A un certo punto della tua relazione si insinua nella tua testa un pensiero martellante: un’altra persona, che ovviamente no, non è quella con cui stai. Magari te l’hanno presentata a una cena in cui avete parlato tutto il tempo, magari è una luccicante novità in un ufficio dove non succede mai niente, o magari inconsciamente l’aspettavi ed è arrivata. E ora non fai che pensarci.
E più ci pensi più hai la certezza che non sia passeggero, ma qualcosa che, se perseguito seriamente, potrebbe compromettere la tua relazione. Cosa fai allora? Continui a interagirci su Instagram, dribblandone le avance ma evitando anche di pronunciare le fatidiche parole “sono fidanzato/a”? Blocchi ogni contatto e ti butti ancora di più nella relazione perché probabilmente la stavi trascurando? E soprattutto: non sei l’unica persona al mondo messa così, vero?
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A dirmi che si tratta di qualcosa di assolutamente normale—“escludendo i casi estremi, riguardanti soggetti psicopatologici, che non riescono a stare nella coppia, e sgusciano spesso dalla relazione”—è Marilena Iasevoli, psicoterapeuta con approccio gestaltico, incentrato sulle problematiche relazionali, consulente sessuologa all’Istituto di Sessuologia Clinica di Roma e membro della European Federation of Sexology. Quindi: no panico, e andiamo nel dettaglio.
IN CHE FASE DELLA MIA RELAZIONE SONO?
La premessa qui è più scientifica che romantica, e ci porta a distinguere tra due fasi generali di ciò che conosciamo come amore. Nella “fase dell’innamoramento” il corpo viene inondato da “una sorta di reazione a cascata,” vengono coinvolti ormoni come ossitocina e adrenalina, e viviamo in uno stato “di eccitazione che ci porta a voler stare sempre con l’altro perché è fautore del nostro benessere; di cui tendenzialmente giustifichiamo i difetti, ed esaltiamo i pregi.”
“Se intraprendiamo una relazione con la persona del nostro desiderio,” continua Iasevoli, “la fase dell’innamoramento dura sei, otto mesi, massimo un anno; poi si passa alla seconda fase, che dura quanto la durata della relazione stessa.”
Questa seconda fase è segnata dal ritorno, se così vogliamo dire, del raziocinio: “Per esempio frasi che si dicevano nella prima fase, come ‘è lento, ma perché è preciso,’ si trasformeranno in ‘è una persona precisa, però madonna quanto è lento’,” spiega Iasevoli. Ed è proprio in questo più durevole step, fatto di consolidamento della relazione, delusioni, alti e bassi, che ci si può invaghire di qualcun altro.
La relazione di coppia è come un’impresa il cui stato di salute dipende “dal tempo investito, dal lavoro su noi stessi e con l’altro, dai nostri bisogni singoli e di coppia, che mutano col tempo,” ricorda Iasevoli. Se un partner molla poco a poco la presa, e di riflesso anche l’altro—vuoi perché ci si focalizza più sul lavoro per lunghi periodi, o il rapporto è da troppo a distanza, o per altri motivi ancora—è possibile che uno dei due, invaghitosi di qualcun altro, penserà probabilmente di aver trovato “all’esterno una compensazione a quello che non trova più nella coppia” e valuterà di conseguenza.
Ma le falle possono nascondersi anche in una relazione apparentemente solida: “in una coppia, anche in quelle di lunga durata, alcuni tendono a mantenere una facciata e a non concedersi mai totalmente, a non mostrare alcuni aspetti di sé, che reputano deboli, ma che diventano un mancato confronto.” In questo caso, se poi si incappa all’infuori della coppia in qualcuno “con cui viene naturale mostrare gli aspetti di cui siamo più insicuri,” a livello personale si iniziano a mettere in discussione i propri bisogni.
COME FACCIO A CAPIRE SE SONO INNAMORATO DI UN’ALTRA PERSONA?
Dopo aver messo in conto che “ci saranno spesso dei momenti in cui non siamo soddisfatti del nostro partner—a livello sentimentale, pratico, gestionale, relazionale—e che sarà così anche se lo cambiamo,” è il momento di capire se ci siamo invaghiti a tal punto dell’altra persona da dover mettere in discussione la nostra relazione attuale.
