È uscita il 10 ottobre l’autobiografia di Max Pezzali, I cowboy non mollano mai. Non stupisce che una persona proveniente dal pavese si riferisca a sé come un cowboy, nonostante la fauna locale sia composta principalmente da nutrie. Nel libro Pezzali affronta la sua carriera e vita personale aprendosi alla dimensione privata dell’artista, mostrando le proprie fragilità e insicurezze. O almeno così dicono le interviste, ma immagino che le fragilità e gli schemi mentali che si mostrano nel libro siano i medesimi che trapelano dai suoi testi—sia di quando era un gruppo che di quando è diventato solista. I temi saranno quelli: le donne, gli amici e i bei tempi andati. Non avendo tra le mani il libro, approfitto delle playlist di YouTube, dei CD che ho a casa e delle videocassette con i video, per analizzare i tre macrotemi che Pezzali ha portato avanti nei suoi testi.
FIDANZATE, TROIE, MOGLI
Sentite le canzoni degli 883 e di Max Pezzali solista, si possono dividere i ruoli del genere femminile usando il piano cartesiano. Sull’asse delle ordinate mettiamo i valori legati all’affetto di Pezzali, che vanno da “la amo” a “non la amo”, sull’asse delle ascisse la componente sessuale. Utilizzando le parole di “Rotta x casa di Dio“, le donne che “amo” e “la danno” sono le Fidanzate (e Mogli), mentre quelle che “non amo” e “non la danno” sono le Troie. Le donne che “non la danno” e “amo” fanno parte della categoria Reginedelcelebrità. Le donne che “la danno” e “non amo” è solo una, la protagonista di “Sei un Mito“.
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Le canzoni dedicate alle Fidanzate erano presenti già negli album degli 883 (mi piace pensare che siano quelle che Pezzali scriveva quando Repetto era al bagno), ma sono state il core business di Pezzali una volta rimasto solo. Le Fidanzate sono personaggi candidamente positivi che sono raccontati al di là di ogni rappresentazione fisica. Pezzali con loro si esprime principalmente in potenza: vorrebbe scrivere, vorrebbe vedere, vorrebbe chiamare, vorrebbe dimostrare cose. In generale, Pezzali è estremamente grato per la loro presenza, ma ha paura di mandare tutto in vacca. Le Fidanzate sono esseri carichi di energia e potere taumaturgico davanti alle quali si sente come una pastorella davanti alla Madonna di Fatima. Il discorso cambia quando le fidanzate che continua ad amare scendono nel quadrante del “non la danno”, allora Pezzali si produce in testi leggermente più complessi, tipo “Senza averti qui”—la versione pavese di “God Only Knows”.
Utilità sociale
Le Troie non sono quasi mai protagoniste delle canzoni, ma nei primi pezzi degli 883 sono un elemento persistente. Si intenda “Troie” come sinonimo di stronza. Delle Troie abbiamo molti dettagli fisici, quindi a differenza delle Fidanzate siamo certi abbiano un corpo. Hanno tacchi a spillo, minigonne che tirano su per far vedere la *house*, sono belle ma se la tirano, si negano e quindi restano sole e un po’ se lo meritano, perché hanno il musone. E FAI UN CAZZO DI SORRISO. Mi piace pensare che questi siano i pezzi scritti da Repetto mentre Pezzali stava seduto in un’altra stanza pregando per un sì.
La ragazza di “Sei Un Mito” merita un discorso a sé per tutti i significati emotivi che l’evento “sesso senza amore” ha avuto su Pezzali e/o Repetto. Si trova sola nel quadrante delle donne non amate, ma non a un punto estremo dell’ascissa perché 1. è oggetto del desiderio da un po’ di tempo, 2. il fatto che si sia concessa, nonostante non pretenda si prometta a lei, la rende amabile. In questo brano è pronunciata la parola “Figata” con un trasporto che non si sente spesso.
Ti capisco MrRaigami, io pensavo che “Cumuli” fosse riferita al disordine in cameretta.
Le ragazze del quadrante “amo” e “non la danno” sono quelle che a giudicare dai testi sono irraggiungibili per questioni di età o status sociale (sempre che “cubista al Celebrità” si possa definire uno status sociale), oppure che CON GARBO rifiutano il corteggiamento—se lo facessero con sgarbo finirebbero tra le Troie. Le Reginedelcelebrità sono calde e morbide come pagnotte e profumano l’ambiente come l’Ambipur. Sorridono con gli occhi che urlano FRIENDZONE, e si mettono sempre con altri che, diciamocelo, non se la meritano una figa così.
“Bella Vera” è la versione pavese di “Bocca di Rosa”, al netto della prostituzione.
