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Tecnologia

Lo strano piano per convertire l'amministrazione comunale romana all'open-source

Come gestire la conversione all'open source di un ente che conta 60.000 dipendenti?

Il comune di Roma vuole convertirsi al software libero e, per riuscirci, ha bisogno di volontari per agevolare la migrazione e svolgere attività di formazione del personale dipendente.

È quanto si legge all'interno della delibera 55 del 14 Ottobre 2016, incentrata sull'impegno della giunta romana all'utilizzo di software libero che "s'inserisce nel paradigma di apertura, trasparenza e neutralità tecnologica a cui l'Amministrazione Capitolina vuole ispirare il proprio operato," si legge nel documento. Il riferimento è l'articolo 68 del D.Lgs. n. 82/2005 e s.m.i. (c.d. Codice dell'Amministrazione Digitale), per cui le Pubbliche Amministrazioni sono tenute ad utilizzare prioritariamente il software libero.

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Già nel 2016, l'Amministrazione Capitolina "ha effettuato la migrazione dei sistemi di posta elettronica verso la suite Zimbra, e ha implementato il sistema di CMS con Entando (piattaforma open-source), mentre è in corso di attivazione il software di produttività di ufficio LibreOffice, in modalità end-user, su circa 1.000 PC portatili."

Il Dipartimento Innovazione Tecnologica è stato incaricato di stendere, entro sei mesi, una nuova proposta regolamentare, per definire gli standard architetturali e tecnologici del sistema informativo capitolino e della rete di telecomunicazione, basandosi su un esame delle spese sostenute dall'Amministrazione nell'ultimo quinquennio per l'acquisizione e il rinnovo periodico delle licenze di software di tipo proprietario.

Il Comune di Roma non è il primo ente pubblico a convertirsi al formato Open, nel 2016, la Provincia autonoma di Trento ha adottato come software d'ufficio LibreOffice; nel settembre 2015, invece è stato il turno del Ministero della Difesa, in quell'occasione Motherboard aveva intervistato Sonia Montegiove, Presidente dell'Associazione LibreItalia, in merito al progetto LibreDifesa.

Nell'introduzione si è accennato al secondo punto della delibera "coinvolgere, a titolo gratuito e senza alcun onere a carico dell'Amministrazione Capitolina, le realtà esperte di software libero per agevolare la migrazione verso tale tipologia di software e svolgere iniziative mirate alla formazione del personale dipendente."

In cosa consisterebbe esattamente questo coinvolgimento? È la stessa domanda che si è posto anche Matteo G.P. Flora, fondatore di The Fool, la società Leader italiana per la Reputazione Online e per la Tutela di Reputazione ed Asset Digitali.

Il Comune di Roma conta quasi 50.000 dipendenti, si chiede il divulgatore, la Giunta Capitolina vuole chiedere che vengano formati a titolo gratuito? Chiunque si imbarchi in un'impresa simile è una sorta di San Francesco oppure meriterebbe il Nobel si legge nei commenti del suo post di Facebook in cui ha sollevato la questione. Chi potrà svolgere un incarico del genere?

Ho contattato Italo Vignoli presidente onorario e consigliere di Libreitalia che ha seguito la conversione al open source del Ministero della Difesa per capire come muoversi in questi casi. Vignoli mi ha spiegato come la prassi si basi su un protocollo di conversione all'open source alla cui stesura ha collaborato anche lui. La formazione si svolge a "cascata," ovvero, dei volontari tengono dei corsi a dei formatori, i quali si occupano a loro volta di istruire il resto dei dipendenti.

Quindi l'impegno richiesto ai volontari è solo quello necessario a tenere dei corsi di aggiornamento per qualche giorno. Nessuno sforzo titanico in vista quindi, anche se, come ha concluso Vignoli, la sfida più importante è proprio quella di educare alla cultura dell'open source per sfatare la credenza secondo cui un programma gratuito ha meno valore ed è meno sicuro di un programma proprietario—in pratica, una questione di qualità piuttosto che di quantità.