JAY-Z non ha parlato molto del suo ultimo album 4:44 (che abbiamo in gran parte tradotto e spiegato qualche tempo fa). A parte una breve intervista per BBC Radio, l’unico modo che abbiamo avuto per approfondire i temi che Jay ha trattato—il ruolo della ricchezza e del privilegio nella sua vita, l’emancipazione economica, il razzismo, il suo matrimonio con Beyoncé—è stato discuterne tra di noi. Ora, il New York Times ha pubblicato una lunghissima intervista con JAY-Z condotta da Dean Baquet, Executive Editor della storica testata americana.
Qua sotto trovate alcuni spezzoni della conversazione tra Baquet e JAY-Z, tradotti. Nell’intervista, che trovate a questo link, Jay parla anche della responsabilità che gli artisti di colore hanno negli Stati Uniti di oggi, del ruolo di O.J. Simpson nella storia americana, del mondo che vuole lasciare ai suoi figli e di molto altro.
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Su Trump e sul razzismo in America:
La cosa migliore della presidenza Trump è che ora siamo obbligati a instaurare un dialogo [sul razzismo]. Ora stiamo avendo una conversazione su ampia scala; Trump ci ha fornito una piattaforma su cui costruirla. […] Idealmente, [il modo migliore per parlarne] sarebbe avere un presidente che dica, “Sono aperto al dialogo e a mettere a posto le cose”. Sarebbe ideale. Ma il processo che sta avvenendo è comunque positivo, perché non puoi trovare una soluzione finché non inizi a riconoscere il problema. Se riveli qualcosa, lo puoi guarire. Giusto? Se ho un tumore e non lo so non significa che on esiste. Devo prima diagnosticarlo.
Su quello che ha imparato andando da uno psicologo:
Mi ha fatto crescere molto. Ma penso che la cosa più importante che ho imparato è che tutto è connesso. Ogni emozione è collegata a tutte le altre, e tutte nascono da qualcosa. Me ne sono reso conto. Rendertene conto nella vita quotidiana ti dà un vantaggio enorme. Capisci che se qualcuno si sta comportando con te in modo razzista, non è colpa tua. È colpa del modo in cui sono stati cresciuti e di quello che gli è successo. La maggior parte dei bulli fanno i bulli. Succede, e basta. Da piccolo sei stato bullizzato, e ora ti stai vendicando su di me. Lo capisco. E ora che l’ho capito, invece di reagire con rabbia, posso essere più soffice e risponderti, “Amico, stai bene?”
Sull’esprimere i propri sentimenti:
La cosa più forte che un uomo può fare è piangere. Esporre i propri sentimenti, essere vulnerabile di fronte al mondo intero. Quella è vera forza. Ti senti come se dovessi essere sempre in guardia. Ma non è così che deve essere. È falso.
Sull’invecchiare e fare rap:
Credo che il rap, in particolare, sia uno sport per giovani. Credo che mi allontanerò sempre più dalle luci dei riflettori. Fare rap significa ricevere il dono della scoperta. E puoi davvero stare sotto quelle luci quando tutto è fresco e nuovo, e quindi riesci a scrivere le tue canzoni migliori. Io ci sono rimasto sotto anche più di quanto sarebbe lecito.
Sul suo litigio con Kanye West:
Gli ho parlato l’altro giorno, solo per dirgli che è mio fratello. Amo Kanye, davvero. Abbiamo un rapporto complicato. Kanye ha cominciato a fare ‘sta roba sulla mia etichetta. Sono sempre stato il suo fratello maggiore. E siamo entrambi intrattenitori. C’è sempre stata una competizione sotterranea tra ni. Entrambi amiamo e rispettiamo l’arte l’uno dell’altro. Ed entrambi—tutti vogliono essere i migliori del mondo. Capisci? E ci sono anche molti altri fattori. Ma le cose andranno sempre bene tra di noi.
[C’è tensione tra noi adesso], ma succede. Nel contesto del nostro rapporto, sai, quando avremo 89 anni guarderemo a questi sei mesi o quelli che saranno e ci rideremo sopra. Capisci? Dovremo superare delle complicazioni. E l’unico modo per farlo è sederci, parlare e dire, “Queste sono le cose che non mi fanno stare bene. Queste sono le cose che non riesco ad accettare. È così che mi sento”. E sono sicuro che secondo lui anch’io gli ho fatto qualcosa. Capisci? Non sono un essere umano perfetto, in nessun senso.
Sul suo rapporto con Beyoncé, e sulle confessioni che entrambi hanno fatto nei loro album:
Usavamo la nostra arte quasi come fosse una seduta di psicoterapia. E abbiamo cominciato a fare musica assieme. E poi la musica che lei stava facendo era già più formata, e “avanti”, e quindi è uscita con un suo album invece che con l’album collaborativo a cui stavamo lavorando. Abbiamo ancora molti di quei pezzi. E [4:44] è quello che è successo. Non c’è mai stato un momento in cui mi sono detto, “Sto facendo questo album”. Ero sempre lì, durante tutto questo processo.
[Ascoltando le nostre canzoni] ci siamo sentiti entrambi molto, molto a disagio, ma il posto migliore in cui essere durante un uragano è esattamente al suo centro. Eravamo lì, nell’occhio del ciclone. […] Abbiamo parlato molto. Sai, ero davvero orgoglioso della musica che aveva fatto, e lei lo era della mia arte. Rispettiamo genuinamente tutto quello che facciamo a livello artistico. Penso che sia fantastica. Molti scelgono di separarsi, e la metà delle coppie divorzia perché non riescono a confrontarsi. La cosa più difficile da fare è guardare l’effetto delle tue azioni sul viso della persona a cui hai fatto male, e poi dover affrontare te stesso. La maggior parte della gente non vuole farlo. Non vuole guardarsi dentro. E quindi se ne va.
Ah, anche la copertina della rivista dell’NYT su cui verrà pubblicata l’intervista spacca il culo. La trovate qua sotto.
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