Rimozione tatuaggi

Questo capitolo delle mie cose è concepito per chi ha una forte tendenza al pentimento. Cosa che personalmente non condivido, anche se nel classico dilemma trabocchetto: “rimpianto o rimorso?” voto sicuramente per mr. Rimorso—no, aspetta, il rimpianto è quello in cui sei pentito per qualcosa che non hai fatto o… no, il rimorso non voleva mica dire che… Be’ insomma vaffanculo, mi sono pentita di aver iniziato questa frase. Comunque so che le persone con un andamento cerebrale più dritto del mio, anziché giustificare le grandi fesserie che compiono, tentano di porvi rimedio. 

Se rientrate in questa categoria, e se rientrate pure nella sottocategoria di chi si è fatto dei tatuaggi, e se, guarda caso, rientrate pure nella sotto-sotto-sottocategoria di chi si è fatto dei tatuaggi DI MERDA (piacere, Virginia), questa puntata delle cose è decisamente per voi. Noi. WE ARE THE 99%.

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Si parlerà infatti della RIMOZIONE DEI TATUAGGI.

Perché, direte, dovrei voler rimuovere il bellissimo angelo circondato da fiamme che tiene la chiave del cuore sorretto da un passero che nel becco porta il vessillo della mia famiglia che mi sono tatuata intorno all’ombelico? (Non sto parlando di niente di lontanamente simile a un tatuaggio che ho io, sappiatelo) 

Forse Scotland Yard vi sta alle calcagna, per questo avete fretta di cancellare la prova che a 13 anni volevate fottere il sistema anglosassone? Sovversivi, cosa avevate contro la signora Thatcher? Perché avete offerto al vostro amico pieno di germi un lembo di pelle su cui ora c’è una A di anarchia + fuck the system + Sex Pistols? Effettivamente per i Sex Pistols rischiate l’arresto.


Anche se non siete ricercati per i vostri crimini contro l’estetica, ricordatevi che se avete un tatuaggio la società vi guarda come dei criminali. Chi lo nega è falso e ipocrita. E si eccita guardando foto di levrieri. 

Ricordatevi il pacifico e tollerante Adolf Loos, che diceva: “L’uomo moderno che si tatua è un delinquente o un degenerato. Vi sono prigioni dove l’80 percento dei detenuti è tatuato. Gli individui tatuati che non sono in prigione sono delinquenti latenti o aristocratici degenerati. Se avviene che un uomo tatuato muoia in libertà, significa semplicemente che è morto qualche anno prima di aver potuto compiere il proprio delitto.” 


Io e Adolf stiamo chiaramente estremizzando. Capisco però che non vi sentiate a vostro agio con Marco che mentre vi bacia vede sulla vostra scapola Luca e Cristina per sempre insieme in un cuore. Se poi non vi chiamate Cristina, capirà che siete una persona problematica. Insomma, qualsiasi ragione abbiate per togliervi un tatuaggio, vorrei che arrivaste a questa decisione DEFINITIVA con un po’ di consapevolezza in più, per cui ho deciso di fornire un servizio sociale di giornalismo d’inchiesta e andare a intervistare  la mia amica Elena Fasola, che è microchirurga, ovvero tra le sue specialità c’è pure quella di laserarvi i tribali.

Ecco la dottoressa.

VICE: Buongiorno dottoressa, mi spiega quali sono le tecniche che si usano per la rimozione dei tatuaggi?

Dott.ssa Fasola: Allora, attualmente si usa un laser che si chiama Q-Switched, che può avere varie lunghezze d’onda. Ci vuole questa particolare tecnologia perché altrimenti il laser non riesce a leggere e a eliminare con il giusto “vigore” il pigmento che è nella cute. Attraverso un meccanismo infiammatorio, questo laser frammenta il pigmento in particelle più piccole che successivamente e progressivamente vengono espulse dal nostro organismo. Per questo motivo ci vogliono più sedute per togliere un tatuaggio: normalmente dalle otto alle dieci sedute per un tatuaggio professionale e intorno alle cinque per quelli amatoriali.

Cosa succede nella pratica quando si spara al tatuaggio con il raggio laser?

