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Grab via Facebook, mascherina e pipistrelli Wikimedia Commons.
Attualità

Un elenco delle persone che stanno approfittando dell'emergenza coronavirus

Dai chi vende le mascherine a peso d'oro ai politici che hanno diffuso il servizio del Tgr Leonardo, fino alle aziende che cercano di sfuggire ai decreti.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

In ogni momento di crisi—a maggior ragione una crisi enorme come quella generata dalla pandemia di coronavirus—emergono tantissimi comportamenti contrapposti. La maggior parte di noi sta rispettando le stringenti regole delle autorità, a costo di enormi sacrifici psicologici ed economici, mentre pochi le infrangono (almeno stando ai dati ufficiali).

In molti poi si stanno mobilitando per portare solidarietà alle frange più marginali della società, o per aiutare i soggetti deboli con la spesa e altre incombenze. Purtroppo, c’è anche chi cerca di approfittare della confusione generalizzata per specularci sopra. E non parlo solo di speculazioni economiche; parlo anche di quelle sul lato dell’informazione e della politica.

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Sia chiaro: non è una fetta così grande della popolazione. Ma è di gran lunga quella più rumorosa e fastidiosa, visto che aggiunge caos e confusione a una situazione già incredibilmente complicata. Questa è una specie di rassegna dei fenotipi umani emersi finora—anche per non dimenticarli, una volta che saremo usciti dall’emergenza.

GLI SPECULATORI VERI E PROPRI

Partire da loro è quasi obbligato. In questo mese abbiamo visto di tutto: mascherine abusive vendute sottobanco, gel e disinfettanti non certificati a peso d’oro, annunci ingannevoli sulle piattaforme di e-commerce, farmaci venduti a 600 euro, false campagne di raccolta fondi, e così via.

A Torino, ad esempio, il Nas dei carabinieri (nucleo che si occupa di sofisticazione alimentare e salute) ha denunciato il titolare di una farmacia e di un’azienda che vendevano mascherine sovrapprezzo—di colpo si era passati da 55 centesimi a 11 euro. Anche a Viterbo e Bari sono state vendute mascherine abusive con rincari assurdi. A Parma, invece, i militari hanno sequestrato cinque ventilatori polmonari che stavano per essere esportati negli Emirati Arabi Uniti.

Ci sono anche i casi di tamponi clandestini. Le forze dell’ordine hanno scoperto un laboratorio clinico privato a Napoli che eseguiva test a domicilio “a pagamento” senza autorizzazione della Asl, e lo stesso è successo a Catania. Un sito, poi chiuso dall’antitrust, pubblicizzava test di “autodiagnosi” (naturalmente a pagamento) per Covid-19.

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LE INFLUENCER CHE PROVANO A RIFILARE “PRODOTTI ANTIVIRUS”

In momenti come questi è normale essere spaventati e cercare affannosamente di proteggere se stessi e i propri cari. Ed è proprio su questo desiderio che fanno leva quei soggetti che cercano di vendere rimedi “naturali” dalla presunta efficacia “antivirale.”

La biotecnologa e divulgatrice scientifica Beatrice Mautino ha raccolto su Instagram un paio di questi casi, tra cui il cioccolato al pistacchio (un “antivirale naturale”) o alla nocciola (“aumenta le difese immunitarie”), lo spray all’aceto che “disinfetta,” “l’olio essenziale di Manuka antivirale purificante antibatterico” e “l’integratore antivirale Manuka.”

Questi ultimi due prodotti, insieme a detergenti e creme cosmetiche, erano pubblicizzati come rimedi più o meno efficaci contro il coronavirus su “Carlita Shop”—il negozio online di un’influencer con 250mila follower su Instagram.

Dopo varie segnalazioni l’antitrust ha adottato un provvedimento d’urgenza per rimuovere “ogni riferimento all'efficacia preventiva contro la COVID-19” dal sito, parlando di “modalità di promozione ingannevoli e aggressive” e di sfruttamento dell’“alterata capacità di valutazione del consumatore” di fronte all’epidemia.

La sete di views e conseguente monetizzazione ha inoltre portato alla proliferazione di tutorial di dubbia qualità, dalla creazione di mascherine casalinghe a consigli di pulizia. A questo proposito, il centro antiveleni dell’ospedale Niguarda ha fatto sapere che le richieste di consulenze per intossicazione da disinfettanti sono aumentate del 65 percento in generale, e ben del 135 percento nella fascia di età inferiore ai cinque anni. Dietro, spiega, ci sono anche i tutorial—e le bufale, che ci portano alla categoria successiva.

