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Perché i volti sotto la mascherina sono molto diversi da come te li aspetti

Il cervello umano completa le informazioni che mancano, come la metà inferiore di un volto—ma le sue previsioni sono spesso sbagliate.
perché volti diversi sotto mascherina
Immagine: Finn Hafemann per Getty.

Durante la pandemia ho fatto un trasloco e per ovvie ragioni ho incontrato padrone di casa e vicinato sempre con una mascherina addosso (sia io che loro). Per mesi, le persone appena conosciute avevano solo capelli, fronte, occhi e un pezzetto di naso—almeno finché a New York, dove vivo, non sono state allentate le regole e le raccomandazioni per prevenire la diffusione del COVID-19. Ora che sono vaccinata, non indosso quasi mai la mascherina all’aperto.

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Di recente, per strada, ho visto per la prima il volto senza mascherina di un mio vicino. Era completamente diverso da come l’avevo immaginato. Sbagliandomi di grosso, per giunta.

Succede probabilmente in tutto il mondo, ora che persone che non si conoscevano bene si incontrano a volto scoperto per la prima volta. La sorpresa che ho provato è in parte spiegata da una qualità del cervello chiamata completamento amodale—ovvero quando completiamo automaticamente informazioni parziali—e dal fatto che percepiamo in modo approssimativo i volti se non sono interi.

Durante la pandemia, abbiamo affrontato un cambiamento radicale nel modo in cui identifichiamo e vediamo le persone che ci circondano, spiega Erez Freud, neuroscienziato cognitivo dell’Università di York in Canada. Definisce il 2020 il “più grande esperimento in percezione del volti mai fatto prima.” D’altronde, far sì che una fetta così grande della popolazione umana girasse a volto coperto non sarebbe stato neanche pensabile, pre pandemia.

Gli esseri umani sono particolarmente sensibili ai volti; è il motivo per cui tendiamo a intuirne le forme in oggetti inanimati come prese della corrente, macchie sul soffitto e case, un fenomeno chiamato “pareidolia.”

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Ma questa sensibilità risponde a parametri, spiega Freud: il cervello umano tende a processare i volti secondo sistemi di orientamento e combinazione precisi—dall’alto verso il basso, dove in ordine si trovano occhi, naso e bocca. Si chiama elaborazione olistica dei volti e implica che una faccia venga riconosciuta come intero e non per i suoi dettagli.

Le immagini qui sotto non ricordano subito dei volti, ma piatti di verdure. Ma se le guardi al contrario, appaiono immediatamente e irrevocabilmente come il volto di buffe persone fatte di ortaggi.

arcimboldo verdure volto

Giuseppe Arcimboldo, Verdure in una ciotola. Sedicesimo Secolo. Immagine via Wikimedia Commons.

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Giuseppe Arcimboldo, Verdure in una ciotola. Sedicesimo Secolo. Immagine via Wikimedia Commons.

Le persone affette da cecità facciale o prosopagnosia, soffrono di disturbi nell’elaborazione olistica—fatto indicativo di quanto processi simili siano importanti. Lo dimostra anche l’effetto di inversione del volto, che si verifica quando una persona—anche senza prosopagnosia—fatica a riconoscere un volto quando i suoi elementi sono invertiti.

Un esempio di questo effetto è la cosiddetta illusione Thatcher. Quando questi due volti sono presentati a testa in giù è più difficile determinare se ci sia o meno qualcosa di strano. Quando sono capovolti nella giusta direzione, riconosciamo facilmente che i lineamenti della Margaret Thatcher a sinistra sono stati distorti.

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L'illusione Thatcher. Immagine via Wikimedia Commons.

Quando elaboriamo volti coperti da mascherine, lo facciamo in modo meno olistico, dato che vediamo solo metà faccia. Questo potrebbe essere il meccanismo alla base dei problemi che abbiamo nel riconoscere le persone quando indossano la mascherina. Freud, insieme a colleghe e colleghi, ha scoperto nel 2020 esaminando quasi 500 persone, che la loro capacità di percepire volti coperti era drasticamente minore rispetto alla capacità di riconoscerli senza mascherine. Nel 13 percento dei casi, l’impedimento era così consistente da equivalere a prosopagnosia.

Freud ha mostrato a VICE l’immagine riportata qui sotto, in cui un volto coperto ha la stessa regione oculare, ma i due volti interi sono parecchio diversi. Una volta che vedi il volto nel suo insieme, è impossibile pensare che si somiglino. Ma con parti della faccia coperte, sì.

volto con occhi uguali ma bocca e naso coperti da mascherina

Immagine da: Maurer D, Grand RL, Mondloch CJ. The many faces of configural processing. Trends Cogn Sci. 2002 Jun 1;6(6):255-260. doi: 10.1016/s1364-6613(02)01903-4.

volto con occhi uguali ma naso e bocca diversi, senza mascherina

Immagine da: Maurer D, Grand RL, Mondloch CJ. The many faces of configural processing. Trends Cogn Sci. 2002 Jun 1;6(6):255-260. doi: 10.1016/s1364-6613(02)01903-4.

