Perché i giapponesi continuano a morire di lavoro?

Pendolari giapponesi a Tokyo. Foto dell’utente Flickr

Todd Mecklem

Il Giappone ha deciso di obbligare i suoi lavoratori a prendersi almeno cinque giorni di ferie retribuite all’anno, come risultato dalla negoziazione tra i datori di lavoro che ne volevano concedere tre e i sindacati che ne richiedevano otto. Sono tutti d’accordo che i lavoratori si devono prendere le ferie che gli spettano, perché non solo ultimamente i giapponesi non fanno più sesso, ma si rifiutano anche di interrompere la loro routine lavorativa—e questo sta scatenando una crisi sanitaria ed economica.

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Secondo la legge sul lavoro, i lavoratori dipendenti giapponesi hanno diritto ad almeno dieci giorni di ferie retribuite all’anno, e un giorno di ferie in più per ogni anno di lavoro, fino a un massimo di 20 giorni in più. In media, nel 2013 un lavoratore dipendente aveva diritto a 18,5 giorni di ferie oltre ai 15 giorni di feste nazionali. Tra i paesi più sviluppati del mondo, il Giappone è il secondo con il più basso numero di ferie—preceduto solo dagli Stati Uniti con i loro dieci giorni di feste nazionali e l’assenza di leggi federali sulle ferie retribuite.

La cosa più sorprendente è che nel 2013 meno della metà dei lavoratori giapponesi ha usufruito delle ferie a disposizione, chiedendo solo nove dei 18,5 giorni che gli spettano. Un lavoratore su sei non ha preso nessun giorno di ferie.

Facendo un paragone con l’Europa, in Francia un lavoratore ha diritto in media a 37 giorni di ferie retribuite l’anno, e ne utilizza il 93 percento. I dati sono molto simili negli altri paesi.

La situazione giapponese deriva da una cultura di lavoro eccessivo. Nonostante le normative prevedano turni di otto ore al giorno e 40 ore settimanali, vari fattori tra cui la pressione esercitata dai superiori, la frustrazione lavorativa e l’economia stagnante hanno spinto i lavoratori a fare decine, se non centinaia di ore di straordinario al mese (spesso non pagate e non registrate). Almeno il 22 percento dei lavoratori fa più di 49 ore a settimana. In questo, il Giappone è secondo solo alla Corea del Sud.

Yuu Wakebe, ministro della Salute e del Lavoro e responsabile della stesura delle leggi sul tempo libero come quella di cui abbiamo parlato, ha ironicamente ammesso di fare almeno 100 ore di straordinari al mese e di aver goduto di soli quattro giorni di ferie e uno di malattia in tutto il 2014.

“Le ferie retribuite sono un diritto dei lavoratori,” ha recentemente dichiarato Wakebe, “ma lavorare in Giappone implica un certo spirito di sacrificio.”

Tuttavia, lavorare così tanto non è intrinseco alla cultura giapponese. Alcuni storici sostengono che nei primi anni del ventesimo secolo i lavoratori giapponesi rispettavano i turni di lavoro e si concedevano le ferie—erano addirittura considerati pigri da alcuni stranieri. Eppure, per molte ragioni, la dipendenza dal lavoro è oggi diffusa e radicata.

Secondo parecchi studi, questo eccesso di lavoro non giova alle compagnie giapponesi, e anzi potrebbe perfino andare a loro discapito. La tendenza dei lavoratori a stare in ufficio facendo finta di lavorare fa calare la produttività, mentre l’indice in picchiata della soddisfazione lavorativa e quello in rapida ascesa di fatica e stress concorrono a diminuire la qualità del lavoro. Inoltre, il fatto che i giapponesi si rifiutino di andare in ferie nuoce all’industria del tempo libero e quindi all’economia nazionale. Alcuni sono convinti che l’eccesso di lavoro sia, insieme a una gioventù sempre più asessuata, causa del decrescente tasso di natalità, che potrebbe avere serie ripercussioni sul mercato del lavoro e portare a un tragico invecchiamento della popolazione. Il che rappresenterebbe un fardello insostenibile per il welfare nazionale.

L’eccesso di lavoro ha ripercussioni negative anche sulla salute, poiché migliaia di giapponesi lavorano letteralmente fino alla morte. È un fenomeno noto come karoshi, un termine entrato nel lessico giapponese durante il boom degli anni Settanta. Intorno al 2000 hanno iniziato a circolare notizie di lavoratori impiccatisi dopo turni di 17 ore consecutive o sfiniti dalla disidratazione—specialmente dopo che l’ictus del primo ministro del Giappone Keizo Obuchi fu attribuito proprio al karoshi—attirando l’attenzione su un grave problema per la salute dei cittadini.