QUATTRO DEFICIENTI A FARE CAZZATE
Il tema dell’amicizia nella poetica di Pezzali è riassumibile con l’aforisma “Bros before Hoes”, ma questo non vuol dire che se ne debba parlare tanto. Quel che mi sembra di intuire dai testi è che Pezzali sia uno di quegli amici che appena si accoppiano spariscono, per poi tornare una volta single al grido di VOGLIO DIVERTIRMI SEMPRE CON VOI. Diciamo che sono i Bros a dover metterei i Bros before le hoes, Pezzali mette un po’ quello che gli pare prima del resto. Comunque, il comportamento tipico delle compagnie a predominanza maschile, in particolare di maschi che non hanno molto successo con le donne, è perfettamente descritto in pezzi e video degli 883: appena hai una tipa, sei un coglione. “Non ti passa più” è esemplare, così come “O me o quei deficienti lì“. La compagnia è un club ristretto di cui non si sa esattamente la data d’ingresso, ma da quel momento ce l’avrai sempre. Non avendo avuto compagnie, l’esperienza più simile a questa mi sembra quella che ho col virus dell’herpes simplex.
Pezzali si emoziona per le piccole cose che succedono con gli amici: un’accoppiata secca alla Snai, la disintossicazione dall’eroina, un Camogli all’Autogrill, un giro in moto. La gratitudine aumenta con il passare degli anni, perché in certi pezzi scritti con Repetto, gli amici sembra siano lo specchio che riflette tutta la sfiga tua della tua vita di provincia (“ma poi ti guardi in faccia e dici dov’è che vuoi che andiamo con ‘ste facce io e te”). Dal cambiamento nei brani successivi si evince una cosa: con gli anni, le sfighe sono qualcosa di cui ci si fa una ragione.
[A proposito di amici, “La Regola dell’Amico” è vera, ma vale solo per i tipi inquietanti.]
STIAMO ANDANDO A FANCULO
Tolto Mauro Repetto, una persona con tale sicurezza in se stesso da non avere problemi a salire sul palco senza fare nulla e a pubblicare quel disco lì, Max Pezzali resta solo con le sue insicurezze. Credo sia questo il motivo per cui molti dicono che si stava meglio quando si stava Repetto: gli 883 che verranno dopo di lui sono un fascio di insicurezze.
Prendiamo “Gli Anni”, uscito nel 1995, quando Repetto inseguiva una modella a New York: un pezzo sulla nostalgia e sulle conseguenze degli errori commessi in passato. Quando esce questo pezzo, Pezzali ha 28 anni e una carriera ben avviata. Vedendo una coppia, pensa che poteva essere accoppiato pure lui, poi dice che era meglio quando c’era Happy Days (prima TV italiana nel 1977, Pezzali aveva 11 anni) e i Roy Rogers e le compagnie coi motorini. Un terapeuta qualsiasi direbbe a questo punto, “Andiamo con ordine”: dal ritornello si evince che Pezzali ha nostalgia di un’epoca più spensierata, senza responsabilità, senza impegni; dalla strofa, Pezzali fa trapelare che si sarebbe voluto sposare qualche anno prima, quindi prendersi un impegno per la vita. Queste cose sono totalmente in contrasto l’una con l’altra, l’unica cosa che hanno in comune è il passato, quindi non c’è più niente da fare.
Questo comportamento non è ok, Max. Non solo perché Happy Days è un pacco rispetto alle sitcom che verranno negli anni Ottanta-Novanta e sposarsi prima dei 28 è una roba da mormoni, ma perché rimuginare è stupido, soprattutto se si ha una bella carriera, tanti bei commenti su YouTube, e si è riusciti ad aver condizionato la memoria di una generazione ben più giovane della tua che considera come golden age quella che tu racconti ne “Gli Anni”, o ancora peggio l’epoca in cui cantavi “Gli Anni”, che è la stessa raccontata in “Weekend” (dove non esistono i distributori di sigarette 24h, WHAAAAAA?!) e in “Come deve andare” (quando gli amici morivano per l’eroina e l’AIDS a mazzi). Non voglio neanche citare il testo di “Sempre Noi“, che fa una confusione storica che neanche una fiction di RaiUno.
Per.Piacere.
Altro problema è legato al leggero senso di paranoia che ha il Pezzali paroliere “La Dura Legge del Gol” è un testo sulle persone che aspettano il momento buono (“stanno chiusi ma alla prima opportunità”) per fottere chi hanno davanti (“salgon subito e la buttan dentro a noi”), che sono state abbastanza numerose nella vita della compagnia di Pezzali da riempire tre strofe. PERÒ ERANO BEI TEMPI.
Nell’ultimo singolo, “Ragazzo Inadeguato“, i problemi diventano il metabolismo rallentato, l’incapacità di essere figo, sentirsi sempre fuori posto, non conoscere i vini, bere la Bud. Max Pezzali oggi ha 45 anni, diverse date sold out nel tour italiano che sta per iniziare, e una biografia pubblicata da una casa editrice attenta e fighetta nella sue scelte. Non ha problemi psichici, non è malvisto dalla società. Il senso di inadeguatezza, in definitiva, è tutto nella sua testa. Ci sono alcuni pezzi in cui tratta con una certa arrendevolezza le sue mancanze, ma non è abbastanza. Una terapeuta a questo punto direbbe “Cosa c’è dietro questa inadeguatezza?” E non ditemi che è la provincia di Pavia, guardate dove sono arrivati Gerry Scotti e Maria De Filippi.
Pensaci Max. Sono 50 euro senza fattura.
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