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Tecnologia

Dove si trovano le tartarughe marine in Italia?

Se muori dalla voglia di accarezzare una 'Caretta Caretta', questa mappa ti mostra dove trovarle.
Tutte le immagini: per gentile concessione diStazione Zoologica Anton Dohrn

Sagge e longeve, le tartarughe Caretta Caretta sono degli animali supersimpatici, non solo per il divertente nome scientifico (bravo Linneo!), ma anche per la loro tipica aura di pacifica tranquillità rallentata. Essendo degli esseri straordinari, ovviamente, le tartarughe marine del Mediterraneo sono a rischio estinzione: si trovano, infatti, nella categoria in pericolo della lista rossa di IUCN — Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. Motivi: pesca accidentale con palangrese e reti a strascico, turismo nei siti di nidificazione, degradazione dell'habitat e disturbo antropico.

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Sulle coste italiane, raramente si ha il piacere di avvistarne una, a meno che non ci si trovi nelle poche spiagge tirreniche dove sono solite nidificare, oppure non si sappia davvero di preciso quali zone visitare e in che periodo dell'anno. Una ricerca pubblicata recentemente sulla rivista scientifica Marine Biology, condotta dall'Università di Pisa in collaborazione con la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, ha tracciato una mappa delle aree del Mediterraneo in cui è possibile incontrarne.

Questa mappa mostra il risultato del tracking di 10 tartarughe nell'arco di due anni. Immagine: per gentile concessione di Sandra Hochsheid

"Questo studio, durato circa otto anni, fa parte di un progetto molto più ampio sul comportamento delle tartarughe marine nel Mediterraneo — di cui io, personalmente, mi occupo da oltre 20 anni,” ha spiegato Sandra Hochsheid, tecnologa della Stazione Zoologica Anton Dohrn, a Motherboard. “A un certo punto del nostro lavoro qui a Napoli siamo venuti a conoscenza del fatto che l’Università di Pisa si stava occupando a sua volta del tracking di altre cinque tartarughe, così abbiamo integrato gli studi per ottenere un dataset molto più significativo.”

La tecnologia di base utilizzata per tracciare le dieci tartarughe è costituita da piccoli apparecchi con antenna attaccati al carapace, che trasmettono informazioni attraverso il sistema satellitare ARGOS — che è il più usato per il monitoraggio ambientale e le ricerche scientifiche, appartenente a un circuito diverso rispetto al sistema GPS. "Quando le tartarughe emergono in superficie per respirare, si attiva un meccanismo che inizia a trasmettere la loro collocazione al satellite, che calcola la posizione dell’animale. I dati vengono raccolti da due stazioni con cui siamo connessi via internet, una in USA e una in Francia,” ha continuato la ricercatrice.

Sul carapace della tartaruga si vede il trasmettitore con l'antennina.

Con gli anni, i dispositivi di localizzazione sono stati integrati con altri sensori, che misurano anche la temperatura delle tartarughe e le profondità a cui si muovono. Informazioni molto utili per valutare non solo la loro collocazione geografica, ma anche il modo in cui utilizzano le correnti d’acqua e come si spostano in base al clima. Dalla mappa qui sopra possiamo osservare che, per quanto riguarda l'Italia, si concentrano per lo più al largo del golfo di Napoli e nell'area compresa tra Campania, Calabria e Sicilia. Mentre toccano solo marginalmente la costa leccese.

"Ci interessava soprattutto capire come le tartarughe si muovevano in mare aperto. La ricerca è fondamentale nella designazione delle aree protette, non solo quelle costiere ma anche quelle cosiddette 'offshore': abbiamo bisogno di informazioni per tutelare nella maniera più efficace possibile gli esemplari. Per esempio, vietare la pesca se sappiamo che in un certo periodo dell’anno, in una determinata zona, ci sono delle tartarughe” ha concluso Hochsheid.