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Tutti gli incubi che continuiamo a fare sulla nostra maturità

Cominciano oggi gli esami di maturità di quest'anno, con tutta l'ansia che comportano. Per quanto poi non sia andata così male, ecco tutti i traumi che ci portiamo dietro: tra le notti di studio disperato, le tecniche di copiatura e la crassa ignoranza.

Oggi comincia quel triathlon di paura, ansia e sotterfugi che sono le prove scritte della maturità. Forse è uno dei primi momenti della vita in cui ci si caga davvero sotto per un sacco di motivi—ma fondamentalmente perché pare che uno degli scopi della maturità, prima ancora di testare la tua effettiva preparazione su un programma talmente vasto da sembrarti ridicolo, sia di riderti in faccia per quanto ti stai stressando a causa di una cosa che è "una cavolata" rispetto a quelle che verranno.

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Forse per questo, ogni tanto continuiamo a fare incubi a riguardo. Incubi in cui riviviamo l'angoscia di essere scoperti a copiare dai papiri nascosti nei calzini, in cui arriviamo in ritardo e totalmente impreparati davanti alla commissione, o in cui addirittura ci vediamo costretti a ripetere l'esame ad anni di distanza a causa di un inspiegabile annullamento del voto. Per esorcizzarli, abbiamo quindi deciso di rivivere i nostri peggiori traumi della maturità.

LUCA, 29 ANNI

Ho sostenuto la maturità in un liceo scientifico molto difficile di Roma e sebbene fosse l'ultimo anno della commissione solo interna eravamo tutti nel più completo terrore—giustificato, visto che alla fine furono bocciati in sette su 22. La terza prova era la più critica, e ripassare tutto il programma di tutte le materie in tre giorni dopo l'ecatombe della seconda prova di matematica era un'impresa degna di Dragonball Z(per citare i miei riferimenti culturali dell'epoca).

Pur essendomi messo sotto negli ultimi mesi, il necessario ripasso totale prevedeva tempo ed energie, e dunque la scelta più ovvia è stata quella dello studio ininterrotto per tre giorni e due notti. Era estate, faceva caldo, e la stanchezza era già fuori controllo. Andò tutto abbastanza bene fino all'ultima notte prima della terza prova: ormai ero scivolato in una dimensione onirica parallela fatta di materie e argomenti che si accavallavano, telefonate di supporto agli amici intorno alle due di notte—con piacevole constatazione che anche loro stavano percorrendo lo stesso sentiero—caffè bevuto direttamente dalla moka e qualche Redbull come supporto logistico.

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Improvvisamente avevo sentito molto freddo, immagino a causa della privazione di sonno, e mi era sembrato doveroso accendere una stufetta elettrica puntata verso di me. Ma era appunto estate, e dopo un po' stavo crepando di caldo. La soluzione che all'epoca mi sembrò del tutto logica fu, invece di spegnere la stufa, di compensare accendendo un ventilatore alla massima potenza sul lato opposto. Fu così che, seduto sul letto con ai due lati stufa e ventilatore, novello Baphomet Solve et Coagula, mi trovò mia madre intorno alle sei del mattino.

Presi 13/15 alla terza prova. Fu un'esperienza intensa.

Mattia in gita a Londra poco prima della maturità.

MATTIA, 25 ANNI

La maturità l'ho fatta da privatista, in una scuola in cui non ero mai entrato prima e con professori che non avevo mai visto prima. Dato che non mi importava niente dell'opinione che gli insegnanti si sarebbero fatti di me non avevo gli scrupoli morali normalmente associati alla possibilità di copiare, ma visto che volevo togliermi la maturità il prima possibile tutte le mie energie mentali erano concentrate sul non farmi beccare e non fare cose rischiose.

Quello che ho fatto è stato usare una tecnica bellissima che mi aveva insegnato un amico più grande qualche anno prima, quando aveva fatto lui la maturità: inserire dei bigini di varie materie dentro l'iPod al posto del testo di specifiche canzoni.

Sarebbe bastato chiedere alla prof di lasciarmi ascoltare la musica perché "mi aiuta a concentrarmi" e avrei potuto copiare tutto con calma, dato che i miei movimenti sull'iPod sarebbero sembrati innocenti tentativi di regolare il volume o cambiare canzone. Così, sono arrivato alla terza prova con tutta filosofia nascosta dentro "Changes" di Tupac e tutta storia dentro "Big Poppa" di Biggie.

