Tecnología

L’uomo che ha costruito un carro armato per vendicarsi della burocrazia

Per forza di cose sappiamo tutti quanto sia incredibilmente frustrante quando lo Stato, una comunità, una banca o un organismo qualunque agisce contro i nostri interessi, e mandi in fumo tutti gli sforzi fatti per mesi per riuscire a concludere un determinato progetto: si tratti dell’acquisto di un appartamento, dell’apertura di una società o di qualsiasi domanda di assegnazione. Manca sempre un qualche modulo, o foglio, e il più delle volte questo richieste finiscono per essere stracciate a causa di una minuscola postilla nascosta in un paragrafo nascosto, piazzato lì solo per massacrarci moralmente. La maggior parte delle persone supera questi momenti con un po’ di Prozac e un sacco di notti spese a fantasticare sulle opzioni utili a distruggere l’ufficio fiscale di turno, o a meditare una strage in qualunque ufficio di collocamento — O ancora ballando su un rogo di moduli INPS mentre si abbaia alla Luna: va bene qualunque cosa per scaricare la frustrazione.

La maggior parte delle persone, alla fine, è contenta di fantasticare su questo tipo di comportamenti. Nella migliore delle ipotesi finiranno per alzare un po’ la voce in coda a questi uffici o a postare un bel rant su Twitter — Dopodiché continueranno nei secoli dei secoli a far ribollire la loro rabbia. Ognuno di noi lo fa. Ma non Marvin Heemeyer. Marvin è un eroe, un supereroe. Un uomo che ha realizzato i sogni di milioni di persone, sacrificando la sua vita per voi e per me, per permetterci di vivere la distruzione di un sistema pachidermico. Sin dal primo giorno in cui si è ritrovato intrappolato tra le mura invalicabili della burocrazia, ha scelto l’unica arma in grado di abbattere questo tipo di mura: un enorme bulldozer corazzato.

Videos by VICE

L’incredibile storia di Marvin Heemeyer inizia come qualsiasi piccola impresa. In qualità di ingegnere specializzato in convertitori catalitici — una passione come tante altre, chi siamo noi per giudicare — ha acquistato nel 1992 un terreno nella cittadina di Granby, in Colorado, per una cifra particolarmente bassa dal momento che la zona era lasciata all’abbandono e non favorevole all’attività industriale. Un dettaglio insignificante per ora, ma cruciale per tutto il resto della storia: l’area non ha un accesso diretto alla strada, e Heemeyer è obbligato a passare per i terreni adiacenti — La cosa non preoccupa assolutamente nessuno, dato che il terreno è abbandonato e appartiene al comune. Heemeyer è stato un visionario, o forse un po’ troppo fortunato, visto che la sua proprietà raddoppia rapidamente il proprio valore dal momento che molte aziende, piccole e grandi, si stanno trasferendo nei pressi. Finora tutto fila liscio: Marvin va d’accordo con i suoi vicini, e anche se a volte, mentre si avvicina ai cinquanta, si lamenta di non essere in grado di mettere su famiglia e figli, sembra piuttosto soddisfatto del suo successo e la sua vita sociale lo tiene occupato.

Marvin Heemeyer.

Purtroppo per lui, il suo piccolo business funziona particolarmente bene e la città comincia a capire che l’area ha un potenziale da sfruttare. Un giorno, Mountain Park Concrete, una società locale specializzata nella produzione di calcestruzzo si stabilisce a fianco allo stabile di Marvin. Così il nostro eroe perde l’unico accesso disponibile alla strada, e non può più raggiungere la sua proprietà senza il permesso di Mountain Park — che gli viene costantemente negato, ovviamente. Nel corso del tempo gli vengono offerte diverse somme piuttosto interessanti per convincerlo a cedere l’area, ma il meccanico, per semplice amore della sua terra o per pura avidità rifiuta ogni volta rilanciando con cifre esorbitanti. I leader di Mountain Park, però, sono particolarmente influenti ed essendo la politica un ambiente ovviamente corrotto e satanico, la città di Granby prende posizione a favore della società di calcestruzzo. Il nostro amico quindi si ritrova con un terreno e un locale a cui è tecnicamente impossibile accedere — Non avendo nessun cliente, logicamente, la sua attività finisce rapidamente per crollare.

