Tornano le notizie del dopo-sbornia: oltre alle elezioni in Francia e Turchia e la tensione in Ucraina, ecco ciò che è successo nel resto del mondo mentre eravate troppo sbronzi per rendervene conto.
Verso il Mondiale
LA POLIZIA BRASILIANA HA OCCUPATO UNA FAVELA DI RIO
Vogliono cacciare le gang prima dei Mondiali.
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La favela di Mare, vicino all’aeroporto di Rio, è stata occupata dalle forze dell’ordine come parte di una campagna per contrastare le organizzazioni criminali che controllano il traffico di droga nella città.
Il progetto di “pacificazione” delle periferie è stato lanciato nel 2008, anno in cui Rio si è candidata per il Mondiale.
Domenica, prima dell’alba, più di 1.000 poliziotti sono entrati nel quartiere, diventato il rifugio di tutti gli spacciatori cacciati dalle altre zone della città. Le autorità sostengono che l’intera area è stato occupata nel giro di 15 minuti; la polizia avrebbe sequestrato “ingenti quantità di droga e di armi” nascoste vicino al Villaggio Olimpico.
Tra le altre misure di sicurezza sostenute dal governo in previsione del Mondiale c’è anche una proposta che, se accolta, potrebbe essere usata per classificare le proteste come atti di terrorismo, con pene che prevedono dai 15 ai 30 anni di carcere.
Elezioni
LA SVOLTA LOLCAT DI SILVIO BERLUSCONI
È convinto che cani e gatti lo aiuteranno a vincere.
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Con i sondaggi che danno Forza Italia al 21 percento (al terzo posto dopo PD e M5S) e la guerra di successione all’interno del partito, Silvio Berlusconi ha deciso di far scendere in campo Dudù e animali vari per riconquistare i voti perduti.
“In Italia ci sono 10 milioni di persone che tengono una bestia in casa per compagnia,” ha detto Berlusconi in una telefonata al club Forza Silvio di Roma. “Tutti costoro ci guarderanno con rinnovata simpatia, e anche questo aiuterà il popolo dei moderati a diventare maggioranza politica. L’ho deciso dopo aver letto Madre Teresa.” Tra gli impegnativi compiti dei club, dunque, ci sarà quella di “trovare un papà e una mamma ai 150mila cani che sono nei canili italiani e che costano alla collettività 260 milioni all’anno.”
La svolta lolcat di Silvio s’inserisce in un trend ormai consolidato tra i politici di destra. Daniele Capezzone, ad esempio, è da parecchi mesi che posta le imprese di Giuditta, la sua “gattina antitasse” impegnata contro “gattacci tassatori ed euroburocrati.” E l’altro giorno persino Gianni Alemanno ha twittato un “selfie con il mio gatto”.
“Fiabe gay”
FORZA NUOVA È SCESA IN PIAZZA CONTRO LE PAOLINE
Secondo il partito, la casa editrice delle suore “consacrate a Dio” è colpevole di diffondere propaganda omosessuale.
La protesta a Treviso. (via)
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È stato un weekend particolarmente intenso per le camicie bianche di Forza Nuova. Venerdì pomeriggio “dopo aver ricevuto varie segnalazioni da semplici cittadini che ci hanno informato che al negozio librerie Paoline in piazza Duomo a Treviso sono in vendita libri per l’infanzia contenenti fiabe gay,” alcuni militanti del partito d’estrema destra hanno fatto un blitz anti-gay davanti alla libreria cattolica al grido di “proteggiamo i nostri bambini.”
Il segretario cittadino Matteo Pasqualato ha dichiarato che, “in un sistema dove l’ideologia gender ormai dilaga,” Forza Nuova intende (copio-incollo dallo status Facebook) “dibadire che l’unica famiglia che riconosciamo é quella tradizionale composta da mamma papà e figli e che mai queste parole veranno sostituite da genitore 1 e genitore 2.”
Sabato mattina tre esponenti di Forza Nuova hanno fatto un altro blitz anti-gay, questa volta a Bologna, davanti a un gruppo di bambini dai quattro agli otto anni. La protesta era rivolta contro un’iniziativa del circolo LGBT Il Cassero, che da mesi porta in scena per le scuole bolognesi un “laboratorio di lettura” per sensibilizzare i più giovani sul tema.
I militanti di Forza Nuova sono stati allontanati dagli operatori della biblioteca a seguito delle lamentele dei genitori. Vincenzo Branà, presidente del circolo, ha definito il blitz dei tre come “un’azione feroce, squadrista nello stile.”
Diritti
LA BIRMANIA HA ESCLUSO DAL CENSIMENTO LE PERSONE DI ETNIA ROHINGYA
Essere musulmano in Birmania non è una passeggiata.
