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Mentre andavo al Mask, un club per scambisti nel quartiere della Bourse a Parigi, ho creduto che avrei finito per vomitare. O meglio, credevo che qualcuno nel mio gruppetto avrebbe vomitato. Ma alla fine non l’ho fatto, e nemmeno gli altri. Invece ho fatto sesso con una sconosciuta davanti al suo uomo.
La mia esistenza potrebbe essere quella di chiunque. Ho 28 anni, e non faccio mai il biglietto della metro perché non ho soldi. Ho la barba. Ho una fidanzata da quattro anni, conviviamo, abbiamo un gatto. Nella nostra vita nulla è sopra le righe. E forse è proprio questa la ragione per cui io e la mia ragazza abbiamo deciso di andare al Mask, per poter felicemente fare sesso di fronte a delle coppie normali come noi.
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Il Mask è un club per scambisti riservato alle coppie. Nel sito si precisa che è l’unico in tutta Parigi. È aperto tutte le sere dalle dieci e mezza. Le prime volte è imbarazzante. Per questo abbiamo chiesto ai nostri amici Hugo e Judy di accompagnarci.
Anche Hugo ha 28 anni. La mia ragazza e io l’abbiamo incontrato on-line, in un periodo in cui cercavamo qualcuno (una ragazza o un ragazzo non avevamo nemmeno un’idea precisa) su Craiglist o Vivastreet disposto a fare una cosa a tre. Cercavamo delle persone non troppo alternative. Hugo era tra queste.
L’abbiamo poi incontrato di persona, in un bar del decimo arrondissement. Contrariamente a quanto richiesto nell’annuncio Hugo non era bi né aveva il minimo interesse a fare sesso con una coppia. Evidentemente ci eravamo capiti male. Abbiamo discusso per un bel po’, a voce bassa così da non farci sentire––ad essere precisi, noi abbiamo ascoltato Hugo raccontarci di come ci avesse geolocalizzati grazie ai metadati presenti nelle immagini che gli avevamo inviato. Prima di lasciarci, ci ha parlato di Judy, un’irlandese con cui “vado a letto da un po’.” Secondo lui Judy poteva essere interessata “a una cosa a quattro o un’uscita in un club.” Dopo quella frase Hugo aveva guardato l’orologio e finito di bere. Poi se n’era andato.
Quell’incontro ci ha lasciati un po’ così, perciò abbiamo deciso di non ricontattarlo, ma di aspettare che fosse lui a farlo. Infatti dopo un po’ si è fatto sentire e ha mandato una foto di Judy. La mia ragazza ha detto: “Be’, non ci perdiamo nulla. Tanto vale provare.”
Così qualche giorno dopo, di sera, ci incontriamo tutti davanti al Mask.
A prima vista il locale ha tutti i tratti che uno pensa debba avere un club di scambisti. Prezzi esorbitanti, musica lounge, cinquantenni non molto in forma usciti da una campagna pubblicitaria di Armand Thierry. Da fuori il posto sembra vuoto. Anche da dentro. Un tizio al bar si presenta come “fornitore ufficiale di champagne” e inizia a parlare con me e la mia ragazza. In piedi, e a disagio nella giacca che ho messo per l’occasione, non vedo l’ora di andarmene. La mia ragazza invece sembra combattuta tra il desiderio di provare una cosa nuova e quella tendenza alla mortificazione tipicamente cristiana.
Ci liberiamo delle nostre giacche; la coppia che è venuta con noi non smette di ripeterci che le cose andranno meglio appena si scioglierà l’imbarazzo iniziale. “È matematico,” continua a dire Hugo, come se il ripetere continuamente questa cosa potesse in qualche modo renderla più vera.
Io però non sono così sicuro. Dopo aver speso 60 euro per un “pacchetto sorpresa”, penso che nella mia vita non potrò mai divertirmi in un posto in cui ci sono persone che potrei trovare nel pubblico serale di un gioco a premi. Non vorrei trovarmi qui. I gemiti di una coppia da qualche parte dietro una tenda nera fanno fare una smorfia alla mia ragazza. La bacio, ma credo non basti: il suo desiderio è come un piccolo animale capriccioso. Quanto alla coppia che ci accompagna, non so come comportarmi. Non li conosciamo e non ho la certezza di potermi fidare.
Ci rifugiamo tutti e quattro nella sala fumatori. La discussione ruota intorno al fatto che siamo qui e che sappiamo cosa deve succedere. Per rompere il ghiaccio ci diciamo a vicenda che siamo molto belli, o comunque che siamo i più belli del locale. Queste cose non sono dette per far ridere e infatti non ridiamo. Piuttosto sono ripetute come dei mantra, per darci il coraggio di continuare. Questo, più dei gin tonic da 16 euro.
Seduti sui grandi divani in pelle in fondo al locale vedo muoversi strane figure ricoperte di lattice e borchie. Vedo mani che prendono in mano dei peni, mani che masturbano. A un certo punto un uomo abbassa i pantaloni per penetrare la donna con cui giocherellava poco prima. La mia ragazza nota che il signore non ha avuto neanche il tempo di togliersi i calzini.