Marvin quindi si impegna a portare avanti una battaglia legale contro un governo in malafede: chiede che venga costruita dal comune una strada di accesso, ma la proposta gli viene ovviamente rifiutata. Imperterrito propone quindi propone di prendersi completo carico della costruzione di una strada che consenta l’accesso alla sua proprietà. Inizia i lavori e per dimostrare la sua determinazione nei confronti dell’impresa decide di acquistare un bulldozer. Le autorità sospendono i suoi permessi di costruzione e minacciano multe da migliaia di dollari nel caso continuasse. Per concludere, nel 2001 lo multano per 2500 dollari per “Assenza di un collegamento con la strada.” La prossima volta che pensate che il vostro consulente dell’ufficio di collocamento sia il diavolo in persona perché ti chiede per la terza volta lo stesso certificato, ripensate a quello che stava succedendo nella testa di Marvin in quei momenti e cercate di mettervi nei suoi panni.

Ciononostante Marvin non si scoraggia e cerca di sfruttare tutti i mezzi possibili per resistere a quella macchina infernale chiamata amministrazione americana. Una petizione con le firme della maggioranza dei residenti della città? Nessun effetto. Una campagna con i media locali per far valere i propri diritti? Niente più che cattiva pubblicità. Decine di ricorsi legali, pagamenti di multe e proposte di riconciliazione tra le due parti? Macché: anzi, ecco che arriva un bell’obbligo di vendita a prezzo ridicolo, con sei mesi per sgomberare i locali.

Per il meccanico, a questo punto, potrebbe essere necessario rassegnarsi ed accettare la realtà come farebbe ogni essere umano su questa Terra, perché nessuno può vincere contro la malafede di un’amministrazione. Ma Marvin, determinato come sempre, non è un uomo come gli altri. È l’eletto, l’uomo che dovrà affrontare e sconfiggere il Matrix della pubblica amministrazione. Normalmente, di fronte a una situazione del genere, tutti reagirebbero allo stesso modo: si accetterebbe in qualche modo lo stato delle cose riempiendosi di ansiolitici, e il poco denaro recuperato dalla vendita del terreno finirà in whiskey acquistato nel bar più marcio di tutto il Colorado. Nessuno penserebbe mai di costruire un bulldozer corazzata gigante per distruggere l’intera città — A parte Marvin.

L’operazione di costruzione in realtà era iniziata un anno prima, nel 2003. Certo di perdere sul terreno legale, il cinquantenne era impegnato nella personalizzazione del bulldozer che aveva acquistato per costruire la strada che gli avrebbe consentito di riprendere normalmente la sua vita. Grazie alla betoniera della società vicina passa le notti a costruire uno scudo ultra-resistente — Tira fuori una bella schermatura in calcestruzzo, alla fine. In particolare, costruisce uno strato d’acciaio, uno strato da oltre trenta centimetri di calcestruzzo ed un secondo strato di acciaio per coprire il motore e la cabina. La cabina quindi è completamente ricoperta di cemento,e fa affidamento su tre telecamere esterne collegate a dei monitor situati all’interno del veicolo. Ci vuole ovviamente una discreta cura per poter montare con precisione una struttura di questo tipo, un’armatura spessa oltre 70 centimetri e un sistema ad aria compressa per rimuovere la polvere dalle fotocamere. Nella cabina ci sono tre slot per un fucile calibro 50, uno semiautomatico e un lungo fucile calibro .22 — Tutti e tre protetti da delle piastre d’acciaio da diversi centimetri, ovviamente.

Invece che spendere il preavviso di sei mesi a smantellare e pulire il suo terreno, Marvin finisce di perfezionare la sua operazione kamikaze. Per giustificare l’azione che sta per compiere, registra numerose note su un registratore, tra cui questa frase che sarebbe stata un perfetto epitaffio, “A volte gli uomini ragionevoli devono fare cose irragionevoli.”

Il Killdozer, poco dopo gli eventi.