Una capanna in un campo rohingya presso Sittwe, Birmania. (Foto di Emanuel Stoakes)
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Dopo 30 anni, la Birmania è alle prese con un nuovo censimento. Agli abitanti di etnia rohingya, però, non è consentito registrarsi come tali.
Nonostanti le Nazioni Unite abbiano dichiarato che a ogni abitante dovrebbe essere permesso di indicare la propria etnia, i rohingya musulmani sono obbligati a registrarsi come bengalesi.
Il governo birmano, che considera i rohingya immigrati irregolari dal Bangladesh e nega loro la cittadinanza, è già stato accusato di discriminazioni e persecuzioni nei loro confronti, anche attraverso la costruzione di campi di detenzione.
Secondo le Nazioni Unite, i rohingya sono una delle minoranze più perseguitate del mondo. Le ostilità dei buddisti nei loro confronti sono esplose nel 2012, quado alcuni estremisti hanno iniziato ad attaccare i villaggi rohingya nello stato di Rakhine, costringendo migliaia di persone a lasciare le loro case.
Indipendentisti
ANCHE I CILENI HANNO A CUORE L’INDIPENDENZA DEL VENETO
Le prime analisi sui flussi del “referendum” di Plebiscito.eu fanno emergere molti dubbi sul sistema di voto.
Foto di Alessandro Rampazzo.
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Secondo gli organizzatori del “referendum” per l’indipendenza del Veneto, più di due milioni e mezzo di veneti avrebbero espresso la volontà di staccarsi dall’Italia. L’analisi di alcuni certificatori di traffico dati (Alexa, Trafficestimate e Calcustat) stima però che gli elettori sarebbero in realtà non più di centomila persone. Piuttosto curiosamente, inoltre, i voti al sito di Plebiscito.eu sono arrivati anche da Germania, Spagna, Serbia e Cile (da cui si è addirittura collegato un elettore su dieci).
Gianluca Busato, responsabile del comitato referendario, ha ribadito che i dati proclamati in piazza a Treviso sono corretti. Eppure, contrariamente a quanto promesso a più riprese dallo stesso Busato, nessuno ha mai visto questi dati.
In compenso, ieri a Sappada (provincia di Belluno) è stato svelato il nome del “capo degli osservatori internazionali” sul voto della consultazione: si tratta di Beglar Davit Tavartkiladze, già ambasciatore di Georgia in Italia. Tavartkiladze ha anticipato che nei prossimi giorni verrà presentata una “breve relazione” sul referendum. Per il report definitivo invece non c’è fretta, dato che necessita di “una corposa attività di controllo e certificazione che, per essere completata, richiederà alcuni mesi di lavoro.”
Povertà
IL RAPPORTO DELLA CARITAS SULLA POVERTÀ IN ITALIA DIMOSTRA CHE LA CRISI NON È PER NULLA FINITA
E per divorziati e separati la situazione è anche peggiore.
Dal rapporto, via.
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Nonostante la retorica della “fine del tunnel” e dell’uscita imminente dalla crisi, l’anticipazione del Rapporto 2014 della Caritas sulla povertà in Italia descrive tutt’altro scenario.
Nel corso dell’ultimo anno sono stati 767.144 gli interventi di aiuto e sostegno erogati, anche se la Caritas sottolinea come non sia stato possibile “prendere in carico tutte le persone in difficoltà.” Lo studio contiene anche l’identikit di chi chiede aiuto: “È in prevalenza donna (54,4 percento), è coniugato (50,2), è disoccupato (61,3), con domicilio (81,6). Ha figli nel 72,1 percento dei casi. Il 15,4 percento è separato o divorziato; il 6,4 percento è analfabeta o completamente privo di titolo di studio.” Nel Sud Italia il 59,7 percento delle richiesta arriva da cittadini italiani, per i quali “l’incidenza della povertà economica è molto più pronunciata rispetto a quanto accade tra gli stranieri.”
Separazioni e divorzi aggravano ancora di più il quadro generale. L’85,3 percento di separati/divorziati che si rivolge alla Caritas è di nazionalità italiana; le donne (53,5) sono leggermente più degli uomini (46,5). Il 66,1 percento dei separati che si rivolge alla Caritas dichiara di non riuscire ad acquistare i beni di prima necessità, mentre il 66.7 percento accusa la crescita di disturbi psicosomatici dopo la separazione. Per i separati/divorziati aumenta anche l’emergenza abitativa: il ricorso ai dormitori schizza infatti dall’1,5 al 18,3 percento.
Realizzato con la collaborazione di Mac Hackett.