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A8N2: Il sesto numero di vice dedicato alla moda

Copri-vulva e porta-pene

Le passioni di un pensionato di provincia: Graziano Ballinari, 74 anni e mutandologo.

Il signor Graziano Ballinari, classe 1938, è un simpatico ristoratore varesino collezionista di svariate curiosità, che ebbe un po’ di notorietà grazie all’uomo che in Italia si è più immolato per la causa degli ossessivo-compulsivi, ovvero Maurizio Costanzo. Ed è stato proprio lui a dargli il nomignolo che ora il Ballinari porta con orgoglio: il Mutandologo. Il signor Ballinari è il più grande collezionista ed esperto di mutande d’Italia, sia da un punto di vista stilistico che da quello storico-sociologico. Ha una verbosità al limite del molesto: la prima volta che ci siamo sentiti ho imparato che le suore portano le mutande nere, che la sua amica Mina e il cibo sono BFF e che i Savoia sono “gente molesta che fa casino al tavolo a fianco”—io avevo solo detto “Salve.” Sulle quattro pareti della sua osteria sono appesi centinaia di quadretti e chincaglierie, alcune inerenti l’intimo, altre appartenenti ad altre delle sue collezioni: riproduzioni della Gioconda, cessi storici, e chincaglieria semi-erotica del ventennio (Ballinari si definisce un patriottico, non un nostalgico, quindi bella o brutta, la storia d’Italia va studiata tutta). Il Mutandologo possiede più di 400 paia di mutande, dal 1700 fino ai giorni nostri, la maggior parte indossate da chiappe illustri: Mazzini, Garibaldi, un paio di regine Savoia, Marilyn Monroe, Iva Zanicchi, e così via. Conosce un sacco di aneddoti che pensavi di non voler sentire, invece spiegano molte cose della storia e della nostra società che non ti aspetti—prima fra tutte, che Mussolini era un incredibile copywriter. VICE: Buongiorno Signor Ballinari. Quando ha iniziato a collezionare mutande?
Graziano Ballinari: Avevo 17 anni. Abitavo in Val Vedasca ed era appena morto il nonno. La mamma lo stava preparando per la sepoltura e io le portai le mutande. Non ne volle sapere, “No, le mutande no, il Signore non vuole, turbano il sonno eterno.” La tradizione vuole che i morti non indossino mutande, perché portano alla libidine. Lo proibisce anche il Vaticano. Santa Caterina da Siena sosteneva: “donna che porta le mutande espone l’anima. Pericolo di dannazione.” Cominciai a chiedere ad amici e parenti, “Datemi le mutande dei vostri morti.” Da allora ho scoperto un sacco di cose. Lo sapevi che Mussolini vestiva il modello con “porta-pene”? Le mutande hanno molti nomi, alcuni bellissimi, dati da chi le portava: “briglie da culo” (Caterina de Medici), “scrigno delle chiappe” (Madame de Pompadour), “copri vulva imperiale” (la Contessa di Castiglione), “tubi della decenza”, “culottes alla Justice” (Duchessa di Dubarry), “mutande modello Humanité” (Carlotta Cordai), “il sipario dell’amore” (Anita Garibaldi). Per una contadina erano una perdita di tempo, ma per le nobildonne erano un simbolo.
Gli indumenti intimi colorati erano usati solo dalle donne di facili costumi. In primo piano, la mutanda viola “di una prostituta cacciata dalla casa di tolleranza,” e quella rosa con i fiocchetti di Fiorina, detta “la Dea Venere dalle chiappe tenere.” Sul fondo, le tende della trattoria di Ballinari sono mutandoni da donna modello Italia post-unificazione. E nessuno dei suoi conoscenti ha mai avuto niente da ridire sulle sue richieste?
Più che altro non capivano perché volessi ammucchiare tanti stracci vecchi. Nel tempo poi, non solo la gente ha preso dimestichezza con questa mia passione, ma si è spinta oltre, aiutandomi da ogni parte del mondo e inviandomi mutande fin dall’America. Tipo Marilyn Monroe: le sue mutande mi sono arrivate tramite un giornalista americano che le aveva vinte all’asta. Marilyn le usava solo sul set, nella vita di tutti i giorni non le indossava mai. Sono quasi sessant’anni che accumulo mutande, ma bada bene, mutande storiche, di un certo valore. A livello cronologico mi sono fermato al 1968. Quando Anna Falchi provò a darmi le sue, io rifiutai, e lei un po’ si offese. Con l’arrivo del tanga le mutande hanno perso valore. Sia valore estetico che morale.
Soprattutto morale. Non a caso gli scioperanti gridano: “Lasciateci almeno le mutande.” Le mutande rappresentano moralismo e indignazione e sono anche lo specchio del passato. Ripercorrendo la loro storia ho scoperto tante cose. I “tubi della modestia” o “pantaloni per l’intimità” entrarono nel guardaroba delle signore solo all’inizio del XIX secolo. Erano delle braghe con un’allacciatura in vita e un restringimento sotto il ginocchio, non erano il massimo della comodità. Prima arrivarono nei guardaroba delle donne borghesi, poi, a fine Ottocento, tra le classi popolari. Si usavano la seta, la lana e il lino, ma appena diventarono popolari il rigore cattolico rese loro la vita difficile. Le mutande, e il discorso sull’erotismo che ne consegue, raccontano le verità di molti personaggi. Prendi Mazzini: ebbe 26 amanti, delle quali quattro erano sorelle. I giornali dell’epoca ne parlavano tranquillamente e nessuno lo ha mai smentito. Del resto, in quell’epoca ognuno aveva i suoi vizi e nessuno faceva moralismo. Poi c’è Garibaldi: ebbe molte donne, da Anita, la più famosa (le sue mutande sono appese di là), a Francesca, l’ultima moglie, passando dalla marchesina Raimondi che divenne famosa come “moglie lampo”, dato che Garibaldi si accorse durante la prima notte da coniugi che lei era incinta di un altro. Qualcuno colleziona mutande con scopi completamente diversi dal suo, per esempio i giapponesi che finanziano l’istruzione di molte ragazze comprando la loro biancheria usata, o altri feticismi simili. Quanto c’entra la pulsione erotica con la sua passione?