È il 4 giugno 2004 quando Marvin Heemeyer comincia la sua impresa. Dopo aver caricato il “Killdozer” (il soprannome che resterà per sempre suo) di provviste, acqua e un sistema ad aria condizionata oltre che tutto il necessario a sopravvivere per mesi, salda l’ingresso della sua cabina dall’interno. Non c’è via d’uscita per lui, non c’è modo di contattare il mondo esterno. È il tempo della vendetta. Carico come Hal nell’episodio “Stupid Girl” di Malcolm, senza però Dewey pronto a fermarlo. Marv prende il controllo della situazione, pronto a riacquistare la sua dignità, dopo aver dedicato le ultime ore della sua vita a distruggere tutti gli ostacoli che si ponevano sulla sua strada. Dopo aver distrutto il proprio terreno, attacca la Mountain Park Concrete, una società che lui considera come causa dei suoi guai. Nonostante le decine di migliaia di dollari di danni già arrecati, non si scoraggia e si dirige verso il municipio, che distrugge completamente poco dopo aver spiattellato qualunque veicolo comunale presente nella zona.

La povera polizia municipale viene travolta dall’attacco del Killdozer, e le armi di piccolo calibro che cercano di sfondare la corazza di calcestruzzo non hanno ovviamente alcun effetto. Il terzo obiettivo della vendetta di Marvin è Sky Hi News, la sede dei media locali che hanno fatto campagna contro di lui. Questa volta non rimane assolutamente nulla della struttura dopo il suo passaggio. Seguono degli attacchi distruttivi contro tutte le istituzioni che hanno voluto, a un certo punto della battaglia legale, rendere la vita di Marin un inferno: dalla casa di un giudice, fino a una banca, passando per tutti gli edifici amministrativi della città.

Come in una bella partita di GTA, il numero di stelle di Marvin Heemeyer aumenta in modo esponenziale e si ritrova rapidamente la SWAT e l’Esercito alle costole. Un’armata assolutamente incapace di fermare il bulldozer di cemento nonostante le tre esplosioni e le centinaia di munizioni utilizzate. Eppure i vari agenti venuti a fermarlo possono salire sul veicoli per far fuoco a distanza ravvicinata — Non riescono nemmeno a distruggere le telecamera, protette anch’esse della corazza.

In totale vengono demoliti tredici edifici e decine di veicoli tra cui tutte le auto della polizia del comune. Miracolosamente, tutti i danni sono solamente materiali e Marvin non causa alcuna vittima o ferito dal momento che nella sua folle impresa Marvin è concentrato a evitare qualsiasi vittima umana. Marvin infatti ha utilizzato le armi a bordo per colpire dei trasformatori elettrici nella zona e dei contenitori di propano. Se uno di questi fosse esploso, probabilmente alla fine si sarebbero potute recuperare diverse braccia e gambe in giro per la città — Ma così si sarebbe guastata l’immagine del grande Signore della Distruzione Marvin.

Privo di soluzioni a portata di mano, il governatore del Colorado finalmente accetta di inviare un elicottero da attacco AH-64 Apache per fermare il Killdozer usando un missile anticarro, distruggendo almeno in parte la sua armatura. Tale missile è capace di distruggere metà della città, e quindi di causare danni maggiori di quelli del bulldozer: la soluzione dunque diventa rapidamente stupida ed evidentemente contro-produttiva.

Purtroppo la specie umana tende generalmente a deludere, ed eccoci che all’alba del Macchinocene l’ennesimo palazzo attaccato da Marvin crolla sulla sua meraviglia e lo intrappola — Capisce di essere arrivato al capolinea della sua avventura, e mentre la polizia lo sta venendo a prendere, decide di spararsi in testa.

A questo punto degli esplosivi trapassano lo scudo di calcestruzzo e dopo 12 ore di lavoro con una gru e delle fiamme ossidriche viene recuperato il corpo di Marvin, a riprova del fatto che se lo scontro tra il Killdozer e l’Apache si fosse consumato, un missile non sarebbe bastato a mettere KO il titano di cemento. Abbiamo davvero perso un momento storico.