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Poltronette

Si sta come, d'autunno, sugli alberi, Stoker

A quanto pare Park Chan-wook aveva in mente un bel film, ma la troupe ha avuto difficoltà a capire il suo inglese e questo è ciò che ne è venuto fuori.

Dieci anni fa era il 2003. Nelle sale cinematografiche della Corea del Sud usciva una rivoluzioncina, nonché il film che coronava il decennio della “Corea del Sud reginetta di bellezza del nuovo cinema internazionale”, decennio di cui questi anni Dieci stanno vedendo il crepuscolo più spietato.

Il film si intitolava Oldboy, e lo conoscete tutti.

Al tempo, consegnava al nuovo millennio un'assoluta invidiabilità in fatto di messa in scena, fotografia, scenografia, montaggio. Un'attenzione compulsiva al dettaglio e una precisione matematica negli accessi di violenza, oltre a un uso variegato del martello (vi faccio ciao con la mano, Drive e Kill List) (ciao anche a te, Thor).

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Il regista, Park Chan-wook, aveva già battuto il record coreano di incassi con Joint Security Area, una bromance tra truppe nord e sud coreane, e aveva dato inizio alla sua 'Trilogia della vendetta' (di cui Oldboy è il secondo capitolo) con Sympathy for Mr. Vengeance.

Pare di vederlo—è il 2003, ed ecco Park Chan-wook sulla cima di una scogliera che assiste al proprio esordio internazionale. Le onde che si infrangono sulla roccia nuda rappresentano il numero di volte che i critici cinematografici hanno usato la parola “barocco” per parlare di Oldboy.

Dieci anni più tardi, Spike Lee sta ultimando un remake di Oldboy, e Park Chan-wook, dopo anni e anni di corteggiamento da parte delle grandi case di produzione, ha diretto il suo primo film negli Stati Uniti.

Stoker è stato scritto da Michael Scofield di Prison Break e ha debuttato all'ultima edizione del Sundance. Park, leggendo la sceneggiatura, ne aveva ammirato i toni hitchcockiani, il dilagare dei silenzi e la mancanza di esplosioni (una dichiarazione coraggiosa per l'uomo che ha donato alla storia questa sequenza).

A destra: prima di aver visto Stoker. A sinistra: dopo aver visto Stoker.

Nei fatti, però, Stoker cos'è?

Stoker è la storia di India (cognome: Stoker), un'adolescente che vive in semi-isolamento in una ricca magione fuori Nashville (location comprovata dal cameo di Harmony Korine). Suo padre muore in un incidente d'auto. Sua madre è Nicole Kidman che interpreta Nicole Kidman in una delle interpretazioni più potenzialmente azzeccate di Nicole Kidman: il guscio di una donna che fu, un sacco vanesio e pieno di disturbi psicologici.

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Insomma, India è sola. Abbandonata. Lo zio di India, interpretato dalle borse sotto gli occhi di Matthew Goode, compare dal nulla e si trasferisce in casa del compianto fratello. Gli avvenimenti che circondano la sua comparsa sono avvolti nel mistero, ma qualsiasi obiezione si sollevi a riguardo viene zittita da uno sbrigativo CIAO, ero in Europa. Lo zio Charlie seduce Nicole Kidman. Poi lo zio Charlie seduce anche India.

Nei fatti, però, Stoker com'è?

Straordinario montaggio del sonoro a parte, Stoker non solo non fa giustizia alla maniacalità che Park aveva dimostrato in tutta la sua filmografia—non fa giustizia nemmeno alle interpretazioni degli attori—; Mia Wasikowska offre la superficialità sofferta che il suo personaggio merita; Nicole Kidman avrebbe potuto essere LA BOMBA NICOLE KIDMAN e invece si limita a un monologo incredibile rovinato dal trailer e per il resto del film è assente oppure sta in piedi; Matthew Goode è così così, ma tutto ok fino alle lacrime di Dermot Mulroney, che non raggiungeva tale spessore emozionale da Il matrimonio del mio migliore amico (1997).

La mancanza di esplosioni auspicata da Park avviene soprattutto a livello di sceneggiatura: la trama si aggira tra i territori del lugubre-morboso-tesissimo senza mai sfociare in una decisione netta, se non in alcuni momenti che erano stati anticipati dal trailer.

Gli episodi di violenza estrema e di raccapriccio sarebbero ben accolti non fossero, ahimè, sempre ingiustificati. Per carità, il precedente lungometraggio di Park era incentrato su vampiri che si leccano i piedi e si concludeva con balene in computergrafica che nuotano in un mare di sangue, perciò l'eccesso è di casa, eppure Park, prima di Stoker, ha sempre saputo calcolare e misurare la violenza, anche nei casi in cui scaturiva dalla follia.

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In foto: e voi credevate scherzassi.

Ciò detto, la sceneggiatura già incerta di Stoker non viene certo aiutata dal Culmine Massimo dei Movimenti di Macchina Ingiustificati. Dove i film coreani di Park erano visivamente inarrestabili e pieni di sorprese, ma anche dominati dal rigore, qui l'operatore è pazzo, inquadra malino e sempre muri vuoti, e non sta immobile un momento. Dov'eri, Park? Perché non gli hai detto Guarda dove vai, con quel maledetto carrello?

L'opinione comune è che Park Chan-wook sia un uomo docile, e che la sua padronanza dell'inglese non gli abbia permesso di farsi capire dalla troupe. Non mi sorprenderebbe se, negli extra del dvd, ci fossero riprese di Park che piange disperato, cercando “stop + carrellata a scoprire” su Google.

A un certo punto, inspiegabilmente, compare Ralph Brown di Shakespeare a colazione nel ruolo di un poliziotto. Il mio accompagnatore sostiene che “Probabilmente Park ha chiesto 'Voglio Martin Sheen nel ruolo del poliziotto' e gli americani hanno capito 'Voglio quello di Mean Machine nel ruolo del poliziotto'.”

Hanno fatto spallucce e l'hanno accontentato.