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Musica

Recensione: Calcutta - Evergreen

I ritornelli sono solo uno specchietto per le allodole, la vera bellezza di questo disco sta nelle parti minori.

C’è vita dopo il mainstream? A quanto pare sì. Torna Calcutta con il terzo disco (perché è il terzo, cazzo, mettetevelo in testa), che, come sappiamo, una volta che raggiungi una certa popolarità è sempre un grande rischio. Edoardo lo dribbla giocando la carta dell’inattuale, dell’Evergreen appunto, o, meglio, del suo mito. Mentre la Raggi usa le pecore per tosare l’erba a Roma, lui posa davanti a un gregge intento a brucare le erbacce del successo: un po’ citazione dei KLF, un po’ amabile stoccata a un pubblico che si fa facilmente massificare, ma può anche essere nutrito.

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E di nutriente questo disco ha parecchie cose: a parte la doppietta “Briciole” e “Saliva”, inni romantici eterni che il nostro suonava dal vivo già nel periodo post-Forse…, abbiamo un miscuglio di influenze e sonorità la cui ispirazione è senza dubbio Radio Latina. Infilare tutte le derivazioni del pop in ogni salsa possibile anni Sessanta, Settanta, Ottanta, Novanta, Duemila e metterle in fila come se si skippasse le frequenze. Non concentratevi sui ritornelli dei singoli che promuovevano questa uscita: quelli sono solo la cornice, lo specchietto per le allodole che ancora cercano plagi di Paolo Conte inesistenti tanto per rompere il cazzo. Il vero succo di quei pezzi sono gli stacchi, le parti considerate minori, come l’onirismo della parte centrale di “Paracetamolo” che gioca fra la melodia e il deliquio psichedelico.

Perché sì, questo è il primo vero album della seconda fase di Calcutta: torna la psichedelia di Forse…, tornano i rumoracci sparsi di Sabaudian Tapes, tornano le melodie stranianti e tornano i brani pop a presa rapida di Mainstream, visti con l'occhio di un autore che ha messo a fuoco il problema cercando, come tipico di Edoardo, di risolverlo non risolvendolo affatto.

La scappatoia, detta così, sembra anche banale. Ma ascolta la micidiale doppietta formata da “Nuda nudissima”, che mi sarò ascoltato quaranta volte in un giorno, e “Rai”, in cui la paranoia da personaggio pubblico viene in superficie con momenti psichedelico-circensi-prog-wilsoniani e chitarrazze effettate e distorte a cannone, e senti il disagio che affiora. Sì, questo è Calcutta.

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Ai detrattori che ancora spaccano il capello in quattro, diciamo solo: “Mondo cane, tu fatti gli affari tuoi”.

Evergreen è uscito oggi, 25 maggio, per Bomba Dischi.

Ascolta Evergreen su Spotify:

TRACKLIST:
1. Briciole
2. Paracetamolo
3. Pesto
4. Kiwi
5. Saliva
6. Dateo
7. Hubner
8. Nuda nudissima
9. Rai
10. Orgasmo

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