Aggiornamento: Il 17 Novembre è stato annunciato che il Parlamento svizzero voterà l’introduzione del reddito di base nell’autunno del 2016.
Quello della Svizzera potrebbe essere il caso di studio sul reddito di base più interessante al mondo. La commissione cittadino “Grundeinkommen” (reddito minimo), piuttosto che promuovere una ‘tradizionale’ rete di sicurezza sociale, come i buoni pasto, i sussidi per la casa e le indennità di disoccupazione, ha proposto per ogni cittadino un reddito incondizionato di 2.500 franchi—per capirci, poco più di € 2.000.
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I primi di ottobre i sostenitori del movimento hanno manifestato davanti al Palazzo del Parlamento a Berna per attirare l’attenzione sul referendum che vogliono attuare. Nel corso della dimostrazione, un camion ha scaricato una montagna di soldi formata da otto milioni di pezzi da un centesimo, uno per ogni cittadino svizzero. In Svizzera, una delle poche democrazie dirette del mondo, per un referendum sono necessarie circa 100.000 firme.
Il piano fa parte di una serie di proposte che sono la conseguenza di un malcontento sociale di più ampio respiro. Rimanendo su questa stessa linea, all’inizio di quest’anno si è votato per limitare gli stipendi nelle società svizzere più quotate: un manager potrà guadagnare fino a 12 volte di più rispetto al lavoratore con lo stipendio più basso all’interno della stessa società.
Le critiche alla proposta di un reddito di base sono evidenti. Un piano del genere, naturalmente, porterà con sé costi molto elevati. Ma perché le persone dovrebbero continuare a lavorare, una volta ottenuto uno stipendio fisso garantito? E se spendessero i loro soldi in droghe, alcol e prostitute? E se invece espatriassero, come rimetterebbero il denaro in circolo nell’economia svizzera?
D’altra parte, tale piano sarebbe uno schiaffo per le disuguaglianze sociali. I lavoratori avrebbero più potere contrattuale nei confronti dei datori di lavoro e un salario minimo sarebbe inutile. I cittadini avrebbero più libertà di realizzare le proprie aspirazioni, senza la pressione di dover lavorare per vivere. Le professioni creative sarebbero favorite, e chi dovesse trovarsi in situazioni di difficoltà economiche potrebbe sempre contare su una rete di sicurezza conducendo un’esistenza dignitosa.
Sebbene una proposta radicale come questa non venga mai fatta su larga scala, degli esperimenti su piccola scala fatti in passato suggeriscono che potrebbe funzionare. Negli anni ’70, in una piccola città in Canada, è stata applicata una politica chiamata “MINCOME” e tutti i residenti hanno ricevuto un reddito minimo. I risultati sono stati sorprendenti: oltre a un’evidente diminuzione del tasso di povertà, il numero dei ragazzi che hanno finito il liceo è aumentato. È aumentato, però, anche il numero di ore di lavoro, ma di poco (1% per gli uomini, 3% per le donne sposate e il 5% per le donne non sposate). Le famiglie hanno investito più tempo in istruzione e insegnamento, i lavoratori hanno avuto più libertà nella scelta della carriera da intraprendere e le violenze domestiche sono diminuite, dice la ricercatrice Dr. Evelyn Dimenticate, economista della salute presso l’Università di Manitoba. “Se si entra in un programma del genere, i valori sociali cambiano.” L’esperimento è durato dal 1974 al 1979.
VIVIAMO IN UN’EPOCA IN CUI LE MACCHINE ESEGUONO GRAN PARTE DEL LAvORO MANUALE. È UNA SVOLTA EPOCALE CHE DOVREMMO FESTEGGIARE
In un’intervista di Business Insider, Daniel Straub, uno degli ideatori dell’iniziativa, ha parlato della filosofia che ha ispirato l’idea. “Esistono molte iniziative di questo tipo, che però non fanno altro che mettere un cerotto sul vecchio sistema. Quello che noi proponiamo è un sistema totalmente nuovo, non una rivisitazione del vecchio,” ha affermato Straub. “È arrivato il momento di scindere il reddito dal lavoro. Viviamo in un’epoca in cui le macchine eseguono gran parte del lavoro manuale. È una svolta epocale che dovremmo festeggiare.”
Ma il piano è ancora lontano dall’essere realizzato; è stato annunciato che la questione verrà sottoposta al voto nell’autunno del 2016, ma tradizionalmente la Svizzera è un Paese piuttosto conservatore e molti esperti concordano sul fatto che la maggioranza dei cittadini voterà contro.
Eppure sarebbe un esperimento molto interessante. Che conseguenze a livello macroeconomico ci sarebbero se tutti improvvisamente potessero permettersi un appartamento in centro e un elicottero? Dopo quanto tempo aumenterebbe il prezzo di queste cose prima che siano nuovamente fuori dalla portata della maggior parte delle persone?
E vanno considerate anche le implicazioni sociali: come cambierebbe la vita delle persone, nel momento in cui nessuno dovesse più lottare per la propria sopravvivenza? Non sono un economista, ma credo che nessuno possieda abbastanza dati per rispondere a queste domande. Secondo Straub, tuttavia, il sistema da lui ideato porterebbe a un tipo di libertà che cambierebbe in meglio la vita di molte persone. “Se più persone potessero chiedersi che cosa vogliano fare realmente nella propria vita, probabilmente il mondo sarebbe un posto migliore.”