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In principio erano Boldi e De Sica

Poi sono arrivati i Pieraccioni e i Manuali d'amore e i Luca e Paolo, la nuova scuola del cinepanettone italiano capace di farti rimpiangere anche le scoregge.

Questo post appartiene alla nostra serie sul meglio del catalogo Sky Online.

Ogni pandemia che si rispetti ha i suoi picchi di diffusione virale e il Natale è decisamente l'ambiente batterico più fertile per la commedia popolare italiana altresì detta—appunto—cinepanettone. Ci sono state negli anni infinite varianti dello stesso canovaccio, che a memoria umana ha sempre previsto una sorta di affresco trasversale come il consenso DC dell’Italia borghese e lavoratrice, però concettualizzato da Alvaro Vitali, dunque daje di cosce, mariti cornuti, lusso esibito o desiderato e storielle d’amore stilizzate.

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In particolare le trame e le sceneggiature di questo genere di film sono la forma di produzione artistica umana più vicina all’antimateria—in certi momenti onestamente ti chiedevi: ma cosa c’è scritto davvero sullo script? “E poi Boldi scoreggia e tutti ridono?”

In principio infatti erano Massimo Boldi e Christian De Sica.

Con la sempreverde scusa della rappresentazione ridanciana dell’italiano-macchietta hanno semplicemente rinunciato a qualsiasi pretesa di emancipazione dall’intrattenimento più triviale. In un certo senso sprezzanti della morale comune hanno proposto granitici, per lustri, sempre lo stesso set di tette, maleducazione generica, onomatopee, Ezio Greggio. Le ambientazioni erano diverse per ciascun film, ma erano tutte più o meno riconducibili alla categoria "luoghi simil-esotici come se li immaginano i prenotatori di vacanze a Sharm el Sheik.” I numeri da transumanza delle vacche che hanno sempre premiato queste uscite hanno effettivamente contribuito a tenere in piedi un mercato audiovisivo agonizzante e quindi si è sempre giustificato tutto—dove per tutto si intende anche l’elargizione da parte del Ministero dei Beni Culturali dei fondi nominalmente da attribuire al cinema d’essay. Come è noto, tuttavia, il cinema d’autore in Italia va già così bene che in fondo dei soldi che bisogno c’è.

Non si poneva in nessun modo la questione moralista e in un certo senso borghese di giustificare la mediocrità dei personaggi o la modestia delle storie, ci si è sempre basati su una serie di elementi vincenti. Vediamoli insieme:

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- tette
- periodo vacanziero
- tette
- comico di fama
- ricchi/poveri
- italiani brava gente
- tette

Siccome però tutte le cose belle finiscono, la coppia Boldi De Sica è esplosa e si è posto il problema di trovare dei rimpiazzi. Inoltre, per quanto si sia scelto di ignorarlo così a lungo da far sembrare Berlusconi uno statista responsabile, le condizioni socioeconomiche della massa a cui il genere cinematografico si rivolge sono necessariamente cambiate negli anni. Non in meglio. Nulla fa apparire pacchiano un oggetto quanto la consapevolezza che non puoi permettertelo, figurarsi com’è mutata la percezione diffusa della settimana bianca di Christian de Sica a Cortina d’Ampezzo col troione.

Contestualmente la concorrenza sleale ha cominciato a popolare il mercato. Sono arrivati i Pieraccioni e i Manuali d'amore e i Luca e Paolo, che non solo mirano allo stesso tipo di pubblico, ma giocano sporco. Molto più docili e presentabili si tratta di film ugualmente vuoti, muti, ma con in più la pretesa di essersi evoluti dalla volgarità e aver ereditato la vera commedia all’italiana. Dunque via la escort tutta labbrone e verbi sbagliati e dentro la vicina di casa dal viso pulito, via il dialetto dentro i momenti agrodolci. 

Colpi di Fulmine si inserisce perfettamente in questa new school del cinepanettone, pur venendo da uno dei campioni dell’age d’or, Neri Parenti, e conservando lo stendardo Christian de Sica. Un’altra cosa che conserva è la rappresentazione del contrasto fra le classi sociali, sempre con il filtro-puffi di romanaccio e cameratismo a rendere accettabile il conflitto.

Quello che avanza è il tentativo del film di affrancarsi dagli stilemi del cinepanettone: la struttura episodica, il linguaggio e le gag più pulite e sentimentali—meno giocate su rutti, erezioni fuori luogo, peti etc—e per non farsi mancare nulla anche Arisa e Lillo e Greg.

Il tutto è così inodore e insapore da privarti perfino della consapevolezza finale di essere comunque una persona migliore, meglio, ti priva anche della vaga gioia che porta in dono quella consapevolezza, tanto sei annoiato.

Finisce che piangi la dipartita delle scoregge, e del termine di paragone più comodo in assoluto mai avuto dal cinema italiano.