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crisi dei migranti

Milano offre 350 euro al mese a chiunque ospiti un rifugiato a casa propria

Il comune di Milano ha lanciato un progetto di accoglienza diffusa per chi vuole ospitare rifugiati e richiedenti asilo nelle proprie abitazioni.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Foto via Flickr

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In riferimento all'accoglienza dei migranti, una delle espressioni polemiche più in voga negli ultimi tempi – e non senza punte di notevole assurdità – è stata sicuramente la seguente: "Perché non te li prendi a casa tua?"

Proprio ieri, comunicandolo con un post su Facebook, il Comune di Milano ha fatto sapere che per i milanesi presto ci sarà la possibilità di fare "accoglienza diffusa" mettendo a disposizione le proprie abitazioni.

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"Diverse famiglie milanesi si sono proposte per ospitare chi richiede asilo ed è titolare di protezione internazionale, in fuga da guerre e persecuzioni," si legge nello status.

"Per questo è aperto, fino al 15 gennaio, un bando per stilare una lista delle famiglie disponibili, che dovranno partecipare a un piano di formazione e a dei colloqui con uno psicologo che confronterà le motivazioni, le aspettative, la disponibilità dei vari componenti della famiglia e la relativa idoneità rispetto ai beneficiari."

Il programma sperimentale è inserito nell'ambito del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), che secondo i dati del Ministero dell'Interno ospita all'incirca 20mila persone.

Il Comune di Milano, inoltre, ha spiegato che "il tempo di ospitalità è di circa 6 mesi, eventualmente prorogabili sulla base delle singole esigenze progettuali, ed è previsto un rimborso spese di 350 euro mensili da fondi ministeriali."

L'assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino si è dichiarato "orgoglioso" di questo programma, spiegando che si tratta di "una forma assolutamente vantaggiosa rispetto ad altre sul piano dei costi."

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Esponenti della destra nazionale e locale, invece, hanno pesantemente criticato la decisione del Comune. Matteo Salvini, ad esempio, l'ha bollata come una "roba da matti," parlando addirittura di "razzismo nei confronti degli Italiani in difficoltà."

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Il deputato di Forza Italia Luca Squeri, dal canto suo, ha dichiarato che "l'iniziativa ben rappresenta le priorità della sinistra: si offrono 400 euro alle famiglie italiane che decidono di ospitare in casa un migrante, ma se quelle stesse famiglie si trovassero in difficoltà, i 400 euro dallo Stato non li riceverebbero mai."

Il progetto del Comune di Milano si inserisce in un contesto in cui si stanno moltiplicando inziative di accoglienza anche non strettamente istituzionali. Dal dicembre del 2015, ad esempio, è attiva Refugees Welcome Italia, un'associazione che fa parte del network internazionale Refugees Welcome, nato a Berlino nel novembre del 2014 "per favore la diffusione dell'accoglienza in famiglia di richiedenti asilo e rifugiati."

Tornando all'iniziativa del Comune, Milano non è comunque la prima città a sperimentare questa forma di accoglienza diffusa. Da diversi mesi, infatti, esperienze simili sono state portate avanti – tra le altre – a Bari, Trieste, Parma, Genova, Treviso e Asti. In quest'ultima, come ha spiegato il responsabile del Piam onlus Alberto Mossino, il dato interessante è che "sulle 62 famiglie che ospitano in questo momento un migrante nell'Astigiano una cinquantina sono straniere."

Mossino ha precisato che "l'accoglienza spesso funziona meglio nelle famiglie di immigrati di seconda generazione, e comunque di lunga data, che in quelle italiane." Secondo il responsabile, "con gli italiani accade più spesso che si tirino indietro, perché le aspettative sono alte e la realtà è più complessa dell'ideale iniziale di accoglienza."

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A questo proposito, una fonte del Viminale sentita dall'Huffington Post aveva avvertito che la generosità potrebbe non bastare, dal momento che "l'obiettivo del governo è quello di creare una solida rete di accoglienza statale senza che siano i singoli cittadini a sobbarcarsi il peso dell'aiuto."

Le famiglie, infatti, si appoggiano alla Prefettura e alle associazioni con esperienza nel campo. Il motivo, precisa sempre il Viminale, è che "i profughi devono essere accompagnati in un percorso burocratico per la domanda di asilo, vanno seguiti dal punto di vista psicologico in quanto molti hanno subìto traumi, in sostanza hanno bisogno di figure professionali esperte."


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Foto in apertura di Mario Fornasari, rilasciata su Flickr in Creative Commons.