoria, semplice, proprio come la pasta al pomodoro o al ragù. So che non c'entra niente con Milano, ma mi stancherei a cucinare sempre gli stessi piatti, anche perché ho clienti che vengono tutti i giorni da vent’anni. Per esempio, oggi ho un’insalata di crauti e mele, ho visto la ricetta, mi è piaciuta e l’ho voluta preparare. Per le cene su prenotazione, cerco di proporre la tradizione milanese, il più fedele possibile”. Mi apre un’edizione dell’Artusi, ricetta numero 300, quella del manzo alla California, “lo preparo sempre in questa maniera, è fantastico”.
“Io credo ci abbiano voluto preservare, altrimenti non ci avrebbero messo molto a comprarci e fare tabula rasa."
Qua vicino c’è un’altra trattoria storica, peccato che solo il risotto con l’ossobuco ti costi 33 euro, mentre trattoria è anche e soprattutto cibo per poveri, è la ristorazione veloce per chi deve andare a lavorare
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