Tavole dimenticate dei fumetti erotico-pornografici italiani
Tutte le immagini per gentile concessione di VIAINDUSTRIAE.

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Tavole dimenticate dei fumetti erotico-pornografici italiani

Una mostra raccoglie materiale esplicito dagli anni Sessanta fino all'avvento del porno in VHS.

Come si legge in Future Sex di Emily Witt, le prime foto porno pubblicate su una rivista acquistabile in edicola risalgono al 1965. Ovviamente all'epoca il fatto scatenò numerose polemiche, ma fu il principio di una svolta: di lì a poco il porno nella forma in cui lo conosciamo sarebbe infatti entrato definitivamente nella vita delle persone. Certo oggi che abbiamo 266 nuovi siti a tema sesso al giorno la cosa ci può fare un po’ ridere, ma se siamo arrivati a tale abbondanza lo dobbiamo—nel bene o nel male—anche al fumetto erotico. Che, già prima di quella pubblicazione del 1965, aveva iniziato a spianare la strada.

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Anche in Italia—dove il primo reperto di questo genere è Isabella la duchessa dei diavoli del 1966, tratto da uno sceneggiato TV—il fumetto erotico ha rappresentato un tassello importante per la rottura di alcuni tabù, ed è stato proprio questo il motivo che ha spinto Emanuele De Donno e Luca Pucci a dare vita nel 2014 a una ricerca sul tema. A partire da oggi e fino a domenica il frutto di questa loro ricerca sarà esposto al Fish&Chips Film Festival di Torino da VIAINDUSTRIAE, una piccola associazione di artisti e architetti che lavorano sui temi dell'arte, l'architettura e il paesaggio sociale.

Jacula 183, 1981 e Peter Paper 15, 1973.

La mostra si chiama Gonzo e non c’entra niente con il gonzo journalism, ma piuttosto con un fumetto porno americano del 1931 che si intitola, appunto, The Dupe [il gonzo]. “È proprio da quel concept che siamo partiti per indirizzare tutta l’analisi che abbiamo fatto sui fumetti erotico-pornografici italiani fra gli anni Sessanta e gli anni Novanta,” mi spiega De Donno.

I fumetti presi in esame da De Donno e Pucci sono, infatti, prodotti DIY, alcuni anche di bassa qualità, ma l’idea è che dietro ci fosse una vera e propria forma di protesta sociale. “Questo genere di letteratura minore nasce al confine fra la fiaba e la fantascienza, e al suo interno si trovano le prime eroine che vanno a scimmiottare l’impalcatura degli eroi americani,” continua. "Essenzialmente, si prendevano i personaggi della cultura pop e si traslavano in fumetto, degradandone sia il ruolo che il contesto sociale con l’obiettivo di tirarne fuori la sessualità.”

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Sea Sex, 1982.

I fumetti in questione, infatti, erano una reazione corporale, molto fisica, rispetto a una vera e propria "crisi", quel grosso cambiamento sociale che nel caso dell’Italia era stato per esempio il ‘68. “La pornografia diventa una reazione diretta, poco elaborata e non mediata nei confronti di tutto quello che in quegli anni stava succedendo in Italia,” dice De Donno. “Ed era fruita soprattutto dalle classi sociali più basse, quelle che spesso venivano dalle campagne e dalle periferie neo-urbanizzate, ma che magari erano le stesse che nel 1976 si sono riunite a Parco Lambro. Non c’era un'ideologia creata ad hoc, ma piuttosto una reazione spontanea [ alla situazione], e anche a movimenti politici di quegli anni come poteva essere la Democrazia Cristiana.” Se nei fumetti in questione sono sempre presenti eroine del mondo fiabesco, fantascientifico o horror, "all’inverso l’eroe maschile che troviamo," specifica De Donno, "è quasi sempre poliziotto, investigatore, o magari alter ego di personaggi come Diabolik, inseriti in un plot erotico. Le narrazioni un po’ più realistiche, invece, vedono coinvolti i lavoratori o i proletari, come il montatore, che spesso mentre lavorano vedono la donna in carriera, si eccitano e si accoppiano un po’ casualmente come in un video qualsiasi sulla home di Pornhub. Alla fine le tematiche del fumetto sono simili ai porno odierni, ad esclusione delle ambientazioni fiabesche.”

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Sukia, 1981 e De Sade 58, 1973.

E in effetti è stato proprio l'arrivo dell'industria pornografica come, appunto, industria a spazzare via il fumetto erotico. “Come puoi immaginare, intorno agli anni Settanta, il fumetto è stato praticamente abbattuto dal porno in VHS,” dice De Donno. “Tutti i prodotti successivi come Frigidaire, Il Male o semplicemente le strisce che si trovavano all’interno dei giornali di satira erano già legati alla costruzione di un’idea o di un’ideologia, spesso a sfondo politico, e quindi abbiamo deciso di non considerarli nella ricerca. A noi interessava studiare il fumetto erotico fatto di pancia, dalla gente comune per la gente comune.”

Nel corso degli ultimi decenni il fumetto ha ritrovato una sua dimensione, con festival e un numero sempre crescente di autori che hanno consentito lo sdoganamento di questa forma espressiva anche in territori mainstream—toccando a volte anche temi abbastanza controversi, per esempio quello dei disturbi e dei deliri come in Valentina di Crepax. “Essendo diventato un’arte istituzionale con una serie di codici di buon costume a cui sottostare, oggi il fumetto erotico come quello che abbiamo ripercorso noi non esiste più,” conclude De Donno. “Oggi quello che era l’underground del fumetto è diventato internet, anche se nella trasformazione si è appiattito. Diciamo che la cosa più vicina che abbiamo oggi è l'immagine animata su YouPorn, che però mi pare un po' sterile.”

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Se siete curiosi di vedere cosa c'era prima di YouPorn, quindi, fate un salto alla mostra.

Gonzo è parte del Fish & Chips Festival, Festival Internazionale del Cinema Erotico che si tiene a Torino da oggi al 21 gennaio.

La ricerca Gonzo verrà pubblicata in forma libro a marzo 2018 da VIAINDUSTRIAE publishing.

Scorri per vedere altri fumetti:

Bora Bora 12, 1970.

Bora Bora 12, 1970.

Girls Girls, 1994.

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