Era chiaramente un piano terroristico. Secondo quanto riportato mercoledì dalla polizia, cinque uomini avevano in programma di salpare dall’Australia con un piccolo peschereccio per unirsi allo Stato Islamico (IS), in Siria.
Probabilmente l’imbarcazione di sette metri non è stata la scelta migliore per trasportare cinque uomini attraverso l’oceano per settimane.
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Inoltre, le immagini dell’interno della barca ottenute dalla rete australiana 7News mostrano che il gruppo si era portato dietro solo una bottiglia d’acqua per il lungo viaggio in mare aperto, da Cairns (nel nord-est dell’Australia) fino all’Indonesia (per un totale di circa 3.220 chilometri). Da lì, gli uomini speravano di prendere un aereo per la Siria, ha riferito News Corp.
Martedì la polizia australiana ha arrestato i cinque sospettati, dopo che avevano trainato la barca per quasi 3.000 chilometri da Melbourne, nel sud-est dell’Australia, a Cairns, nel Queensland — come ha riferito la polizia stessa. Dal momento che i loro passaporti erano stati annullati, la loro unica opzione era lasciare l’Australia in barca, ha detto la CNN.
Il vice commissario della Polizia Federale Neil Gaughan ha detto ai giornalisti che si pensa che gli uomini abbiano comprato la barca nello stato di Victoria. Erano sotto sorveglianza da “alcune settimane,” ha affermato.
La Australian Broadcasting Corporation ha detto che tra gli uomini arrestati c’era il predicatore radicale di Melbourne Musa Cerantonio, un sostenitore dichiarato di IS che è stato deportato dalle Filippine in Australia nel 2014.
Si ritiene che Cerantonio, convertitosi all’Islam dal cattolicesimo a 17 anni, stesse programmando di unirsi a IS già quando è stato deportato a causa dei “suoi documenti di viaggio non in regola.” Al suo ritorno era stato messo sotto sorveglianza, ma non era stato arrestato.
I cinque uomini non sono ancora stati condannati. Secondo le nuove severe misure di sicurezza approvate nel 2014, i cittadini australiani possono scontare fino a dieci anni di carcere per aver viaggiato fuori dal paese in zone dichiarate off-limits, tra cui la provincia di Raqqa in Siria, uno snodo strategico per i militanti di IS.
L’Australia è stata fortemente criticata per le sue rigide politiche sull’immigrazione, che cercano di fermare l’arrivo in barca di potenziali richiedenti asilo dall’Indonesia; ma si ritiene che siano stati in pochi ad intraprendere il viaggio nella direzione opposta.
“Stiamo indagando riguardo l’accusa che abbiano provato a viaggiare attraverso l’Indonesia verso le Filippine, con lo scopo di giungere in Siria,” ha riferito alla stampa il vice commissario di polizia dello stato di Victoria, Shane Patton.
“Non succede spesso che le persone tentino di arrivare in Siria via mare, ma non ho numeri precisi.”
È dal 2014 che l’Australia, storico alleato degli USA, è in allerta per i possibili attacchi di jihadisti radicalizzati all’interno del paese. Le autorità sostengono di aver sventato una serie di attentati, anche se alcuni ‘lupi solitari’ sono riusciti a colpire. Diciassette mesi fa un bar di Sydney è messo sotto assedio da un presunto jihadista, morto insieme a due ostaggi.
Il mese scorso il ministro dell’immigrazione australiano ha dichiarato che un centinaio di persone avrebbero abbandonato l’Australia per andare a combattere in Siria al fianco di gruppi come IS.
A detta della polizia, non è chiaro dove i due uomini, dell’età di 21 e 33 anni, volessero mettere la barca in acqua. L’Indonesia e l’Australia sono divise da un confine marittimo, che anche nel suo punto più stretto si estende per centinaia di chilometri.
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