Tecnología

I 5 videogiochi migliori per innamorarsi dello spazio

Una volta bastava alzare gli occhi al cielo e ammirare le stelle. Ora, con l’inquinamento luminoso delle grandi città, dobbiamo accontentarci dei videogiochi. Se sognate la pace galattica e volete una via d’uscita non letale dal pianeta Terra, i videogiochi sono dalla vostra parte — e lo sono stati sin dagli albori, con il loro dolce escapismo digitale.

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Ecco una selezione assolutamente arbitraria dei migliori giochi per scoprire le meraviglie dello spazio, dalla preistoria dell’home computing ai giorni nostri.

ELITE (1984)

Tutto è cominciato così. Mentre nelle sale giochi impazzavano i vari Galaga e Gyruss, con la loro visione semplicistica e prettamente ludica dello spazio, in Inghilterra David Braben sognava un cosmo digitale e realistico con il suo Elite. Uscito per BBC Micro nel 1984 e rapidamente convertito per tutti gli home computer dell’epoca, Elite è stato il primo gioco a inseguire il sogno di uno spazio esplorabile liberamente, senza boss e livelli fissi. Proponeva una galassia di pianeti e stazioni spaziali da visitare e non dava alcun obiettivo al giocatore, che quindi poteva improvvisarsi commerciante, pirata o cacciatore di taglie, con un libero arbitrio così reale da far concorrenza anche ai cosiddetti giochi “free roaming” dei tempi moderni.

Lo spazio di Elite era rappresentato da una manciata di punti e vettori, con una grafica in wireframe che ai tempi sembrava uscita da Tron. Era ovviamente un gioco primitivo, ma ha gettato il seme della simulazione spaziale, tanto nel mondo dei videogiochi quanto nelle menti di una generazione di fissati.

ORBITS (1989)

La più grande balla raccontata dalla generazione degli attuali trenta-quarantenni ai propri genitori è che “Il computer serve per fare i compiti.” Falso. Il computer serviva per giocare, per passarsi i floppy copiati coi compagni di scuola, per non fare i compiti. Detto questo, tra i tanti dischetti che passavano di mano in mano, di tanto in tanto capitava qualcosa di effettivamente educational — termine che, nel 99% dei casi, era un eufemismo per “non è divertente”; ma Orbits era diverso. Era un software per MS-DOS, che in realtà di gioco aveva ben poco, ma che presentava il sistema solare in modo interattivo, con immagini stupende realizzate in pixel art. Plutone era ancora considerato un pianeta, ma farsi raccontare il sistema solare da un tubo catodico era molto più bello che studiarlo sui libri.

KERBAL SPACE PROGRAM (2011)

L’esplorazione dello spazio è una delle più grandi fantasie dell’umanità, ma per esplorare lo spazio prima bisogna arrivarci. Per farlo ci sono tre opzioni:

1) Lavorare alla NASA o all’ESA

2) Essere Elon Musk

3) Diventare dei pro di Kerbal Space Program

KSP mette il giocatore al comando del programma spaziale di una buffa razza di mostriciattoli verdi, i Kerbal. Non fatevi ingannare dallo humour e dal look scanzonato, perché KSP è una rigorosa simulazione spaziale, che tiene perfettamente conto delle forze gravitazionali e consente, di fatto, di riprodurre buona parte delle manovre che vengono studiate da chi nello spazio ci va sul serio. Randall Munroe, autore del celebre webcomic XKCD, racconta che pur avendo lavorato alla NASA e avendo studiato fisica, è stato KSP a fargli capire realmente la meccanica orbitale.

La community di Kerbal Space Program è incredibile e al tempo stesso esilarante. Se siete degli ingegneri nel cuore, provatelo e amatelo. Se non siete degli ingegneri, provatelo e amatelo fallendo miseramente a ogni partita.

SPACE ENGINE (2010)

Il sogno bagnato di ogni appassionato dello spazio. Un enorme atlante spaziale interattivo dello spazio osservabile, basato sui dati del mondo reale e riempito proceduralmente per le zone inesplorate. Il progetto viene continuamente aggiornato dal programmatore russo che l’ha creato, con risultati sempre più spettacolari.

È possibile navigare a colpi di mouse, oppure provare a pilotare un’astronave. La resa grafica è galattica e i paesaggi dei pianeti sembrano tratti dalla copertina di un libro di fantascienza. Meglio di Space Engine c’è solo un prato in collina, di notte, con un telescopio e una space cake.

UNIVERSE SANDBOX (2015)

Space Engine è una gioia per gli occhi, ma propone un universo statico, senza una reale simulazione fisica. Per chi non si accontenta del turismo e vuole toccare con mano i meccanismi del grande orologio dell’universo c’è Universe Sandbox .

Si tratta di una potente simulazione che tiene conto della gravità, degli effetti climatici e delle interazioni tra i materiali. La grafica è molto meno avanzata di quella di Space Engine, ma la libertà d’azione è totale. Avete mai provato a lanciare una piramide di ossidiana contro la Terra? Con Universe Sandbox potete farlo, volendo anche in VR, grazie al supporto ai vari visori.

Questa sera a partire dalle 21.30, in collaborazione con Motherboard, Kenobisboch Productions dedicherà una serata di streaming allo spazio, usando proprio Space Engine e Universe Sandbox. Sarà un viaggio nel Sistema Solare, raccontato da cinque fisici e astrofisici, con una formula a cavallo tra una puntata di Super Quark interattiva e una chiacchierata al planetario.