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'Non sarebbe Black Mirror senza un qualche incubo esistenziale'

Abbiamo discusso dell’episodio USS Callister con Charlie Brooker, l’ideatore della serie.
Still via Netflix.

La serie TV ansio-tecnologico-distopica Black Mirror è tornata con sei nuovi episodi, usciti su Netflix il 29 dicembre 2017. Ad oggi le reazioni della critica e del pubblico sono contrastanti: c’è chi sostiene che “non è più Black Mirror,” perché avrebbe perso un po’ di quella carica distopica e angosciante delle prime due stagioni (non prodotte da Netflix); e chi invece ha apprezzato la svolta “umanista” rispetto al nichilismo a cui avevano abituato gli autori.

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Tra le puntate che hanno generato più attenzione c’è sicuramente la prima, “USS Callister”—parzialmente ambientata in una specie di astronave alla Star Trek ma che contiene diversi colpi di scena. Abbiamo discusso dell’episodio e di alcuni temi connessi con Charlie Brooker, l’ideatore della serie.

Attenzione: nell'intervista ci sono alcuni spoiler.

VICE: Da dove viene l'idea dietro questo episodio? Sapevate già che volevate fare qualcosa nello spazio?
Charlie Brooker: Sì, era proprio quello il focus. Eravamo sul set di "Playtest" della terza stagione, che è piena di effetti speciali. Stavamo parlando di cosa fare dopo, perché era quasi tempo di mettersi a pensare a questa nuova stagione e a volte quando discutiamo dei temi da affrontare lo facciamo in termini di genere. Tipo, "Oh, non abbiamo ancora fatto né musical né procedure giudiziarie."

Anche lo spazio non l'avevamo affrontato—come fare un episodio ambientato nello spazio? Come trasformare lo spazio in un tema alla Black Mirror, e soprattutto come fare con gli effetti speciali (considera che era proprio quello che stavo facendo anche con "Playtest", occuparmi per una delle prime volte di effetti speciali). Dato che eravamo sul set c'era il ragazzo degli effetti speciali e ci siamo fatti una chiacchierata. È nato tutto da lì.

In cosa si differenzia, a livello di produzione, un episodio 'blockbuster' come questo rispetto a uno che ha un'apparenza e una attitudine più indie?
È piuttosto strano, perché per molte cose è probabilmente un episodio bello mainstream, ma a livello di struttura è molto tradizionale anche nelle sfaccettature più strane. Ci sono un sacco di stramberie. L'ho scritto insieme a William Bridges, con cui ho scritto anche "Shut Up and Dance" nella terza stagione. Quello però era un episodio molto diverso, anzi, per molte cose all'estremo opposto. È ambientato soprattutto nel mondo reale, qui e ora, nel presente. E poi invece abbiamo fatto questo, che è più divertente ma è una sfida completamente diversa. Il nostro obiettivo è rendere ogni puntata diversa da quella prima.

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In generale in questa stagione facciamo un sacco di inversioni di marcia in termini di tono, genere, estetica, tutto. Ogni episodio, questa volta, è completamente diverso dagli altri.

La cosa che mi è rimasta più impressa di tutta la serie è che molte sono incentrate su sfruttamento sessuale o dinamiche di potere.
Al vero centro di "Callister" c'è una storia di potere. La storia di un tiranno. È difficile, questa. Me l'hanno già fatto notare, che c'è un sacco di sesso in Black Mirror e io mi sono chiesto, ma è davvero così tanto? "15 Million Merits", mi sono risposto. Ma ecco, direi che è più una questione di potere, con il suo mondo fantastico e contorto, un mondo di fantasia basato su ideali vintage, ultra-mascolini, sci-fi.

Sì quello che volevo dire è che ogni volta che introduci nuove dinamiche di potere che derivano da nuove tecnologie, ne esplori sempre…
Le ramificazioni.

Sì.
Penso sia perché, spero, con le storie si riesce a empatizzare e mi pare che molte storie sci-fi non riescono a parlare davvero di sesso, e se lo fanno, è sempre nell'ottica dei sex robot o cose simili. Certo, anche noi in "Be Right Back" ci abbiamo messo un sex robot. Ma penso che sia più riferito alle relazioni, lì. Penso che sì, il sesso entri in gioco in molti episodi, ma non penso che ne abbiamo mai fatto uno che parla solo di sesso. Di solito parliamo d'altro. Qui per esempio parliamo soprattutto di potere e tirannia, mentre in altri episodi della serie, prendi per esempio "Arkangel", parliamo soprattutto di famiglia e protezione.

Secondo me questa puntata parla anche di risentimento: risentimento verso le donne, risentimento verso il successo… Una cosa che si vede anche in tante community online.
C'è un elemento di risentimento. Ma lui ce l'ha con tutti. È questo il punto. Ce l'ha con gli uomini e le donne che gli piacciono, ma le donne le fa finire in una Barbarella, una specie di mondo di bambole da cui non possono rappresentare una minaccia. Gli uomini invece li soggioga in modo diverso. Non so se ci sia un elemento specifico che rende le persone della comunità tech più prone alla misoginia o che. È difficile, perché questi sono tutti elementi della storia, ma la storia non si concentra su queste cose. Il centro è una persona che non sta bene, e che ha un potere incontrastato. Tutto il resto non è che un aspetto di questo. Ma è interessante, perché per ogni persona con cui parlo l'episodio parla di qualcosa di diverso.

Qualche giorno fa ho letto che i film di supereroi stanno facendo fatica perché dipendono dalla continuità, quindi chi li guarda sa già che non morirà nessuno. Ma sia in questo episodio che in "White Christmas" tu per i tuoi personaggi hai trovato un destino che è anche peggio della morte.
Sì, ci piace creare questi incubi. Non sarebbe Black Mirror senza un qualche incubo esistenziale. Non mi piacciono molto i film di supereroi. Posso guardarne uno per far passare il tempo, ma non mi prendono. Non sono Iron Man, non sarò mai Thor. Anche se ho sentito dire che Thor Ragnarok è molto divertente. Non l'ho visto. Ma di solito con i film di supereroi mi pare di non riuscire a empatizzare. Invece qui, spero almeno, c'è sempre un momento in cui cominci a sentire con i personaggi. A un livello proprio base.

Soprattutto in questo caso, in cui c'è una connessione con tutte quelle persone normalissime che lavorano in un ufficio.
Sì, anche negli episodi più fantastici c'è un elemento che li rende più legati allo spettatore. Spero che ce l'abbiamo fatta anche in "Callister".

@samwolfson