Appena finita la seduta, il tatuaggio tenderà a rilevarsi e a diventare completamente bianco. Si chiama effetto pop-corn, fa abbastanza impressione. Però è il segnale che il laser ha “colpito” il pigmento. Se non assistiamo a questo fenomeno, significa che il laser non era adatto o la frequenza era sbagliata per quel tipo di pigmento. L’area trattata rimane dolente, gonfia e arrossata per un paio di giorni, dopodiché il tatuaggio inizierà progressivamente a schiarire.

Quanto è doloroso di per sé il laser?

Be’, sicuramente più di quelli che si utilizzano per chiudere i capillari o per l’epilazione, perché, con questo tipo di laser, ogni impulso è amplificato nell’ordine dei Megawatt e la temporizzazione non è in millisecondi, ma in nanosecondi, e tutto ciò significa che si eroga una quantità di energia veramente importante in un’unità di tempo piccolissima.

Ah, quindi fa malissimo.

La soglia del dolore è piuttosto soggettiva, comunque molti mi riferiscono che fa meno male di quando ci si tatua.

Si possono rimuovere tutti i colori?

No, assolutamente. Si tolgono principalmente i colori scuri. Il nero viene rimosso molto bene, ci sono dei laser che riescono a catturare più colori, tipo il blu scuro, il marrone, ma non si riesce a togliere né il rosso né i colori pastello. Questo bisogna considerarlo.

Chi viene di solito a togliersi i tatuaggi?

Principalmente persone di mezza età che non vogliono più un tatuaggio di molti anni fa oppure ragazzini che hanno scelto un’immagine che, diciamo, non li rispecchia, o persone che devono rimuovere tatuaggi situati in aree del corpo esposte come le braccia, il collo, le mani etc. per motivi di lavoro. La differenza è che i tatuaggi che si facevano una volta contenevano quasi esclusivamente inchiostro di china, che è un pigmento naturale e di conseguenza è più facile da rimuovere, mentre quelli di oggi sono addizionati a sostanze che rendono i tatuaggi più stabili nel tempo.

Dopo che si rimuove un tatuaggio resta qualche segno?

In teoria no, non resta nessun segno. La tecnica Q-Switch è stata ideata apposta per evitare metodi ablativi, ovvero rimozione della parte di pelle tatuata, come con tutta probabilità si tentava di fare molto tempo fa, con esiti cicatriziali evidenti.

Anche con i laser Q-Switched bisogna comunque tenere in considerazione molte variabili, come ad esempio il fototipo del paziente e se la sua cute è abbronzata oppure no. In questi casi bisogna ridurre notevolmente la fluenza oppure decidere di non procedere, perché il rischio potrebbe essere quello di lasciare una discromia (cambiamento nella colorazione) nella zona trattata di cute.

Non ci sono altre tecniche più rapide? Ho sentito parlare di questa TES, che in teoria cancella il tatuaggio in un’unica seduta.

Si tratta di un’emulsione che si mette sull’intera superficie del tatuaggio, veicolata con una sorta di “pistola” che monta aghi simile a quella che usa il tatuatore, per intenderci.

Attraverso un meccanismo infiammatorio/irritativo dovuto all’emulsione e alla metodica con cui è veicolata, la parte tatuata viene rimossa. Il processo infiammatorio e la tecnica stessa producono una reale ferita che dovrà essere medicata per i 15 giorni successivi: ritengo quindi che si tratti di una tecnica non priva di possibili complicanze di tipo cicatriziale.

Veniamo alla parte veramente dolorosa. Quanto costa rimuovere un tatuaggio? Ad esempio, la mia stellina bellina di dimensione 5×5 cm?

Ecco, per questa bella stellina, che non è molto grande, ci vogliono più o meno otto sedute da 150-200 euro l’una.

Ok, ci penserò molto bene prima di farmi altri tatuaggi. Grazie mille dottoressa.

Ho riflettuto molto lungamente sulle ultime parole della dottoressa e sulla caducità della vita e sul fatto che niente è per sempre ma alcune cose sono per sempre finché non si trovano almeno 2000 euro da investire nella loro rimozione. Alla fine lascio che le informazioni incamerate sedimentino come pigmenti di conoscenza nella cute del mio cervello e vi saluto con questo brano incancellabile come un tatuaggio rosso. Arrivederci alla prossima puntata.

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