Il lol rap, come del resto molti dei sottogeneri con cui ci riempiamo la bocca quando cerchiamo di spiegare il suono di un artista alla persona che ci sta sbadigliando davanti alla faccia, è un genere che nasce e muore negli articoli delle riviste di musica e nei comunicati stampa che ci intasano la casella mail. Una possibile definizione semplicistica potrebbe essere “musica rap con testi demenziali o parodistici”, e se la mettiamo così sono tanti gli esempi che possono venire in mente: Trucebaldazzi, Bello Figo e Don Capucino, Spitty Cash, Lil Angel$ e così via. Scommetto che chiunque stia leggendo questo articolo sia incappato almeno una volta nel video di “Non pago affitto”, “Vendetta Vera” o “Rap Rumeno”; non potete veramente dire di aver avuto uno scambio culturale con i vostri amici se non avete mai inviato o ricevuto il link di qualche clip di uno degli artisti citati qui sopra.
Ho sempre pensato che ci si dovesse approcciare al lol rap un po’ come ci si approccia ad un finto trailer di Maccio Capatonda, per farsi molto banalmente due risate; ma in realtà l’altro elemento che entra in gioco è l’eterno dubbio se questi rapper/comici scrivano le loro canzoni consci di generare ironia o se l’intento iniziale fosse di fare musica seriamente. Il risultato è che una parte di noi quando ascolta questo genere di musica quasi si sforza a percepirlo come un tentativo rovinosamente fallito di imitare i rapper, quelli veri: così tutto diventa ancora più paradossale e divertente, anche se nella maggioranza dei casi è palese che l’ironia non è assolutamente il risultato casuale della mancanza di talento di questi artisti.
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Negli anni il lol rap in Italia è mutato molto e in un certo senso ha seguito le evoluzioni della sua piattaforma prediletta, YouTube. Dalle clip amatoriali siamo passati a video dalla definizione sempre più alta e con una fotografia sempre più curata, per rendere sempre più difficile la distinzione tra chi fa sul serio e chi no. Gradualmente alcuni di questi youtuber (non credo sia una definizione riduttiva o indegna per questi nomi) sono usciti fuori dal loro recinto, scatenando il panico e la confusione di chi ha poca dimestichezza con questo universo. L’esempio massimo è il trattamento riservato a Bello Figo da alcuni politici di destra, presentatori di Rete 4 e neofasci da tastiera che hanno boicottato gran parte dei suoi concerti, quando il ragazzo ha messo da parte lo swag in favore degli argomenti di cronaca per fare del trolling pesante (l’apoteosi è arrivata con il dab alla Mussolini, ma non parleremo di questo).
Per le stesse ragioni, dato che YouTube nel 2018 è ormai una piattaforma con cui anche i nonni dei nativi digitali si interfacciano, l’equivoco è cresciuto così tanto da rendere fraintendibili anche le intenzioni di chi fa rap tuttaltro che per far ridere, e alla fine l’etichetta “lol rap” è stata applicata un po’ a casaccio anche su questi ultimi. Arrivati a questo punto e superato il climax del Bello Figo-gate, che cos’è oggi il lol rap? Ascoltando la musica di tre nomi venuti fuori negli ultimi mesi – Garage Gang, Pippo Sowlo e Tutti Fenomeni – la risposta che mi sorge spontanea è che sia ormai un genere sempre meno “lol” e sempre più deciso a farsi prendere sul serio. Con questo non voglio dire che sia venuta meno l’ironia, ma che quest’ultima sia diventata più ricercata e abbia lasciato perdere la demenzialità più becera. Il lol rap del 2018 non lascia spazio a dubbi su quali siano le intenzioni e se si tratti di un epic fail o di una trovata geniale.
Credo che uno dei massimi responsabili di questa nuova ondata, in pratica quello che ha spianato la strada agli astri emergenti del lol rap, sia Davide Panizza dei Pop X, che ha basato la sua intera produzione musicale sull’estremizzazione della gag fino a farla diventare seria. I testi dei Pop X non sono solo delle parodie, ma hanno un mix di comicità e provocazione a cui gli ascoltatori italiani non erano più abituati da tempo, e la loro influenza è facilmente rintracciabile in brani come “Bvtvclvn” dei Pippo Sowlo, “Veltroni” della Garage Gang e “Troppa Vendetta” di Tutti Fenomeni. Non è un caso che tutti e tre vengano da Roma, che ormai negli ultimi anni, almeno in quanto al rap, rappresenta la cantera dell’avanguardia italiana, dalla DPG alla Love Gang passando per i Tauro Boys.