Bisogna cercare di rispondere con calma a diversi quesiti, per esempio: sto pensando erroneamente che il problema sia la mia relazione, quando in realtà avrei bisogno di un altro cambiamento nella mia vita? Forse non sto attraversando un buon momento a livello emotivo, sono depresso, apatico e mi sto focalizzando su qualcosa che non c’entra? E se mi mancasse solo quella “sensazione di innamoramento”?
Se si è proprio nel pallone, Iasevoli consiglia “di rivolgersi a un terapeuta per sciogliere eventuali dubbi, soprattutto se si tratta di una relazione di lunga data.”
DOVREI DIRLO ALLA PERSONA CON CUI STO? O FARE UNA PROVA E TRADIRLA?
Sempre Iasevoli consiglia di valutare bene la situazione. “Se si vuole utilizzare questa confessione per dare una scossa alla relazione sapendo che il partner la può prendere come una spinta a dire, ‘Okay come mai è successo, cosa ti manca nella coppia, cosa possiamo fare per recuperare il nostro rapporto?’ allora può essere molto utile.”
Magari, chi lo sa, si potrebbe anche scoprire che la monogamia non è l’unica alternativa per entrambi. Ma il partner potrebbe anche dare alla cosa “la stessa valenza di un tradimento,” e arrivati a questo punto potrebbe essere meglio evitare.
A proposito: un “tradimento-test” potrebbe essere utile per chiarirsi le idee? Per quanto possa sembrare paradossale, “il tradimento non è mai il preludio della fine della relazione, perché in realtà implica la voglia di restare nella coppia,” risponde Iasevoli. Secondo cui, senza voler essere eccessivamente pessimisti, bisogna sempre preventivare la possibilità di tradire o essere traditi in una relazione, perché “è molto più comune di quanto ci si aspetti.”
Nonostante questo, sempre secondo Iasevoli, bisogna chiedersi “che senso avrebbe varcare questo confine,” in quanto aprirebbe inevitabilmente diversi possibili scenari: il “tradimento-test” potrebbe far archiviare l’invaghimento; oppure far scoprire “l’intesa sessuale con l’altra persona, senza un reale coinvolgimento emotivo, e reiterare il tradimento; o ancora si potrebbe definitivamente capire che la persona piace tanto a livello sessuale quanto a livello relazionale.”
Questo non vuol dire che il tradimento sia una pratica raccomandata o consolidata per valutare la solidità di una relazione, né che sia la risposta di tutti. “Un sacco di persone rimangono insoddisfatte del loro rapporto ma non tradiscono, al massimo sperimentano dei piccoli scambi in chat,” chiarisce Iasevoli. “Ma non è che se non stai tradendo la relazione va bene, il tradimento non è l’unico metro di misura. Anzi.”
CI SIAMO LASCIATI E ORA MI MANCA
Mettiamo il caso che alla fine si sia deciso di interrompere la propria relazione—anche senza aver consumato il tradimento—per intraprenderne una nuova con l’altra persona. E se finita la fase dell’innamoramento, ci si rende conto però di aver fatto una cavolata?
“Innamorarsi è sempre un rischio, e se ci si è assunti il rischio di cambiare partner, vuol dire che in quel momento si credeva ne valesse la pena,” chiarisce Iasevoli. “Ma se a posteriori si capisce che era meglio il partner precedente, e nella mia esperienza posso dire che non è una casistica insolita, forse a monte ci si è fatti trasportare dall’onda dell’eccitazione e del desiderio, e non si è valutato bene.”
Un buon metodo prima di fare qualunque mossa è quindi porsi alcune domande: “Se mi succede una cosa bella o brutta con chi vorrei condividerla? Con chi mi vedo nei prossimi cinque anni? Con chi ristruttureresti una casa?” anziché pensare sul momento: “Adesso con chi preferirei andare in vacanza?”
Anche perché, nell’eventualità si riesca a restaurare la vecchia relazione, la terapia di coppia—rispetto a quella singola in cui magari non si è investito prima—costa pure di più.
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