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VIRGINIA, 30 ANNI

Non ho mai saputo il greco: al ginnasio avevo debiti e al liceo ho vissuto sulle spalle del mio migliore amico Ciccio, che era il secchione della classe e non faceva copiare nessuno fuorché me—quindi sembravo intelligente anche io. Proprio per questa "incomprensione" la nostra professoressa di greco, che ha sempre avuto un rapporto indulgente con i propri studenti, era particolarmente affezionata a me, ritenendomi "un'ottima traduttrice". Fatto sta che la sera prima della maturità rimanemmo al telefono per tre ore cercando di capire quale versione ci sarebbe arrivata. Alla fine eravamo quasi certe che ci sarebbe stato Senofonte, l'Anabasi, invece stocazzo: "Il lungo cammino dell'uomo verso la convivenza civile" dal Protagora di Platone.

Fortunatamente all'epoca non esistevano ancora le commissioni esterne. Dopo avere fatto un'estrema pena alla suddetta prof, e pellegrinando a più riprese verso la sua cattedra, ho ottenuto che la versione mi venisse suggerita quasi interamente, mascherata sotto consigli sulla resa di determinate parole.

Forse in quel momento si rese conto di come in realtà la mia comprensione di quella lingua fosse tutta fuffa (non se ne era accorta, miracolosamente, la volta in cui mi ero quasi tradita dichiarando che trovavo il greco antico "molto simile al francese") ma oramai era quasi tutto finito e ci fu una sorta di patto silenzioso tra noi. Comunque mi sono diplomata col massimo dei voti. ¯\_(ツ)_/¯

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Tommaso festeggia la fine degli esami.

TOMMASO, 21 ANNI

Pur non essendo passato troppo tempo da quando sono uscito dal liceo, non ho ricordi particolarmente utili o nitidi dei miei momenti dentro quelle mura. Una delle cose che non scorderò mai, però, è il mio rapporto con l'inglese—e in particolare chi lo insegnava: quasi idilliaco al ginnasio, terribile al liceo. Con la prof di inglese ho rotto porte, lanciato libretti e protestato, oltre ad aver inanellato varie figure di merda come liquidarla al telefono con un, "Grazie ma non ci interessa quello che ha da vendere," quando chiamò a casa per comunicare che avevo passato gli esami di recupero. Di conseguenza, ero molto felice quando venne fuori che alla maturità in quella materia avremmo avuto un commissario esterno.

L'euforia salì ulteriormente quando il commissario esterno si palesò davanti ai nostri occhi: era una tizia sgangherata con il viso scavato e un vestito leopardato che si muoveva a metà tra il sinuoso e il caracollante senza mai allontanarsi troppo dai cinque maschi della classe. Le storie sul suo conto, raccolte con largo anticipo nei gruppi Facebook studenteschi, andavano dal fantasioso all'assurdo con picchi di abusi di sostanze, ma rivelarono tutto il loro potenziale soltanto con l'arrivo dell'orale.

In quell'occasione la prof si era messa a parlarmi pericolosamente vicino, accarezzandomi mani e braccia e intervenendo con battute e risate sguaiate. Avevo l'impressione che da un momento all'altro mi sarebbe saltata addosso—fortunatamente non andammo oltre un "sexy" pronunciato, da lei, in modo molto sexy. La sera stessa, mentre eravamo tutti in giro a festeggiare, ci imbattemmo proprio nella prof, sversa su un gradino fuori da un locale tutto tranne che invitante.

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Vincenzo quell'estate.

VINCENZO, 30 ANNI

Nella mia classe tutti sapevano che alla seconda prova il professore di latino e greco ci avrebbe passato una versione della versione. Molto semplicemente, non voleva dimostrare che i suoi studenti non sapevano tradurre nonostante avessero una media più alta delle altre. Cosa che avevamo, appunto, perché nel triennio precedente ci aveva fatto copiare per poi darci voti completamente aleatori. Se rientravi—fortuitamente—in un range medio-basso di voti, non avevi modo di modificare la tua posizione: non avresti saputo tradurre da solo, e in caso contrario il prof non se ne sarebbe comunque mai accorto.

L'incubo vero, quindi, era sperare che il prof non ci inculasse—e s'inculasse da solo, dato che ormai eravamo sistema. Ma il timore non si realizzò: il giorno della prova arrivò puntuale la copia della versione, che ognuno provvedette ad alterare con gli errori e i sinonimi del caso. Quella che si realizzò, invece, fu un'estremizzazione della tendenza al voto gratuito: una schiera di 15/15 e 14/15 genericamente insensati, e altrettanti voti pessimi per abbassare la media.

Io sono rientrato nei voti pessimi perché considerato sacrificabile, dovendomi accontentare di un OTTO di latino a fronte dei 14 e 15 in prima e terza prova. La mia esperienza, quindi, è un voluttuoso atto d'accusa contro il sistema-docenti, che atterra e suscita e affanna e consola.

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