Pippo Sowlo è un progetto di due studenti del quartiere Torre Gaia, che tra tentativi più seri e omaggi ai grandi nomi del rap italiano hanno attirato l’attenzione dell’internet grazie a brani dissacranti come “Fregne Mutilate” in cui sul beat di “Hotline Bling” di Drake vengono elencati i motivi per cui le belle ragazze con handicap fisici sono meritevoli d’amore e meno altezzose (“te chiameno gamba de legno, ma sei menomata e docile / C’hai le croste in testa, ma per il resto sei Belen”), e “Bvtvcvln”, una cover di “XO TOUR Llif3” di Lil Uzi Vert narrata dal punto di vista di un jihadista che prepara un attacco terroristico a Roma (“Ho chiuso con Maruego / M’hanno radicalizzato / Cellule estremiste / Bombe da Tor Pignattara / Le fregnette hipster le famo zompa’ pe’ aria”). Il collegamento con il black humour di Pop X è facile da individuare, anche se l’ultimo singolo del duo romano “Condorello” dimostra un tentativo di avvicinarsi ad un umorismo più socialmente accettabile: nel brano compare infatti Christian De Seeker aka Matteo Corradini dei The Pills e tutto il testo è un manifesto autoironico dell’essere microdotati.
Sulla Garage Gang è invece molto più difficile trovare informazioni in giro per il web. Quello che si sa è che si tratta di un collettivo romano che affida interamente le proprie produzioni a Garage Band (da cui il nome) e che sono molto prolifici. Solo su Spotify sono già presenti il lungo album Manifesto e l’EP 100ml a cui si sommano diversi singoli su YouTube. La tematica preferita dalla Garage Gang è la cocaina, che in realtà sembra un po’ il leitmotiv di questo nuovo lol rap (o post-lol rap come si legge sulla loro bio su Genius). Tra i momenti più alti finora c’è un fantastico mashup di “Sciroppo” di Sfera Ebbasta e “La musica non c’è” Coez (“Sciroppo non fa un cazzo tipo il CBD / io non fumo erba è roba pe’ conigli”) e la hit “Veltroni”, presente anche in versione emo-acustica (“Se la coca fosse il PD sarei Walter Veltroni”, recita il ritornello). Anche in questo caso parte dell’umorismo si basa su un’espediente caro ai Pop X: anche in Musica Per Noi, l’ultimo disco del gruppo, sono presenti parodie di brani italiani come “Giovane Giovane” di Laioung e “Pellaria” dei compagni di etichetta Carl Brave x Franco 126.
Il personaggio che più mi sta a cuore è però quello forse meno legato alla definizione tradizionale di lol rap, ovvero Tutti Fenomeni. Giorgio Quarzo Guarascio, questo il nome del rapper di Monteverde, ha fatto breccia nei cuori dei fan dei Tauro Boys, con cui collabora da sempre (il featuring sul singolo “2004/2005” è solo l’ultimo di una lunga serie) e con cui condivide in parte stile e tipologia di testi. Dico in parte perché Tutti Fenomeni, rispetto al più noto trio, si spoglia ancora di più dei formalismi trap con risultati davvero difficili da catalogare e quindi risulta molto più semplice e immediato prenderlo sul ridere mentre ci si abitua a tutto il resto.
Se brani come “Vuole soltanto me” e “Per quanto ti amo” hanno beat e strutture ancora vicini a quelli della nuova scena rap, un singolo come “Troppa vendetta” indica una possibile strada alternativa per la musica underground italiana al di là di generi ben definibili. Il video della canzone è un finto TG nonsense in cui il rapper/anchorman tira fuori perle in autotune come “La sinistra è diventata un po’ troppo di destra / La mia vita è diventata un po’ troppo vendetta / Insalata mista con troppa rughetta / Gelato alla droga prendo cono e coppetta”. Degno di nota è anche il misterioso singolo “Saranno madri” pubblicato a nome Skamarcho, nel cui video Tutti Fenomeni lascia rappare un’irriconoscibile Tea Falco vestita da uomo. Se quello di Pop X si può considerare un insegnamento, questo è probabilmente il progetto che più si avvicina a quella maniera di attirare l’ascoltatore con l’umorismo per poi spiazzarlo totalmente.
Siamo molto lontani dalle esplosioni in CGI alla Scuola Media Rastignano o alle odi alla pasta con tonno e ancora non è ben chiaro quali siano le effettive potenzialità del lol rap italiano, ma per ora possiamo dire senza troppa vergogna che i suoi nuovi esponenti sono riusciti nel difficile compito di realizzare qualcosa che potremo continuare ad ascoltare anche quando finirà di farci ridere.
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