Nel 2011, 10.000 degli oltre 30.000 suicidi annuali in Giappone sono stati attribuiti al karoshi, e nel 2012 circa il 5 percento degli ictus e degli infarti che hanno colpito i cittadini sotto i 60 anni sarebbero stati causati dall’eccesso di lavoro. Nel 2013, 1.409 cittadini hanno richiesto (e 436 ricevuto) un risarcimento per disturbi mentali causati dal karoshi, mentre in 784 hanno richiesto (e 133 ricevuto) un risarcimento per problemi cardiovascolari relativi all’eccesso di lavoro. Gran parte dei casi tuttavia non vengono nemmeno registrati, a causa dello stigma sociale o per la difficoltà dei lavoratori nel fornire prove sufficienti. Ciò nonostante, le stime indicano che fino al 10 percento dei lavoratori giapponesi fa 60 ore di straordinari alla settimana, condizioni simili a quelle delle vittime del karoshi, e rischia perciò di ammalarsi seriamente e perfino morire.

La legge che impone i cinque giorni di ferie obbligatorie non è il primo tentativo messo in atto dal governo per affrontare le conseguenze economiche e sanitarie dell’eccesso di lavoro. Per tutti gli anni Zero i membri del governo hanno semplificato le procedure per diagnosticare disturbi relativi al karoshi e ottenere risarcimenti e cure. Alcuni casi famosi—come il risarcimento da mezzo milione di dollari riconosciuto alla famiglia di un lavoratore che per tre anni aveva fatto 190 ore di straordinari al mese prima di suicidarsi—hanno sensibilizzato l’opinione pubblica sulla questione. Il Ministro della salute e del lavoro ha anche diffuso una serie di consigli per i lavoratori, per esempio l’anno scorso ha suggerito ai lavoratori di fare un pisolino di 30 minuti nel pomeriggio per scaricare lo stress e rinvigorirsi.

Nel 2014 il parlamento ha emanato delle misure per prevenire il karoshi, entrate in vigore a fine anno. La legge, che verrà rivista nel 2017 in base ai nuovi dati che saranno disponibili, prevede uno stanziamento di fondi per lo studio del karoshi, per la terapia e per i gruppi di sostegno come i Workaholics Anonymous, una linea telefonica dedicata e il Mese di sensibilizzazione sul karoshi (novembre).

Ma come si fa un legge per regolare il tempo dedicato al relax? All’inizio di gennaio è emersa la volontà del governo di costringere i lavoratori a prendersi almeno il 70 percento delle ferie retribuite entro il 2020. Anche prima di discutere la legge sull’obbligo dei cinque giorni di ferie, il governo aveva già iniziato a spostare le feste nazionali attaccate ai fine settimana, creando così i primi weekend nazionali di cinque giorni, uno a maggio e l’altro a settembre. A metà agosto 2016, inoltre, verrà aggiunta al calendario una nuova festa nazionale apparentemente arbitraria—il Giorno della Montagna. Come suggerisce il nome si tratta di una festa in cui si celebrano le montagne del paese, ma in realtà si tratta di una scusa per chiudere gli uffici e far rilassare un po’ i lavoratori.

Sfortunatamente, sembra che il governo giapponese non riuscirà a imporre ai cittadini di rilassarsi. Nei Paesi Bassi, per esempio, nonostante la grande quantità di ferie retribuite, circa il 3 percento della popolazione soffre di Leisure sickness, ovvero disturbo da tempo libero: l’incapacità di smettere di pensare al lavoro mentre ci si sta “rilassando”, che può portare a disturbi fisici e psichici da stress. Finché in Giappone questa cultura di ossessione e pressione nel mondo del lavoro resisterà, le persone si ammaleranno anche durante i giorni di ferie, e, ironia della sorte, il governo avrà presto una nuova preoccupante epidemia psicosomatica da affrontare.

In molti paesi si sono registrati un aumento degli straordinari e una diminuzioni dei giorni di ferie utilizzati simili al Giappone. A causa dell’instabilità del lavoro dopo la crisi economica, circa il 57 percento degli americani non utilizzano le proprie ferie retribuite (in media un lavoratore si prende 13 giorni di ferie all’anno). E nel 2014 la stampa cinese ha riportato che 600 mila persone sono morte per cause riconducibili all’eccesso di lavoro.

Speriamo che le ferie obbligatorie e i consigli sul pisolino del governo giapponese funzionino per rallentare i ritmi lavorativi. Presto, anche al resto del mondo servirà un modello da seguire.

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