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Tecnologia

L'arrivo di Kickstarter in Italia è una buona notizia?

Kickstarter è appena arrivato in Italia, ma per noi potrebbe non essere la cosa migliore.

Kickstarter oggi è sbarcato in Italia. Contenti? Pronti a fare i milioni? Ho come l'impressione che l'arrivo in Italia del più grande servizio di crowdfunding del mondo non cambierà radicalmente le carte in tavola in questo mercato.

Prima di oggi qualunque italiano desideroso di lanciare una campagna su Kickstarter si è dovuto barcamenare e arrangiarsi in maniera più o meno lecita per aggirare le limitazioni imposte dalla piattaforma. Da oggi non è più così, perché sarà possibile avviare una campagna utilizzando dei dati bancari italiani e inserendo descrizioni e informazioni nella nostra lingua.

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L'aspetto fondamentale di questa scelta è che la rete italiana, assieme a quella della Svizzera, del Belgio, del Lussemburgo e dell'Austria non otterranno semplicemente accesso alla piattaforma, ma verranno integrate all'interno del network mondiale del servizio. Quindi, il bacino di utenza a cui è possibile presentare il proprio progetto aumenterà esponenzialmente. Si festeggia? Volendo sì, ma forse l'Italia non è ancora pronta per questa vetrina internazionale.

Il primo, grosso, fondamentale problema è piuttosto banale: molti italiani non sanno parlare inglese.

Per esempio, l'Italia è ancora sotto la media europea per quanto riguarda l'utilizzo della carta di credito. Non riusciamo a separarci dallo scomodo concetto del denaro liquido e benché il crowdfunding abbia dimostrato di essere un'alternativa valida anche in Italia non è una pratica che è riuscita ad andare oltre gli "addetti ai lavori." Il lancio di un marchio così importante in Italia riuscirà a convincere gli scettici delle carte di credito e del POS?

La domanda è lecita, ma l'interrogativo da porsi è leggermente diverso. La possibilità di sbarcare su una vetrina mondiale del calibro del network di Kickstarter è un'ottima opportunità per qualunque progetto italiano: il mondo ci vuole conoscere, ma noi siamo pronti a farci conoscere dal mondo? Secondo me no.

Il primo, grosso, fondamentale problema è piuttosto banale: molti italiani non sanno parlare inglese. Esporci su una vetrina di portata mondiale non può che farci bene, ma se non sappiamo parlare la stessa lingua del resto del mondo, è semplicemente inutile. Paradossalmente il lancio di Kickstarter in Italia rischia di cannibalizzare altre realtà, questa volta italiane, dedicate al crowdfunding e che nel tempo hanno saputo fidelizzare e accaparrarsi quella fetta di pubblico appassionata alla pratica in Italia.

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Non siamo pronti per il semplice fatto che non siamo ancora capaci di vendere le nostre idee in maniera efficiente. Troppo spesso quelle nate in Italia sono trovate fortemente settorializzate e che faticherebbero a generare interesse in un pubblico internazionale: mi vengono in mente decine di progetti e startup in ambito gastronomico, senz'altro attuali nella realtà italiana, ma che rischiano di lasciare il tempo che trovano se esposte ad un pubblico più eterogeneo.

La Fenice è un progetto italiano per una macchina del caffè a induzione magnetica che ha riscosso particolare successo su Kickstarter.

Certo, non manca la materia prima, anche se spesso ci viene rubata da sotto il naso. È il caso di Vivino—"lo Shazam del vino," fondato da due danesi. Questa carrellata dei progetti italiani più finanziati su Kickstarter, certamente, dimostra che non c'è da disperarsi e che, in qualche maniera, siamo comunque capaci di venderci, ma buona parte di questi progetti testimonia anche quanto settoriale e in qualche maniera limitato sia il potenziale che abbiamo su una piattaforma di questo tipo.

Globalizzare il mercato dei finanziamenti, quindi, potrebbe fare più male che bene alle startup e ai progetti italiani, che si ritroverebbero con un nuovo mercato, che non conosce i nostri codici comunicativi, da approcciare con idee che spesso e volentieri rischiano di funzionare solamente all'interno del "sistema Italia." Ci sarebbe da affrontare anche l'annosa questione della "bolla del crowdfunding," ma eviterei di uccidere definitivamente il buon umore.