Il fatto è che io sono un uomo e tutto questo mi eccita. È come guardare un video amatoriale su YouPorn. Dopo un po’, la bassa definizione dell’immagine e le qualità fisiche degli attori non ti impediscono di voler partecipare al gioco.
Da questo lato del locale le luci rosse falsano i contorni e le forme. Tutto in questo mondo mi risulta desiderabile e, a sorpesa, compaiono delle ragazze eleganti. Una in particolare attira la mia attenzione. Capelli lunghi castani, naso sbarazzino, abito scuro e lingerie. Mi ricorda Jeanne Tripplehorn, la psicologa di Basic Instinct. Ora è sdraiata su un tavolino e sta ricevendo una raffica di sesso orale dal suo compagno.
All’imbarazzo iniziale segue una nuova sicurezza. Ordiniamo altri gin-tonic. La gentilezza nello sguardo di chi ci serve mi fa sentire un ospite piuttosto che un cliente.
Alzo il vestito della mia ragazza. Voglio far vedere a Hugo e Judy la carne bianca delle sue cosce, quella tra le culotte e i collant neri; è una delle tre meraviglie del mondo, tra il Taj Mahal e la Tour Montparnasse. Poi Judy bacia Hugo, io bacio la mia fidanzata, e le due ragazze si baciano tra loro.
A mezzanotte ci ritroviamo nudi, in posizione orizzontale, nel tentativo di trovare i giusti incastri e le configurazioni del grande treno d’amore, da davanti, da dietro, con la bocca, con le dita e con tutto il resto.
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A questo punto qualcuno potrebbe dire: “Ok signor cinico dal tono acido, non sei meglio dei presenti, anche tu muovi il sedere in maniera meccanica, anche se, in questo campo, sembri eccellere.” Be’, non proprio. Mi diverto, certo, ma rimango cosciente dei problemi che mi circondano.
Hugo ad esempio non riesce ad avere un’erezione. Mentre si spogliava, ha confessato di aver fatto una cazzatta: ha esagerato con Judy nel pomeriggio. Dice che “ha già dato tanto”. Forse troppo, perché nonostante le attenzioni combinate di Judy e della mia compagna non c’è modo di farlo uscire dal letargo.
In una situazione normale il problema sarebbe solo suo. Ma stasera siamo interdipendenti. A causa dei suoi sguardi carichi di frustrazione non riesco a godermi appieno il momento. Esempio numero uno: quando suggerisco a Judy che potrei “approfittare dell’occasione per porgerle i miei più cordiali saluti” spingendo ripetutamente la punta del mio pene verso il suo ano, mi colpisce un vago senso di colpa. Esempio numero 2: quando io e la mia ragazza ci fermiamo un attimo e assistiamo all’imbarazzante spettacolo di Hugo che cerca di far venire Judy con entrambe le mani, mi si ammoscia per sempre.
In più la difficoltà di legare con le altre coppie che cercano in tutti i modi di mantenere della dignità mi mette a disagio. Lo vedo nei loro occhi, nelle loro mani che si ritirano al nostro passaggio. Anche se siamo tutti nudi e sudati, noi quattro non conosciamo il codice segreto degli scambisti. In realtà vigono ancora le leggi degli uomini. I cinquantenni con i cinquantenni e i giovani con i giovani. È un po’ triste, ma è così.
Verso le quattro, al momento di pagare, faccio due chiacchere con i camerieri. Sono gentili e rilassati. Sono pieni di vezzeggiativi e mi fanno domande a cui rispondo con piacere. Sì è la prima volta nella mia vita che faccio qualcosa del genere e sì, mi sono divertito. Pensavo che sarebbe stato strano e invece no (forse un po’ lo è stato, ma mi sono abituato in fretta.)
A mia volta mi sono un po’ lasciato andare e ho iniziato a chiedere, senza mezzi termini, cose abbastanza piccanti, tipo se ci sono mai state orge, se sono successi mai casini, o se una coppia ha mai litigato di brutto. La gelosia di vedere la propria compagna con un altro ecc… Al momento della chiusura, la lingua è più libera. Sì, una volta in un angolo buio una donna ha preso a pugni il marito. Bisogna ammettere che ci sono molti giovani, poiché la struttura fa il possibile per non attirare troppi di quei tristi vecchi che solitamente frequentano i locali del genere. Ma in generale le cose vanno bene: il mese scorso un uomo ha scelto quel locale per fare alla fidanzata la proposta di matrimonio; era in ginocchio e la punta del pisello toccava il pavimento.
Col passare dei giorni l’intensità del ricordo di questa serata ha iniziato a sbiadire. Il sorriso beato con cui avevo lasciato il club se ne era andato e io non capivo bene se il mio io interiore era allineato con quanto successo. Cosa positiva: ho raccolto un’infinità di caramelle a tutti i gusti, abbastanza da farmi saltare i denti fino alla morte.