Nessuno è esente da questa epidemia: scattare il cibo ancora prima di mangiarlo e poi postarlo su Instagram. Quasi 300 milioni di foto su Instagram riportano l'hashtag food e oltre 150 milioni sono taggate #foodporn (dati di agosto, ndr). Secondo una ricerca di Ypulse, che ha indagato le abitudini alimentari dei Millennial, sono i giovani tra i 13 e i 35 anni a guardare con maggiore interesse il mondo del cibo: 3 su 5 hanno dichiarato che andrebbero più volentieri a un festival gastronomico che a uno di musica. A confermare la giovane età dei futuri cuochi del mondo ci si mette anche il New York Post, che pubblica la ricerca commissionata da Farm Rich, secondo cui gli adolescenti americani tra 13 e 19 anni dedicano quasi 1000 ore della loro vita pensando al cibo e a quale sarà il loro prossimo spuntino. Le fonti d'ispirazione? Neanche a dirlo, i social network.
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Il riflesso di questa ossessione nella vita reale è palpabile: se cercate l'hashtag #foodie, che ha all'attivo quasi 100 milioni di post, scoprirete che molte persone lo usano nella bio e perfino per descriversi nella vita reale. Per me, che scrivo di cibo per vivere, questa parola non significa proprio un bel niente. È un po' come autodefinirsi hipster… Seriamente c'è chi lo fa?!Al concetto di food porn, facile intuirlo, dovrebbero essere associate fotografie di cibo appena preparato con un che di eccitante e sensuale, ma spesso riuscire nell'intento è difficile, tanto a casa quanto al ristorante.Per capirci di più mi sono affidata alle competenze di un amico e fotografo professionista, Matteo Boni, che mi ha insegnato qualche trucco per trasformare le immagini di food catturate con lo smartphone in autentici capolavori… Almeno nella mia testa.
Prova 1: il tagliere
Matteo: “I piatti molto geometrici, vanno scattati in modo più zenitale possibile (imho)”Io: “Zeni… che?”Matteo: “Oh, zenitale, come zenit. Va beh, le basi…”
Io: “Ahh (vuoto cosmico)”Matteo: “ Insomma, andrebbero scattati in pianta cercando di tagliare la parte meno interessante. In questo modo, si crea nell'occhio un interesse che è stimolato dalla continuità tra il margine della foto e il piatto. In gergo si dice appoggiare la foto”.
Io: “Ok, sembra semplice, ci provo.”
Matteo sostiene che io possa migliorare, ma per me è già una conquista così! Ordiniamo un altro piatto.
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Prova 2: l'avocado toast
Questa volta andiamo su un grande classico: l'avocado toast con l'uovo. Non che ami particolarmente l'avocado toast, intendiamoci. Ma su Instagram ci sono oltre 800.000 foto pubblicare con questo hashtag e #eggs, con le sue quasi 10 milioni di foto, è il cibo più quotato sul social. E per ragioni scientifiche ovviamente non potevo ignorarlo.Matteo: “Sai perché le uova all'occhio di bue sono le più fotografate?”Io: “Mmm… no”Matteo: “Sono interessanti di per sé: anche se non ne siamo consapevoli, il nostro occhio percepisce il tocco di rosso del tuorlo sul fondo bianco che dà all'immagine un contrasto piacevole.”Io: “Sarà mica per questo che le uova strapazzate sono passate di moda? Meno male che ci sono i cucinaremalisti che lo tengono in vita."Arriva il nostro toast, servito su un tagliere in ardesia rettangolare e passiamo all'azione.Matteo: “Un piatto come questo ha un formato simile a quello dello smartphone e della reflex e va scattato in maniera più diritta possibile, così da accompagnare le linee dei soggetti a quelle dell'inquadratura.”
Provo, ma il mio piatto sembra uscito dall'oblò di una lavatrice. Non riesco a tenere le linee del tagliere parallele all'inquadratura.Matteo: “Per minimizzare la distorsione prova a zoomare leggermente. Così riesci a simulare l'effetto di un obbiettivo con focale lunga. Questo ti aiuta anche a prendere l'inquadratura più facilmente.”
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Prova 3 (fallita): l'hamburger
A questo punto dovrei raccontarvi come rendere migliori le foto dei vostri burger, ma sfortunatamente non ne ho la più pallida idea. Ci ho provato, ho fatto appello a tutto il mio self control: permettere a quel panino succulento ricoperto di formaggio filante appena sfornato di diventare freddo è un crimine. Non si può, punto.Matteo: “ Le costruzioni verticali, come la pasta in un piatto fondo, vanno scattate a circa 45°. Dalla stessa angolazione da cui lo guardi per mangiarlo, per intenderci. Il rischio in questo caso è che gli spaghetti risultino troppo scuri a causa della verticalità che copre la luce. Puoi controllare le ombre utilizzando il tovagliolo bianco che hai accanto: qui, per esempio, avvicinalo alla parte opposta alla luce per ammorbidirla."
Prova 4: la pasta
Mentre ci concediamo il piacere di un cocktail, Matteo ha un'altra idea geniale: scattiamo anche questo, mettendo la torcia del cellulare accesa dietro il bicchiere. Così creiamo un fascio di luce che lo rende molto più interessante.
No, davvero? Avevo già il sapore rotondo del gin sotto la lingua.
“Non pensi che altri fotografi potrebbero prendere male tuo dispensare consigli?” gli chiedo. “Sì, può essere, ora la smetto” risponde.
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Per fortuna, il mio cocktail è salvo.Nota: Per fare questo articolo non è stato maltrattato o abbandonato alcun piatto.Si ringrazia per l'ospitalità il lounge bar Al Tagliando, di via B. Eustachi 32 a MilanoTutte le foto per MUNCHIES di Matteo BoniSegui MUNCHIES su Facebook e Instagram .
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