Guarda, l’aspetto erotico non è fondamentale. Sono sempre stato attratto dall’aspetto culturale, di costume, dall’indumento intimo come politica sociale legata al tema del “dovere”. Quando nel Settecento la biancheria ha cominciato ad avere fronzoli, da indumento igienista è diventato indumento di conquista. La Chiesa allora è intervenuta, dicendo che le mutande dovevano essere bianche, lineari e senza fronzoli. Nel tempo le mutande hanno cambiato funzione, colore e forma. Vorrei mostrarti quelle di Eleonora Duse, ma non le ho più, me le hanno rubate. Erano nere e glicine, ricamate a mano. D’altra parte D’Annunzio era un po’ un maniaco, amava le relazioni carnali, nonostante fosse bruttissimo. Era sempre circondato da donne, e un po’ lo capisco. Non ho mai avuto un’amica donna, tempo tre mesi mi son sempre fatto avanti. Quindi be’, in fin dei conti, non ti nascondo che anche il lato erotico ha il suo fascino. Da sinistra, l’intimo di Claretta Petacci, amante del Duce, con ricamata la scritta “Voglio il cuore”. La Petacci usava ricamare queste frasi per gasare Mussolini: la mutanda più nota reca la scritta “Sei stato grande”. Al centro, l’intimo omaggio di una sconosciuta cliente belga e a destra il boxerone di Gabriele D’Annunzio, un “uomo bruttissimo, ma talmente affascinante da conquistare tutte le donne.” Sotto teca, l’intimo di Margherita di Savoia, prima regina d’Italia, consorte di Umberto I e avvezza ai piaceri extra coniugali. Queste mutande sono un gentile omaggio della famiglia Savoia, cliente abituale della trattoria. Ho letto che tiene anche un corso di erotismo e seduzione, di cosa si tratta?
Sì, ogni anno tengo corsi diversi, a breve ne inizierà uno sulla seduzione. Oggi una donna in carriera pensa solo a chiudere la cerniera, mentre l’uomo non fa altro che far lievitare i muscoli e abbronzarsi per avere un aspetto da cowboy. Io insegno agli uomini a riprendere in mano il timone della propria virilità, imparando a guardare e ad ascoltare. Che altri corsi ha fatto?
In particolare uno sulle mutande, sulla loro storia. Aveva anche aspetti pratici, a cominciare dal come indossarle. Tu ad esempio da che gamba inizi? Destra o sinistra? Destra.
Ecco, allora sei un ragazzo tormentato. Ti fai molte seghe mentali. Chi le indossa con la sinistra è un uomo o una donna cattiva, bestiale. Infilarle con tutte due significa essere realizzati, ma è difficile. Iva Zanicchi le infila con la sinistra e infatti è una falsona, una donna dura, una trafficona, che ha fatto di tutto, perdendo la sua identità. Il Ballinari e due dei pezzi più importanti della sua collezione: a sinistra l’intimo della Contessa di Castiglione, amante di Cavour e pedina cruciale nella nascita dello Stato italiano, “abbassò le braghe e l’Italia era fatta.” A destra, l’intimo di Anita, prima moglie di Garibaldi, marito fedele ed esemplare che alla morte della consorte divenne un mezzo puttaniere. Mutandone di Benito Mussolini, con “rigo virile” azzurro. Esistono diversi racconti sulle sue abitudini con le donne: “Riceveva a Palazzo Venezia una donna al giorno e lo eccitava scoparle senza togliersi gli stivali.” E oltre a questi corsi cos’altro ha fatto?
Ho scritto 12 libri e girato cinque documentari. Ho fatto anche il sindaco, per tre minuti. Avevo promesso grandi cose, ma una volta eletto capii che non c’erano soldi per farle. Dopo un’ora ero già a casa. Sono molto patriottico, i leghisti che son venuti nella mia osteria li ho cacciati senza neanche pensarci sopra. Raccolgo tutta la nostra storia, i Savoia vengono sempre a mangiare da me, mi hanno regalato le mutande della regina Margherita. Qualche anno fa ho aiutato mia figlia con l’Agenzia Paradiso. Pregava su ordinazione, con tanto di tariffario, dalla singola preghiera fino a tutto il rosario. Era l’anno del Giubileo e ricevemmo molte richieste. E poi colleziono anche cessi e profilattici. Profilattici?
Anche i preservativi regalano tantissimo! Lo sapevi che la parola “goldone” viene da Franco Goldoni, fondatore della ditta Hatù? Nell’Ottocento venivano utilizzati budella o seta, e venivano fissati con un nastro, in più erano riutilizzabili. Shakespeare li chiamava “guanto di Venere”, Mussolini “copri uccello per volo sicuro”. Il Duce è sempre stato un ottimo copywriter. Grazie Graziano.
Grazie a te. Gli slip di Marylin Monroe, in tulle di nylon. Si dice che li indossasse solo sul set, nella vita reale non portava alcun indumento intimo.