Cultura

Ho visto ‘La Caserma’ con chi è stato per davvero nell’esercito

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Dal 19 gennaio su Rai 2 va in onda La Caserma, un reality ripreso dal format inglese Lads’ Army, in cui ragazzi e ragazze della Generazione Z—alcuni di loro influencer—si sottopongono ai rigori della vita militare. Niente smartphone, sì addestramento fisico e notti passate a piantonare i corridoi. È un po’ l’upgrade de Il Collegio, insomma.

E proprio come Il Collegio, anche La Caserma presenta tutto il pietismo e l’avversione che la comunicazione televisiva italiana sembra nutrire per “i giovani.” Quelli con il telefono sempre in mano, ignoranti fino al vuoto pneumatico, senza alcun tipo di nerbo e che si emozionano solo per le sneaker da 1500 euro. Perfetti, insomma, per testare il sogno proibito di parte del conservatorismo italiano: riportare in auge la leva militare obbligatoria.

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Qualcuno addirittura ha parlato di una sorta di pubblicità retorica per l’esercito, altri invece (come me) ci vedono un’operazione trash per far parlare di sé su Twitch e YouTube (dove le reaction abbondano) e rinfrescare un po’ l’immagine dei dirigenti televisivi che guardano i giovani solo attraverso i finestrini fumè dell’auto. La vera domanda, che ci eravamo fatti anche anni fa con Il Collegio, è: come vede il programma chi ha fatto quell’esperienza?

Per saperlo ho chiesto ad Aldo Londero—studente di scienze motorie e modello, che ha passato due anni nell’esercito—di guardare le prime due puntate insieme, e di commentarle.

VICE: Ciao Aldo, puoi raccontarmi brevemente la tua esperienza nell’esercito? Aldo Londero: Mi sono arruolato a 18 anni, subito dopo il liceo. Mi aveva sempre affascinato la vita militare, e il mio sogno era quello di entrare all’accademia ufficiali.

A Verona ho fatto la prima parte dell’addestramento, poi a Pisa nei paracadutisti, e infine ad Aosta per l’addestramento alpino. L’ultima parte l’ho passata a Brunico, per gli ultimi mesi di servizio. Sono stato nell’esercito due anni, poi non sono riuscito ad entrare in accademia e ho deciso di uscire.

Visti con gli occhi della tua esperienza, il tono e l’atteggiamento degli istruttori de La Caserma ti sono sembrati credibili?No, assolutamente. Nel programma hanno un atteggiamento morbido, anche accogliente. A loro modo scherzano, prendono confidenza. Nella realtà sono molto più aspri e autoritari, e non esiste alcun tipo di familiarità. Al massimo, l’ultimo giorno, ti danno una stretta di mano.

Quella che mi è sembrata più credibile, alla lontana, è l’istruttrice donna. Il comandante invece è quanto di più lontano dalla realtà: parla con le reclute singolarmente, le incoraggia, le rassicura.

Nell’esercito è l’autorità massima della caserma, si rivolge alle reclute unicamente quando sono in plotone, per comunicazioni importanti, o se hai combinato qualcosa di grave, per cui necessiti di un rimprovero nel suo ufficio.

**Sì, molti aspetti sono molto smussati. Anche il fatto che maschi e femmine abbiano questa libertà di stare insieme e scherzare, come in gita al liceo, mi è sembrato strano…
**Fra colleghi uomini e donne nell’esercito i rapporti sono molto limitati. Vivono in due palazzine separate, e non entrano mai in quella che non è di competenza.

Ma ti dirò di più: per la mia esperienza, nella prima parte dell’addestramento è considerato poco professionale anche avere piccoli contatti fisici “camerateschi” fra compagni maschi. Una pacca sulla spalla, un gesto amichevole, sono visti come una mancanza di disciplina.

**Una delle prime mansioni da caserma che sono state illustrate è il cosiddetto “cubo”, ovvero la tecnica per rifare il letto al mattino. È davvero così importante?
**È più importante di come è stato mostrato. Nell’addestramento reale ti insegnano a realizzare un vero e proprio cubo con le coperte—per questo si chiama così—e deve essere fatto con rigore estremo. Se non lo esegui come ti è stato insegnato lo disfano e devi ricominciare, anche decine di volte. Ovviamente è un metodo per comunicarti chi comanda, non è questione solo di precisione.

Quali sono altre grandi differenze che hai notato?
Tante. Le prove fisiche che hanno affrontato, ad esempio, sono ovviamente molto limitate e diverse. Nella corsa zavorrata hanno percorso quattro chilometri con sette chili di peso. Nella realtà ne corri prima dieci con dieci chili, e poi 20 con 20 chili. Anche i servizi di piantone sono diversi, perché durano otto ore.

La cosa più alienante comunque è l’atteggiamento delle reclute. Nell’esercito, anche quelli meno rispettosi, hanno un altro rigore. Le “trasgressioni” sono tutte legate all’addestramento: ti gratti la testa mentre sei sull’attenti? Punizione. Sei un secondo in ritardo rispetto all’orario della routine mattiniera? Punizione.

Ci sono dei momenti di svago paragonabili a quelli del reality?
Sì e no. Nella prima parte dell’addestramento, che dura un mese e mezzo, teoricamente dovrebbero lasciarti libero dopo le 18, ma non accade. Non hai mai un minuto per te stesso. Man mano che vai avanti, invece, tendono a dare più libertà. Dopo cena si sta in camera, si chiacchiera, si studia. Oppure ci si allena.


Guarda anche il nostro video “Sono stato nella Legione straniera”:


Le frasi sull’onore e sul non mollare si sentono anche dai veri istruttori?
Sì, quella parte è abbastanza veritiera. Anche a noi sono stati fatti molti discorsi motivazionali del genere. Sono più autoritari, più distaccati. A me ne hanno fatti sulla paura della morte, sull’arrendersi, sul fallimento.

**Secondo te ha senso far vedere la vita militare in questo modo? C’è anche chi ha parlato di propaganda per l’esercito…
**Secondo me ne ha poco. Credo che appunto il programma sia stato fatto, in un certo senso, anche per “pubblicizzare” le forza armate. E secondo me di base non c’è niente di male. Ma farlo sembrare così morbido, così “ludico”, è fuorviante. Quasi una mancanza di rispetto verso i veri professionisti.

Alla vita militare rinunciano già moltissimi di coloro che sanno quello a cui vanno incontro, figuriamoci chi ha deciso di farlo perché ha visto La Caserma.

**Quali sono le cose che il programma non fa vedere?
**È complesso dirlo in breve, perché sono troppe. In generale non si riesce a comunicare in maniera reale il senso di disciplina che si respira nell’esercito.

La scena del taglio dei capelli è quasi una barzelletta: un dramma infinito. Nella realtà appena arrivi ti rasano a zero, punto. Le donne devono avere un piccolo chignon ben stretto. Ogni giorno devi raderti la barba, pelo e contropelo, controllato minuziosamente. Nelle mattinate d’inverno ci sono reclute con gli sfoghi per l’irritazione. Ma non si lamenta nessuno, non è pensabile.

A te cosa è rimasto dell’esperienza nell’esercito, adesso che fai altro? E in caso, lo rifaresti?
Lo rifarei, sì. Dell’esperienza mi sono rimaste l’amicizia con i compagni, persone a cui sarò legato per sempre, e una serie di nozioni. Nell’organizzazione della giornata, nei rapporti di rispetto con gli altri, nel modo in cui affronto le mie responsabilità e scelgo gli obiettivi.