Dato che non siamo Gianni Morandi, siamo arrivati alla fine di questo Sanremo 2023 con più occhiaie di Tananai e Fausto Lama messi assieme. Fare le due per cinque notti di fila è un’operazione di raro sadismo ma evidentemente di alto profitto per la Rai tutta.
Molti sono stati i momenti indelebili: Blanco che distrugge le rose (come concordato) ma esagera, i grandi intrighi narrati dall’ufficio stampa di Anna Oxa, il limone di Rosa Chemical a Fedez, il monologo finalmente significativo ed emozionante di Chiara Francini e l’intervento fuori programma di Gino Paoli sui festini organizzati dalla fidanzata di Little Tony, “che aveva invitato degli amici e se li è fatti tutti”, mentre lui era al Cantagiro.
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Ed essendo, questa poesia, una reale svirgolata dalla scaletta ufficiale, finalmente ci siamo potuti godere per qualche secondo il panico sul volto dell’inscalfibile Amadeus, che fino a quel momento aveva tenuto la barra talmente dritta che a breve potrebbe essere convocato sia dalla Cop 27 che dai presidi dei licei classici perché li tiri fuori dalla crisi.
Ma conduttori a parte, con un cinque alto, giusto per rimanere ancora qualche ora in modalità Fantasanremo, tocca passare ai cantanti in gara. Perché come di consueto, ci teniamo a condividere con voi quella che è la nostra rosa di preferiti, la top 11 (sceglierne meno era difficile, con 28 ugole in gara) dei, a nostro avviso, migliori di questa 73esima edizione del Festival della canzone italiana.
1. Colapesce e Dimartino – Splash
Avrebbero potuto gigioneggiare e fare un capitolo 2 di “Musica Leggerissima”, e invece no.
La loro “Splash” attacca con delle parole che avrebbero fatto sorridere di piacere il loro conterraneo Franco Battiato: “Campi sconfinati / Che si arrendono alla sera / Qualche finestra accesa / Mentre il vento arpeggia, / Una ringhiera”.
Arriva dritta come una lama nel petto, con un testo che ci riguarda ma in modo non consueto, e proprio per questo più doloroso ed intenso. Quel “io lavoro per non stare con te” è un verso folgorante che smaschera le nostre ossessioni, mentre l’arrangiamento grandioso e il ritornello hanno la loro cifra stilistica. Fatta di cura per i suoni e occhi aperti sull’umanità.
2. Madame – Il bene nel male
Arrivata sul palco dopo una faccenda piuttosto seria, non ha avuto, o almeno a noi non è parso, le gambe tremanti. L’evoluzione e la crescita di Madame passano anche dalla sua scrittura, che è sempre stata fortissima, e che oggi sta diventando sempre meno egoriferita. Francesca Calearo, che ha fatto 21 anni a gennaio, ha una penna più adulta di gente che ha più del doppio della sua età. Ed anche grazie a come ha scelto di vestirsi, presentarsi e muoversi, sarebbe perfetta tanto tanto tanto per l’Eurovision.
3. Rosa Chemical – Made in Italy
Rosa Chemical s’è portato a casa un Festival sulla carta impossibile. Un po’ Carosone, un po’ Buscaglione, si è piazzato in un ottavo posto che ci fa godere. Di godimento, d’altronde, parla la sua Made in Italy, e di godimento erano grondanti le sue esibizioni. Lo show lo ha fatto lui, che sarebbe un altro da Eurovision a mani basse. “Made in Italy” è manifesto della sua visione della vita, devota all’amore libero e ai piedi. La struttura del brano è semplice, il ritmo è allegro, orecchiabile, la cassa è dritta. Il messaggio arriva limpido: diverso non è sbagliato, è solo diverso.
