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Internet, stai tra

Jaron Lanier è uno dei pionieri della realtà virtuale, perciò dobbiamo fidarci di quello che dice.

Per essere un bianco con i dread, Jaron Lanier è estremamente produttivo. Negli anni Ottanta ha coniato l'espressione “realtà virtuale” e, tra le altre cose, ha introdotto l'idea della doppia vita online attraverso gli avatar. L'Enciclopedia Britannica lo ha inserito nella lista dei 300 più grandi inventori della storia, e il film Il tagliaerbe è basato su di lui e sul suo laboratorio (il suo personaggio è interpretato da Pierce Brosnan). È anche riuscito a costruirsi una carriera di successo come musicista jazz, arrivando a suonare con mostri sacri come Ornette Coleman e George Clinton, e ha messo su una delle collezioni più vaste al mondo di fiati e strumenti a corda asiatici. Più di recente ha contribuito alla realizzazione di Second Life e ora tiene lezioni in alcune delle più prestigiose università del mondo.

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Nel 2010 è uscito Tu non sei un gadget, un saggio sul perché alcune parti della rivoluzione digitale ci stanno rendendo dei blandi bastardi senza cultura. Ci siamo fatti quattro chiacchiere, appagati dalla sua somma intelligenza.

VICE: Ciao Jaron. Allora, quali sono i principali problemi nell'attuale stato del mondo digitale?
Jaron Lanier: Chiariamo subito le cose. Io sono molto contento del modo in cui il web si è evoluto e sono anche contento del modo in cui internet (che costituisce il sostrato del web) si sia sviluppato. Sono molto soddisfatto anche del cloud computing. Quello di cui sono critico è una serie di design chiamati web 2.0 design, che non sono stati originati da me. Io sono responsabile per parte della retorica che c'è dietro, di cui ora mi rammarico.

E di cosa trattava questa retorica?
Be', girava intorno all'idea che ci sarebbero stati talmente tanti benefici derivanti dal nuovo internet che se tu avessi messo in circolazione le tue idee a gratis, in qualche modo avresti ricevuto una ricompensa molto più grande di quanto avresti ottenuto all'inizio facendoti pagare per le tue idee. Era un'idea interessante, ma abbiamo aspettato 17 anni e questi benefici non si sono ancora visti. A un certo punto devi accettare i risultati che ottieni, e questi risultati ci dicono che questa teoria non sta funzionando. Quello che critico qui è una cosa specifica, non cerco di negare il mio supporto al progresso tecnologico in generale. Visto che la tecnologia digitale ha un'influenza così importante su tutti noi, è fondamentale poter essere selettivamente critici sulle cose che non funzionano.

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Nel libro parli della mancanza di supporto finanziario agli artisti come di un “Maoismo digitale”; come ti è venuta quest'espressione?
La ragione per cui uso “Maoismo digitale” sta nel fatto che l'unico gruppo di persone che abbia sostenuto che gli intellettuali non debbano essere pagati, e che tutti si debbano dedicare a pesanti lavori fisici, sono proprio i maoisti. Un altro concetto fondamentale del mio libro è che, come la larghezza dei binari determina la velocità e la qualità del viaggio in treno, così l'attuale software design definisce e limita il modo in cui possiamo plasmare e definire i nostri processi mentali.

In che modo pensi questo stia succedendo?
Per esempio, al giorno d'oggi ci sono un sacco di mezzi che stimolano la gente ad agire in modo meschino. Quando la gente può agire in veste anonima, non ci sono conseguenze alle loro azioni e molto facilmente si crea la tendenza ad aggregarsi come in delle gang. Un esempio di come il software design di bassa qualità porti fuori il peggio delle persone sono i commenti anonimi su YouTube. Ci sono quindi questi particolari design—e non il web in generale—che tendono a creare una profonda divisione, in cui la gente parla solo con quelli del proprio tipo, che diventano sempre più provocatori e disfunzionali. Non penso che design del genere siano positivi, promuovono la cattiveria e causano danni su larghissima scala.

Ma secondo te, questa tendenza ad aggregarsi e a comunicare su internet solo con quella nicchia di persone del tuo stesso tipo non è controbilanciata da eventi culturali di massa come X Factor, il cui successo sembra crescere continuamente ?
Vedi, sono due questioni diverse. X Factor è un esempio di un mass-media—la televisione—che non ha la qualità organizzativa di cui stavo parlando, in cui la gente forma delle specie di fazioni opposte. Puoi definirla come una cosa che “unisce”, e il fatto che sia buona o cattiva, non è quello di cui mi preoccupo ora. Sto parlando di qualcosa di più specifico. X Factor è l'esempio di qualcosa che ultimamente si sta trasformando in una mania—la convinzione per cui tutto ciò su cui si concentra maggiormente la folla diventa automaticamente la scelta migliore. A volte è vero. Se chiedi alla gente di stabilire una sola cosa, tipo quale dovrebbe essere il prezzo di qualcosa sul mercato, allora la gente può essere molto intelligente. Ma se chiedi ad un largo gruppo di persone di fare qualcosa di creativo o costruttivo, otterai qualcosa di piuttosto banale, e X Factor è un esempio di tutto ciò. Le tipologie di creativi che otteniamo in quella maniera hanno delle qualità prevedibili, facilmente apprezzabili e non controverse. Non penso che puoi ottenere un Kurt Cobain o dei Clash in questo modo. Non si può coltivare l'originalità in questo modo. Se uno dei problemi del nuovo web è la cattiveria causata dall'anonimato, l'altro problema riguarda la banalità, che è collegato ad un problema leggermente diverso. Queste sono le due mie principali preoccupazioni.

