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L'umanità è molto, molto vicina all'estinzione

A sostenerlo è un gruppo di scienziati con una certa credibilità e anni di ricerche alle spalle.

Immagine via Flickr.

Se ci si potesse allontanare e dare un’occhiata al nostro pianeta così com'era negli anni Cinquanta, probabilmente si noterebbe immediatamente che milioni di pezzi di immondizia spaziale sono spariti dall’orbita. La luna apparirebbe due metri meno distante dalla Terra e i continenti europeo e nord americano sarebbero 1,2 metri più vicini. Laser, codici a barre, contraccettivi, bombe all’idrogeno, microchip, carte di credito, sintetizzatori, superattack, Barbie, farmaci e pedali distorsori starebbero nascendo proprio in questo momento.

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Ci sarebbero due terzi di umani in meno. Esisterebbero più di un milione di specie diverse di piante e animali oggi estinte. Ci sarebbe il 90 percento in più di pesci, un miliardo di tonnellate in meno di plastica, e il 40 percento in più di fitoplancton (produttori di metà dell’ossigeno del pianeta) negli oceani. Ci sarebbe il doppio degli alberi e il triplo di acqua potabile disponibile da falde acquifere meno recenti. Al Polo Nord ci sarebbe l’80 percento in più di ghiaccio durante la stagione estiva, e il 30 percento in meno di diossido di carbonio e metano nell’atmosfera. E la lista è ancora lunga…

La maggior parte delle persone istruite e con un minimo di coscienza sanno che questi dettagli fanno da sfondo alla storia del nostro progresso, ma cosa succede quando li si mette tutti insieme?

I profeti della fine del mondo sono sempre esistiti, e chiunque si è interrogato almeno una volta in proposito (immaginando tutto ciò che è compreso tra l'ascensione delle anime pure e i corvi zombie), ma in mezzo alle chiacchiere sui Calendari Maya e ai programmi tv devoti all'apocalisse esistono anche scienziati rispettati e giornalisti arrivati a conclusioni altrettanto spaventose, elaborate attraverso studi che si concentrano sui pericoli dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo e sulla sopravvivenza della specie umana.

Dati recenti sembrano suggerire che abbiamo già innescato diversi processi non lineari e irrevocabili (scioglimento di permafrost, metano idrato e ghiaccio marino artico) che fanno sembrare la media di crescita di 2 gradi fino al 2100 una favoletta. Qui si parla di 4, 6, 10, persino 16 gradi (????????).

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La connessione tra rapidi cambiamenti climatici e la nostra estinzione è sostanzialmente questa: se la temperatura media sale di 4-6 gradi, il pianeta diventa inabitabile agli umani. Non sembra molto, perché siamo abituati a escursioni termiche notturne di 15 gradi, ma ciò che non si dice mai abbastanza è che anche un aumento di 2-3 gradi di media si tradurrebbe in temperature superiori ai 40 nel Nord America e in Europa—per non parlare dell'area lungo l’equatore. In confronto, l’ondata di caldo in Europa del 2003 che ha ucciso più di 70.000 persone sembra uno scherzo. Calcolando l’aumento delle attuali ondate di calore, delle secche, degli incendi, delle tempeste violente, delle carestie di cibo e acqua, delle deforestazione e del livello del mare, per alcuni il messaggio è molto chiaro: moriremo tutti!

Ma se anche voi volete cagarvi sotto dalla paura, passate qualche ora a provare a confutare le crescenti prove del nostro destino annunciate da uno dei principali esponenti del movimento Near Term Extinction. Guy McPherson è un ex professore emerito di Risorse Naturali, Ecologia e Biologia Evolutiva che ha abbandonato la sua carriera accademica all'Università dell'Arizona per trasferirsi in una casa di paglia su un terreno sostenibile nel New Mexico nel tentativo di “andarsene dall’Impero.” Se poi volete portare il vostro pessimismo sul futuro a livelli da suicidio/togliervi l’appetito, in rete potrete trovare un sacco di interviste e video del dottor McPherson.

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Nel caso, infine, aveste bisogno del colpo di grazia, qui c’è un lungo saggio intitolato “The Irreconcilable Acceptance of Near Term Extinction” scritto dall'attivista ambientalista Daniel Drumright. Tutto ruota intorno al tentativo di accettare il fatto che abbiamo ormai imboccato un chiaro cammino verso l’estinzione ora che è probabilmente troppo tardi per fare qualcosa (consiglio: suicidio o funghetti). Come indica Drumright, nessuna filosofia, religione o linea politica fornisce le basi per elaborare il terrore psicologico della prossima scomparsa dell’intera umanità.

Fuori dall’enclave ufficiale dei sostenitori dell'Estinzione a Breve Termine ci sono poi molti scienziati e giornalisti che pur preferendo evitare di esservi associati hanno elaborato lo stesso tipo di previsioni sul nostro destino. Potranno anche non credere che TUTTI gli umani spariranno nel giro di mezzo secolo, ma un “declino della popolazione” catastrofico, dovuto a rapidi cambiamenti climatici indotti dagli umani, non è escluso.