4. Coma Cose – L’Addio
Fausto Lama e California hanno scritto la canzone proibita per tutte le amiche e amici che si stanno per mollare o si sono appena mollati. Ma con una malinconia tale che anche i felicemente accoppiati, o i felicemente single, hanno sentito un possente nodo alla gola.
Forse un po’ troppo ammiccanti, un po’ troppo a servizio della coreografia, i Coma Cose hanno comunque ribadito quale sia il loro più grande talento: parlare per immagini vivide, reali, che acchiappano le viscere, e ci fanno sentire in dialogo con loro. Ma si sono prodigati anche al trigger warning, avvisandoci che lì c’era tutta la loro crisi.
5. Paola e Chiara – Furore
Anche se Chiara è sembrata ostaggio della sorella Paola, il loro è stato un ritorno che è una festa. “Furore” è la hit che ci meritiamo ma soprattutto è stato uno dei pochi pezzi allegri, in mezzo a drammi, paturnie, sofferenze e crisi d’ogni genere. Il pop e la dance, scritte per farci ballare e fare festa, in un’operazione riuscita, che non è cosa da poco. Ce la spareremo in cuffia più di tante altre che si sono piazzate in alto, e quando usciranno le date dei live (sempre che Chiara non sia piena rasa come c’è parso) andremo e ci divertiremo.
6. gIANMARIA – Mostro
gIANMARIA è una creatura elfica piena di genuina sensibilità e in Mostro non ha cercato di stupire, di farci dire wow, ma di arrivare pian piano, con credibilità. La cosa buffa è che se sul palco sembra un giovane ragazzo dilaniato di dolore, quando poi lo senti parlare si rivela simpatico, lieve, ironico. Scommettiamo su un futuro solido, con un pubblico sempre più largo.
7. Lazza – Cenere
Il maestro Dardust quest’anno s’è concentrato solo su di lui ed è andato a segno, con richiami a Moby, Jamie XX e i The Blaze. “Cenere” batte tutte le canzoni sanremesi, piazzandosi prima su Spotify, e Lazza, dopo un 2022 grandioso, è pronto a prendersi anche questo 2023: attorno a lui c’è il sentimento che muove la musica, e cioè la curiosità per ciò che arriverà ora.
8. Marco Mengoni – Due vite
Non abbiamo nulla da aggiungere su quanto già detto: Mengoni è invincibile, e il suo è un futuro da super ospite forever.
9. Cugini di Campagna – Lettera 22
Sarebbero potuti essere tristi macchiette, ed invece ecco che La Rappresentante di Lista gli cuce addosso il pezzo perfetto. Con armonizzazioni che levate, “Lettera 22” è un pezzo che non morirà con la fine del festival, anche solo per quel ritornello micidiale, tra Abba, psichedelia e grida d’amore disperato.
10. Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato
Abbiamo detto un’inesattezza: non è stato solo Rosa a fare show, ma anche Gianluca Grignani. Lo abbiamo finalmente ritrovato, anima punk, co-protagonista del duetto con Arisa che svetta su tutti per anarchia e per trasporto, rocker che si spoglia per mostrare la scritta “No War” sul retro della camicia, e che poi parla a suo padre in un pezzo, “Quando ti manca il fiato”, che è cresciuto ad ogni ascolto. Come gli ha detto Arisa: “grazie per la tua voglia di vivere.”
11. Elodie – Due
Ero certa che sarebbe arrivata sul podio, ed invece la sua “Due” ha pagato il fatto di non avere l’assurda e bellissima complessità di “Andromeda,” né la carica pop delle sue hit estive. Lei, tuttavia, ci ha regalato i versi più iconici di questo festival, e cioè “per me le cose sono due / lacrime mie o lacrime tue.” Ora bramiamo di vederla alle prese con il Mediolanum Forum, dove ci si aspetta che schiacci fino in fondo l’acceleratore per tornare al gaso di quando, nel 2021, si esibì a Sanremo in una performance wannabe Beyoncé che nessun’altra in Italia oserebbe.