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Come mai tutto sta succedendo tutto questo?
Un problema è che società come Google stanno cercando di diventare la piattaforma centrale attraverso cui la gente possa connettersi. L'intenzione dietro questo processo è quella di voler guadagnare denaro dal funzionamento della società, attraverso una nuova forma di pubblicità che non è veramente pubblicità, nel senso che non si tratta di arte della comunicazione, quanto piuttosto di pagare per essere connessi con gli altri. E per me questo non va bene.

Cos'altro?
C'è anche quest'idea molto strana ma molto diffusa che i computer e la gente siano la stessa cosa, e che i computer, mano a mano che diventeranno più veloci, prenderanno controllo della gente, e alla fine addirittura saranno così veloci che svuoteranno i nostri cervelli e ci daranno la vita eterna finché ci relazioneremo a loro in un modo che vorrà fargli fare questo. Molti ingegneri disegnano tipi di software che includono una cancellazione quasi ritualistica della realtà dei singoli individui. Google Wave è un buon esempio di quanto detto. Sei incoraggiato a rispondere immediatamente a quello che la gente scrive nelle proprie comunicazioni, mentre, allo stesso tempo, gli altri osservano le tue battute di tastiera così che non hai neanche modo di riflettere prima di premere invio. Questi sono tutti modi con cui i designer provano a cancellare i confini tra le singole persone e fare finta che ci sia una grande macchina che abbia vita propria e che stia sopra queste persone.

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Tu non sei neanche un grande fan dei social network. Che impatto hanno secondo te sulla cultura odierna?
Lascia che ti faccia un esempio; prendiamo un personaggio interessante, diciamo David Bowie. Per poter diventare il David Bowie che tutti conosciamo, avrà dovuto inventare e costruire la propria personalità adulta, o le proprie personalità nel suo caso. Se avesse avuto un profilo su Facebook da quando aveva 15 anni è difficile pensare che avrebbe potuto farlo. I quindicenni su Facebook sono costretti a curare la propria immagine come se fossero candidati per qualche seggio o se dovessero preoccuparsi dei paparazzi. Ti forza a diventare in qualche modo timoroso e a stare costantemente “on”. Non hai mai l'opportunità di staccare e questo vuol dire che non hai mai il tempo di riflettere. Non ho idea di come fosse David Bowie a 15 anni, ma sono sicuro che ci saranno stati aspetti del suo carattere su cui avrà dovuto lavorare per poter arrivare a essere il performer che poi è diventato, e non so se avrebbe potuto farlo avendo un profilo su Facebook, non se avrebbe potuto costruirsi una nuova personalità.

Probabilmente non avrebbe avuto l'opportunità di avere una carriera così di successo.
Questo è un altro punto di cui vale la pena parlare. I Radiohead mettono la loro musica online a gratis, ma se lo avessero fatto all'inizio della loro carriera, sarebbero stati solo un'altra di quelle band che stanno in circolazione per un anno e poi scompaiono. I Radiohead sono un perfetto esempio di band la cui musica richiede un bel po' di introspezione per poter essere apprezzata. Vivono nel loro piccolo mondo, e le persone del genere che si affacciano ora sulla scena sono come spossessate nell'attuale sistema.

La tua critica alla collettivizzazione delle arti creative muove dalla prospettiva per cui bisogna permettere alle persone di avere tempo e spazio per se stesse, oppure perchè credi che la collettivizzazione significhi scendere a patti con le proprie idee?
Be', penso che prima di poter interagire e condividere cose con gli altri bisogna avere una qualche personalità, e l'introspezione fa parte di questo processo. Non è solo quello, certo, ma se tutto ciò che fai è accessibile a tutti in ogni momento, non hai mai l'opportunità di fare un po' d'introspezione, di crearti una qualche personalità ed avere qualcosa da condividere. Questo non significa che non devi aprirti agli altri, ma solo che devi farlo periodicamente, così hai il tempo di pensare prima di dire le cose.

Una delle tue creazioni, Second Life, sta andando molto bene. Che te ne pare di questo successo?
Second Life era e continua ad essere un esperimento. Non sapevamo se ci sarebbero state abbastanza persone coinvolte da poter effettivamente creare un versione alternativa della realtà—ma ancora una volta la gente ha sfruttato l'occasione. Una delle cose che mi da più fastidio dell'attitudine di alcune persone è come prendono per scontato che tutto debba essere gratis, come se il mondo fosse fatto solo da consumatori passivi. E visto che costituiscono la maggior parte della popolazione, loro sono la gente i cui diritti dovremmo rispettare. Proprio oggi ho letto un articolo sul sito TechCrunch che parlava di come i programmi gratis e aperti a tutti fossero i migliori per i lettori. Ma a chi frega dei lettori? La gente vuole piuttosto scrivere le cose. La differenza chiave tra Second Life e alcuni dei programmi da me criticati è che la gente può effettivamente esercitare un certo grado di creatività su Second Life. Gli utenti più appassionati hanno già fatto tantissimo; hanno costruito, hanno creato, e non è una cosa da poco. Penso che fare affidamento sulla gente affinché contribuisca in maniera sostanziale faccia emergere il lato migliore delle persone. Inoltre, Second Life è in continuo cambiamento. Non penso sia perfetto, ma mi piace molto di più di altri design.

Volevo chiederti come ti è venuto in mente il termine “ realtà virtuale”.
Be', è successo tanto tempo fa, quasi non me lo ricordo. A dire il vero non pensavo neanche fosse una grande trovata, è sorprendente che sia rimasto così impresso e così a lungo. Avrei sempre desiderato trovare un'espressione migliore, ma quella è stata e quella rimane.

Tipo qualcosa che includeva il tuo nome?
Oh no, quello mai.