James Hansen, ex presidente del Goddard Institute for Space Studies della NASA, nonché uno dei principali climatologi del mondo, si è recentemente dimesso dalla posizione occupata negli ultimi 43 anni per potersi concentrare sull’attivismo nel campo del cambiamento climatico. Prevede che senza una completa de-carbonizzazione entro il 2030, le emissioni globali di CO2 saranno 16 volte superiori a quelle del 1950, garantendo cambiamenti climatici catastrofici. In un saggio pubblicato ad aprile di quest’anno, Hansen dichiara:

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“Se dovessimo ‘riuscire’ a estrarre e bruciare tutti i combustibili fossili, alcune parti del pianeta diventerebbero letteralmente inabitabili, con periodi dell’anno con temperature di bulbo umido superiori ai 35 gradi. A tali temperature, per ragioni di fisiologia e fisica, gli umani non possono sopravvivere… per l’ambiente è fisicamente impossibile sopportare i 100 W di calore metabolico che un corpo umano genera quando è a riposo. Perciò, anche una persona che stia sdraiata nuda, tranquilla, nei venti di un uragano non sopravvivrebbe.”

Nel 2011 Bill McKibben, giornalista, scrittore, eminente studioso, e uno dei fondatori di 350.org—il movimento che punta a ridurre i livelli di CO2 nell’atmosfera a 350 ppm nella speranza di evitare mutamenti climatici fuori controllo—ha scritto un libro chiamato Terraa: Come farcela su un pianeta più ostile. In esso evidenzia i cambiamenti climatici in corso che ci hanno portato oltre le previsioni precedentemente fatte per la fine del ventunesimo secolo, sottolineando come la retorica del "dobbiamo fare qualcosa per i nostri nipoti” abbia perso ogni contatto con la realtà. Non ci sarà tempo per aspettare i nostri nipoti. Sta succedendo ora, poiché stiamo già vivendo su un pianeta fantascientifico all'interno di un universo parallelo:

“La calotta polare artica si sta sciogliendo, il grande ghiacciaio sopra la Groenlandia si sta assottigliando, entrambi a una velocità sconcertante e imprevista. Gli oceani sono più acidi e il loro livelo si sta alzando… Grandi tempeste, uragani e cicloni sono diventati più potenti…  La grande foresta boreale del Nord America morirà nel giro di pochi anni… [Questo] nuovo pianeta sembra più o meno il nostro, ma chiaramente non lo è… è la cosa peggiore che sia mai successa.”

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Una manifestazione a Melbourne. Immagine via Flickr.

Peter Ward è un paleontologo; nel suo libro del 2007, Under a Green Sky: Global Warming, the Mass Extinctions of the Past and What they Can Tell Us About the Future, fornisce le prove per cui quasi tutti i grandi eventi di estinzione globali sono avvenuti a causa di rapidi cambiamenti climatici, causati dai crescenti livelli di diossido di carbonio. A questo giro, si dà il caso che la crescita di diossido di carbonio derivi dagli umani che hanno trovato un modo per estrarre miliardi di tonnellate di carbonio dal sottosuolo—per poi rilasciarlo nell’aria. Ward sostiene che negli ultimi 10.000 anni i nostri livelli di diossido di carbonio sono rimasti stranamente stabili, ma il futuro non pare così buono:

“La temperatura globale media è cambiata di 8 gradi in pochi decenni. La temperatura globale media è di 15 gradi. Immaginate se salisse a 24 o scendesse a 4 in un secolo o meno. Non abbiamo idea di come possa essere un mondo del genere… come minimo, tali cambiamenti improvvisi creerebbero tempeste catastrofiche di intensità e violenza inimmaginabili… spazzando i continenti non una volta ogni dieci anni o ogni secolo, ma più volte all’anno…"

Ward ha anche sviluppato un'ipotesi anti-Gaia da lui chiamata “Ipotesi Medea”, in cui la vita complessa, lungi dall'essere in armonia simbiotica con l’ambiente, rappresenterebbe una seccatura orribile. In questa ipotesi, il pianeta e la vita microbiotica hanno collaborato più volte per stimolare estinzioni di massa che sono quasi riuscite a riportare il pianeta al proprio stato dominato da microbi. In altre parole, Madre Terra potrebbe essere una Terra dei Microbi determinata a uccidere i propri figli.

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Sono dunque molti gli scienziati che ci hanno avvisato: il futuro prossimo ci riserva cambiamenti climatici rapidi, forse mortali. Ma nella maggior parte dei casi sono messi fuori gioco dai discorsi politici e la retorica negazionista degli scettici. I think-tank del libero mercato, i lobbisti dell’energia e i difensori dell’industria non dovrebbero essere una sorpresa. Del rest gli effetti di un polo senza ghiacci entro il 2015 non sembrano così minacciosi, se sei pronto a guadagnare miliardi di dollari mandando scavatrici nelle potenziali riserve di petrolio che si nascondono da quelle parti.

Forse il sudest degli USA non sarà inabitabile entro il 2035, o l'intera umanità non si estinguerà nel giro di una generazione, ma dovremmo iniziare a riconoscere e a interiorizzare ciò che queste persone ci stanno dicendo. È deprimente pensare che gli umani, nel nostro stato attuale, possano essere il punto massimo della consapevolezza. Forse la coscienza e la conoscenza della nostra inevitabile fine ci hanno dato una specie di ebbrezza della sopravvivenza che ora non riusciamo a superare. Mentre il cerchio dello sfruttamento ambientale si chiude rapidamente e silenziosamente sopra di noi, potremmo volare giù dal burrone, ebbri di combustibili fossili, facendo smorfie a uno specchio che riflette gli aspetti peggiori della società.

Per rincarare la dose: 

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