La storia del sesso dalla A alla Z: S – Sade, Marchese de

Il celebre pervertito francese visse in prigione per 32 anni a causa della sua irrefrenabile smania sessuale. Purtroppo però, il piacere più grande per lui era dato dal provare dolore, e soprattutto infliggerlo agli altri. Capostipite del sadismo, che deve a lui il nome, era arrivato a teorizzare che le donne potevano simulare il piacere ma non il dolore, e che quindi quest’ultimo doveva essere la forma più alta di attività sessuale. Era fortemente convinto che le donne fossero contente quando, ad esempio, infilava con la forza delle anguille elettriche su per la vagina. Come non esserlo d’altronde?

Per un nobile francese del 18esimo secolo–un po’ come per gli imperatori romani–la depravazione sessuale era un sorta di tutt’uno col titolo nobiliare. Era nel tuo sangue, e la polizia spesso chiudeva un occhio su queste cose. Donatien de Sade, ad ogni modo, esagerò in diverse occasioni. Il suo primo “problema” con la polizia lo ebbe all’età 23 anni–poco dopo il matrimonio–quando portò nella sua residenza di campagna una prostituta di nome Jeanne Testard. Quando De Sade le chiese se credeva nel Signore, lei rispose prontamente di sì, dicendo di essere un brava cattolica. Deluso dalla sua risposta, le strappò via i vestiti e le infilò dei pezzi di ostia nella vagina, urlando, mentre se la scopava, “Se sei lì Dio, vendicati!” Dio non rispose. Per avere ulteriori dimostrazioni della non esistenza di Dio, proseguì a masturbarla con due crocifissi e provò a farla cacare con un clistere in un calice sacro. La sua educazione cattolica aveva funzionato alla grande a quanto pare. Suo zio, un prete, lo aveva fatto crescere con lui, tenendo a disposizione una donna e sua figlia per accontentare ogni suo capriccio sessuale, e frequentando orge nei monasteri.

Anche se venne arrestato, le sue conoscenze altolocate lo fecero rilasciare presto, e in seguito venne costretto a vivere in esilio nel suo castello. Il successivo incontro con la polizia avvenne 5 anni dopo, quando, dopo aver rapito una ragazzina, la frustò con un gatto a nove code e si masturbò sulle sue ferite. Poi, di nuovo, a 32 anni, venne arrestato per aver avvelenato delle prostitute con del liquido della mosca spagnola, per far sì che scoreggiassero mentre lui le sodomizzava (la sodomia era ancora un crimine a quei tempi).

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Sua moglie, Renée-Pélagie, lo aiutò a procurarsi sei bambini–che in teoria dovevano servire da domestici–per i suoi giochetti nel laboratorio sadico, situato nei sotterranei del castello. Un’orgia pedofila di 6 settimane ebbe luogo, prima che i genitori dei bambini si insospettissero e andassero a controllare. Il marchese venne di nuovo imprigionato, e questa fu la sua ultima disavventura sessuale (almeno l’ultima a essere annotata); spese il resto della sua vita entrando e uscendo di prigione, dove scrisse la maggior parte delle suoi malati libri erotici, per poi morire a 74 anni in un manicomio.

Sade era un ateo e un libertino. Il suo credo filosofico era basato sulla subordinazione dell’uomo ai suoi istinti sessuali, e sulla convinzione che invece di respingerli e chiamarli perversioni, bisognerebbe accettarli e goderne. Una sculacciatina consenziente è una cosa, ma gli scenari descritti nei suoi libri fanno paura pure a Fredy Kruger. Alcuni dicono che Sade è stato erroneamente diffamato, che le sue opere sono un commentario socio-politico e che stava avanti rispetto ai suoi tempi. Chiamatemi bigotto, ma nessuna delle orge a cui ho mai partecipato si è conclusa con me che cucivo la fica di mia madre, come si racconta in uno dei suoi libri.

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