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I PROFESSIONISTI DELLE CATENE DI WHATSAPP E DELL’ALLARMISMO

Ormai dovrebbe essere assodato: se ti arriva qualcosa su WhatsApp con la dicitura “inoltrato,” le probabilità che sia una bufala si aggirano intorno al 120 percento. Sul coronavirus, il sito di fact-checking Pagella Politica ne ha raccolte più di 50.

Se un mese fa queste bufale erano piuttosto astratte e riguardavano grandi narrazioni sull’origine del coronavirus (ma su questo torneremo più avanti), nelle ultime settimane si sono concentrate su aspetti più legati allo stravolgimento della quotidianità—come le suole delle scarpe da raschiare o la candeggina da spargere ovunque.

Queste bufale molto spesso non nascono da persone qualunque, ma da soggetti che hanno tutto l'interesse a suscitare ancora più angoscia e diffondere il panico nella popolazione. Di frequente si tratta poi di notizie vecchie adattate al contesto emergenziale: è il caso della legge sulle intercettazioni approvata a fine febbraio che prevede norme più stringenti a favore della privacy, e ora si trasforma in una sorveglianza di massa indiscriminata.

I RAZZISTI IN SERVIZIO PERMANENTE

Tra gennaio e febbraio, lo ricorderete, gli untori erano i cittadini cinesi e tutti coloro che avessero 'sembianze' cinesi; poco importa che venissero da un altro paese, o che fossero italiani. Quando però si è capito che l’infezione ormai si trasmetteva a livello locale—e lo faceva indisturbata dall’inizio di gennaio—la retorica del “ci portano le malattie” non reggeva più.

E così, in tempi più recenti, c’è stata una spettacolare inversione a U: i migranti sono immuni al virus, e quindi girano indisturbati. Secondo diversi post, negli ospedali non ci sarebbe “un extracomunitario di qualsiasi età positivo o ricoverato per Cov19!!!!!!!!! Come è possibile!?!?!? Solo gli italiani….allora…meditare gente.”

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Qualcuno dice che è grazie alla vaccinazione contro la TBC—ma non c’è alcuna prova scientifica in tal senso. Come ha twittato Roberto Burioni, inoltre, “chi è dotato di sprezzo del pericolo può venire dove mi trovo in questo preciso momento, al San Raffaele di Milano, per controllare di persona che non è assolutamente vero.”

Le associazioni stanno inoltre moltiplicando gli appelli per tutelare i migranti nei centri di accoglienza, nei Cpr, negli hotspot e nei ghetti del sud. Un contagio in quei luoghi già normalmente insalubri, ricorda Redattore Sociale, “potrebbe avere conseguenze drammatiche.”

I COMPLOTTISTI DI LUNGO CORSO

E poi ci sono loro: i complottisti di professione, quelli cioè che spaziano dall’11 settembre come inside job fino alle scie chimiche, che hanno fiutato l’occasione e si sono buttati a pesce sull’argomento. Il campionario è estremamente vasto. Un video che ormai veleggia oltre i 3 milioni di visualizzazioni sostiene che il coronavirus è un’arma batteriologica creata dagli Stati Uniti; altro che pipistrelli e zoonosi.

Un altro ha invitato i suoi seguaci ad appendere per strada uno striscione con la scritta “Il Covid-19 è una truffa,” e incitato a “uscire tutti per strada come facevamo prima in modo tale che carabinieri e polizia non sappiano più come fare.” O ancora: un sedicente “nanopatologo”—noto per le sue posizioni antivacciniste—ha sostenuto che “non siamo di fronte a nessuna epidemia” e che il vaccino “sarà una truffa multimiliardaria attraverso cui potranno iniettare a chiunque qualunque cosa.”

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Ai due che ho appena menzionato, tuttavia, non è andata benissimo. Al primo la polizia postale di Imperia ha sequestrato gli account sui social; e il secondo si è beccato una denuncia dal Patto trasversale per la scienza, un’associazione che combatte le notizie false in ambito medico-scientifico.

