È da gennaio che Kanye West fa una cosa che ha chiamato “Sunday Service”, letteralmente “Messa della domenica”: insieme a un coro gospel, i Samples, invita ogni settimana un po’ di persone nella sua villa di Calabasas, in California, e si mette a cantare delle canzoni. Niente di troppo elaborato: una strumentazione essenziale, la sua voce, quelle dei membri del coro, ogni tanto quella di un ospite. Le esibizioni non sono state trasmesse in streaming o pubblicate ed esistono solo in brevi video amatoriali e nelle stories di Kim Kardashian.
Alle nove di domenica mattina Kanye e i Samples si sono invece esibiti in un luogo leggermente più aperto al pubblico, cioè il celebre Coachella, festival che si tiene ogni anno due weekend di fila a Indio, California. Secondo il piano originale degli organizzatori Kanye doveva essere l’headliner di entrambe le domeniche dell’evento ed esibirsi, come tutti, dal palco. Quando poi Kanye ha chiesto che gli venisse costruita una collina apposta e gli è stato detto “no, dai” lui ha risposto con una bella rescissione del contratto che lo legava all’esibizione. Al suo posto si è esibita Ariana Grande.
Videos by VICE
Ma tutto è bene ciò che finisce bene, perché la società che organizza il Coachella—che si chiama Goldenvoice—e Kanye alla fine si sono messi d’accordo su un modo per far funzionare la cosa. Kanye si è quindi esibito in un contesto speciale, su una collinetta posizionata lontano dai palchi, per un pubblico ridotto. L’effetto estetico, come potete vedere dalla foto qua sotto, è stato incredibile. L’esibizione, invece, non ha lasciato tutti soddisfatti.
Paul Thompson di Noisey US ha scritto un articolo in cui racconta, perplesso, il distacco tra la supposta qualità sacra e purificatrice del gospel e il contesto ipercapitalista e festaiolo in cui è stata inserita per questo Sunday Service. Ha ironizzato sulla preghiera condotta da DMX verso la fine dello show e ha criticato la scelta di Kanye di vendere del merchandising a tema religioso a prezzi piuttosto alti (50 dollari per un paio di calzini, magliette che andavano dai 70 ai 225 dollari); ha però evidenziato come la stessa mercificazione del sentimento religioso accada nella chiesa reale.
Sheldon Pearce di Pitchfork ha invece criticato la lente rotonda con cui la performance è stata ripresa e ha sottolineato le numerose sbavature dell’esibizione. Kanye West è infatti comparso sulla collina solo dopo un’ora e mezza dall’inizio del concerto e ha sbagliato per tre volte l’attacco di “Jesus Walks”, il primo pezzo rappato previsto in scaletta. Ha scritto che gli è sembrato di guardare “delle prove” invece che un concerto, che il testo dell’inedito “Water” è “assurdo” e ha usato le parole “un casino totale” per descrivere l’evento.
Pearce ha però anche parlato di “momenti di profonda emozione”, protagonisti del pezzo di Chris Lambert su Forbes, che ha parlato dell’inizio di “un nuovo capitolo” per la carriera del rapper. Kanye si è messo a piangere ed è stato abbracciato e consolato da Chance The Rapper e Kid Cudi, suoi amici e collaboratori. North, sua figlia, ha rappato la parte non-sense di “Lift Yourself” in un momento di grande tenerezza (e ha dimostrato che sa ballare meglio di te). Il contributo di Teyana Taylor è stato apprezzato e i sample che animano le canzoni di Kanye hanno preso vita, eseguiti dal vivo da un coro professionale in un contesto unico: tra i pezzi eseguiti ci sono stati “Father Stretch My Hands Pt. 1”, “Ultralight Beam” e “Fade”.
Il pezzo più equilibrato sul Sunday Service è forse quello pubblicato dal New York Times, a firma del celebre critico musicale Jon Caramanica. Caramanica ha sottolineato il valore della scelta di Kanye di non mettersi al centro dell’esibizione e di lasciare spazio al suo “fenomenale” coro, come “un direttore d’orchestra”. Ha apprezzato l’idea di far esibire ballerini in mezzo al pubblico, ha lodato Kanye per non essere rimasto sulla collina per tutta l’esibizione e per non aver tenuto sermoni, come sua conclamata abitudine: “Questa performance ha privilegiato il potere del gruppo rispetto allo zelo dell’individuo”, ha scritto.
Per noi che viviamo dall’altra parte dell’oceano e possiamo farci un’idea di ciò che è successo solo guardando dei video, queste voci restano una sfocatura di ciò che è realmente accaduto. E solo a partire da quella possiamo farci un’idea di Kanye, coerente nell’imperfezione che da sempre lo accompagna e ha segnato l’ultima parte della sua carriera.
Segui Noisey su Instagram, Twitter e Facebook.