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La scienza lo conferma: tutti vogliamo lasciare i social ma alla fine siamo sempre qui

Tutti sappiamo cosa succede quando ti cancelli da Facebook: ci metti un paio di giorni ad abituarti, poi inizi ad apprezzare il tempo in cui non scorri la timeline ogni cinque minuti, poi ci ricaschi. Ora la scienza ha affrontato il problema.

Qualche tempo fa ho provato a cancellarmi da Facebook. Se ci avete provato anche voi sapete come funziona in questi casi: ti cancelli, ci metti un paio di giorni ad abituarti a non entrarci, inizi a vivere più leggero apprezzando il tempo che risparmi non scorrendo compulsivamente la timeline ogni cinque minuti—anche se nel mentre ti rendi conto che non disponi di modi più interessanti per passare il tempo che stalkare l'ex fidanzato della ragazza che ti piaceva alle medie.

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Poi però qualcosa cambia. I tuoi amici sono tutti lì e chissà quali cose interessantissime stanno scrivendo e condividendo. Chissà quante partite a calcetto ti sei perso perché sono state organizzate in una chat di gruppo a te preclusa. Chissà quanti eventi hai snobbato. Intanto, il fuoco incessante di mail di Facebook con scritto, "Mattia, hai 99 nuove notifiche"—quando al massimo, di notifiche in un giorno di attività social ne hai avute 12; 13 quella volta che qualcuno ti ha menzionato in un thread di commenti killer sotto una foto di classe del liceo—che ti arrivano ogni due giorni non aiutano. Finisci per dare una sbirciatina, solo una sbirciatina, e in men che non si dica ci sei di nuovo dentro. Ci sei ricascato.

Finisce sempre così, e con gli altri social non è diverso. Un'altra cosa che accomuna tutti gli episodi di tentata astinenza sono le frasi tipiche che ti senti dire nel breve e felice periodo che passi nella vita reale. A te piace considerarle di ammirazione, ma non puoi ignorare quella vena di compatimento: i vari "dovrei proprio farlo anche io" e gli immancabili "però non potrei," "ma come farei?" o addirittura "ci ho provato ma ho fallito miseramente."

Perché è questa la verità: quella che abbiamo con i social è una relazione abusiva. Tutti ne facciamo parte; il fatto di farne parte ci fa sentire tristi o costretti; sentirci costretti ci spinge a voler prendere le distanze e scappare. Ma allo stesso tempo non riusciamo a immaginare la nostra vita senza i social, e per qualche motivo, alla fin fine siamo sempre tutti qui.

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Ecco, adesso a quanto pare la scienza ha finalmente deciso di occuparsi di questo argomento. Un nuovo studio realizzato dall'azienda di sicurezza informatica Kaspersky Lab e intitolato "Trapped in social networks" ha indagato infatti proprio la nostra insoddisfazione nei confronti dei social e mostrato come il desiderio di abbandonarli sia una cosa che ci accomuna tutti—così come ci accomuna l'essere troppo pavidi per farlo davvero (a parte pochi) e privarci del piacere di commentare con faccine tristi i post degli amici che condividono le notizie sulla formazione del gabinetto di Trump.

Le domande dello studio vertevano proprio su questa relazione di dipendenza dai social, sulla soddisfazione e insoddisfazione che provocano, su cosa ci fa venire voglia di lasciarli e su cosa ci impedisce di farlo. Il risultato più numericamente impressionante è che il 79 percento degli intervistati—quasi quattro su cinque—ha pensato almeno una volta di cancellare il proprio account. Nella maggior parte dei casi i motivi sono proprio quelli che ci si aspetta: i social sono un'inutile perdita di tempo; e poi questo fatto di venire costantemente monitorati e vedersi comparire pubblicità del modello esatto di sneakers che abbiamo cercato il giorno prima su Asos in bacheca su Facebook inizia a farci un po' paura.

Ma a parte queste cose che chiunque abbia un account social—e quindi tutti—sapeva già o poteva immaginare, dai risultati dello studio si capiscono un paio di cose. La prima è che il fenomeno di ossessione e repulsione è globale: i 5.000 utenti intervistati provenivano da 12 paesi—per la maggior parte da Russia, Brasile e Stati Uniti, con gli italiani che ammontavano circa al dieci percento del campione.

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La seconda è che sui social siamo comodi. In un'ironia deliziosa che mi fa venire in mente Nanni Moretti al telefono che chiede "mi si nota di più se…", a quanto pare è questa la ragione principale contro cui si infrangono i nostri tentativi di evadere da quella che l'ANSA, riportando la notizia, ha definito la "prigione dei social network."

Secondo lo studio, infatti, se siamo ancora qui è perché a) senza i social sarebbe molto più difficile restare in contatto con i nostri amici e con quella zia che continua a mandarci video sui cani, e b) usiamo una marea di siti e servizi che richiedono un login social e sai che sbatti ricordarsi tutte le password?

Per cui, la cattiva notizia è che non riusciamo a smettere. Quella buona è che forse abbiamo capito di avere un problema.

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