GLI SCOPRITORI DI “FARMACI MIRACOLOSI” CONTRO IL CORONAVIRUS

A oggi non c’è alcuna cura per il coronavirus, anche se negli ospedali si stanno impiegando vari farmaci—alcuni dei quali sembrano promettenti. Non c’è la minima evidenza, invece, su alcuni rimedi “miracolosi” di cui si parla in alcuni video che hanno fatto il giro di Internet.

Mi riferisco infatti all’Arbidol, un medicinale russo spacciato come “prodigioso” da due sconosciuti nell’aeroporto di Mosca (e ripreso da un senatore del M5S), e all’Avigan, un antivirale giapponese. Quest’ultimo, in particolare, è stato al centro di una vicenda davvero surreale.

Tutto è partito dal video su Facebook di un “farmacista romano”—in realtà il titolare di un negozio nella Capitale nonché commerciante di videogiochi—che decanta le qualità benefiche dell’Avigan, sostenendo che in Giappone sono tutti guariti dal coronavirus grazie a questo farmaco. In Italia non ne sappiamo nulla perché “ce lo stanno nascondendo.”

Quella clip è stata poi amplificata dai media e portata in televisione da un Vittorio Sgarbi più agitato del solito. La politica ha fatto il resto: i governatori di Veneto e Piemonte hanno chiesto di poterlo usare. E questo nonostante il parere contrario dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), che ha evidenziato come “non esistono studi clinici pubblicati relativi all’efficacia e alla sicurezza del farmaco nel trattamento della malattia da COVID-19.”

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Pochi giorni fa, infine, il colpo di scena: l’Aifa smentisce se stessa e autorizza la sperimentazione. La cosa più incredibile è la reazione dell’azienda produttrice; la quale non solo è cascata dalle nuvole, ma si è detta “sorpresa” e “preoccupata.”

Diciamo pure che nel mondo c’è chi sta peggio di noi. Tipo gli Stati Uniti, dove il presidente Trump ha invitato la popolazione ad assumere la clorochina (una sostanza non approvata per il trattamento del coronavirus) creando danni reali.

LE AZIENDE CHE CONTINUANO A FAR LAVORARE I DIPENDENTI IN SETTORI NON ESSENZIALI O SENZA PROTEZIONI

Nonostante l’incessante tiro al runner o al passeggiatore, il problema è che ancora troppe persone devono recarsi nella sede di lavoro. Il decreto che ha disposto la chiusura temporanea delle attività produttive non essenziali, infatti, ha le maglie ancora piuttosto larghe (anche se i sindacati le hanno fatte restringere un po’).

Secondo uno studio della fondazione Sabattini (nata nel 2006 per commemorare il sindacalista Claudio Sabattini), sono ben quattro milioni e mezzo gli impiegati di filiere non essenziali che ancora sono costretti a riempire le strade e i mezzi pubblici.

In tutto questo c’è chi non potrebbe produrre, ma ci prova lo stesso. Radio Popolare ha raccolto varie testimonianze in tal senso: un esempio è quello di un’azienda metalmeccanica che non rientra nei codici “autorizzati,” ma rimane comunque aperta perché “finché non ci controllano possiamo lavorare.” Altre, invece, scaricano sui dipendenti il rischio d’impresa obbligando i propri dipendenti a mettersi in ferie forzate.

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I POLITICI CHE FANNO PROPAGANDA

Non posso che finire questa rassegna con questa categoria. Non è necessario essere fan di Giuseppe Conte e dell’attuale governo per notare che l’opposizione sta raggiungendo vette inesplorate di cialtronaggine.

Sappiamo che Matteo Salvini non è un campione di coerenza, ma ora è arrivato persino a criticare l’uso delle dirette Facebook (lui, capito?), ha copiaincollato catene di WhatsApp, e per farsi notare si è pure 'travestito' da medico.

A non essere cambiata è però la propensione—sua e del suo staff—a rilanciare qualsiasi teoria del complotto che possa fargli comodo in un determinato momento. Il 25 marzo ha così diffuso la storiella del coronavirus creato in laboratorio (questa volta cinese), usando un servizio del Tgr Leonardo di cinque anni fa e annunciando un’interrogazione parlamentare. A ruota, e probabilmente per non sentirsi da meno, il video è postato anche da Giorgia Meloni.

Nel frattempo il video—che non ha nulla a che vedere, ovviamente, con questo coronavirus—è stato visto, condiviso e smentito migliaia di volte, in un nuovo ciclo che costituisce ormai la nostra quotidianità.

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