Quando vediamo un volto coperto, la nostra percezione amodale lo completa. Normalmente, esistono input sensoriali che raggiungono i nostri organi di senso—tipo le informazioni che colpiscono la retina e che sono poi trasformate dal cervello in una rappresentazione. Ma in certi casi, l’input manca e il completamento amodale entra in scena per colmare le lacune.

Due illusioni di completamento amodale: una "sfera" con degli spuntoni e un mostro marino.

In questi due esempi, “gli unici elementi visibili nell’immagine sono solo i triangoli neri posizionati secondo un determinato schema,” scrive Bence Nanay, scienziato cognitivo dell’Università di Antwerp, su Psychology Today. “Ma ciò che vedi è una sfera con degli spuntoni. La sfera non è visibile in senso stretto, eppure è impossibile non coglierla. A destra vedi un mostro marino, eppure le sue parti sott’acqua non sono visibili. Il tuo sistema percettivo completa le parti invisibili.”

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Il completamento amodale si verifica per tutti i sensi, non solo la vista. Se parli con qualcuno in una strada trafficata e una macchina suona il clacson nel mezzo di una frase, il cervello completa ciò che l’altra persona stava dicendo, anche se i segnali uditivi delle parole non raggiungono del tutto le orecchie.

Quando le persone indossano una mascherina, la retina non riceve input visivi relativi al loro naso, alla loro bocca e al loro mento. Il modo in cui completiamo la metà inferiore di un volto è largamente basato sui ricordi, spiega Nanay. Se è una persona che conosci già, la memoria episodica ti guiderà nel completare il suo aspetto. Ma non è detto che sarà accurata.

“Se non vedi quella persona da tanto tempo, completerai il suo volto sulla base di informazioni vecchie di anni,” spiega Nanay. “Potrebbero essere cambiate molte cose nel frattempo.”

Ovviamente, se si tratta di una persona che non hai mai visto senza mascherina, la memoria non è granché d’aiuto. “Ed è qui che le cose si fanno interessanti,” dice Nanay. “In questi casi, il tuo sistema visivo usa informazioni generiche su come sono fatti nasi e bocche per completare quel volto.”

A quanto pare, quando si tratta di volti, tendiamo a completarli con caratteristiche attraenti. Uno studio del 2020 ha scoperto che quando le persone devono decretare il livello di avvenenza di alcuni volti fotografati per intero o parzialmente, trovano più attraenti le persone ritratte in modo incompleto. Questo perché, si legge nel paper, se c’è una “mancanza di informazioni” è più probabile che le persone siano condizionate in modo positivo dall’aspetto altrui. La stessa cosa è stata dimostrata da un’altro studio del 2020, che ha scoperto che le persone ritenute di aspetto medio erano percepite come più attraenti quando indossavano una mascherina.

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Questo effetto potrebbe essere stato rinforzato dalla pandemia. Uno studio effettuato prima del COVID-19 ha scoperto che in Giappone le donne che indossano le mascherine “di cortesia” sono percepite come meno attraenti senza la mascherina. Quando lo stesso gruppo di ricercatori e ricercatrici ha studiato l’argomento dopo l’arrivo della pandemia, ha scoperto che “la percezione dei volti con mascherina differisce tra il prima e il dopo l’inizio della epidemia di COVID-19.” Nello specifico, hanno rilevato che le mascherine migliorano il livello di avvenenza percepita di una persona.

“Difficilmente aggiungerai per completamento amodale un grosso brufolo su un naso nascosto da una mascherina, eppure molte persone li hanno,” scrive Nanay. “Le informazioni generiche fornite dal completamento amodale sono, in un certo senso, informazioni idealizzate.”

Quali informazioni usava il mio cervello per completare i volti delle persone nel mio vicinato? Non avendo ricordi su cui fare affidamento, ho creato generalizzazioni basate sulle mie precedenti esperienze con nasi e bocche. Il mio ragazzo non è rimasto sorpreso quanto me dall’aspetto del nostro vicinato. Forse il mio completamento amodale era meno accurato del suo.

Completiamo continuamente in modo amodale ciò che ci circonda, ma in genere non notiamo così tanto gli errori che facciamo. Per esempio, “quando guardi una sedia con qualcosa sopra che non vedi ma sai che c’è,” spiega Nanay. “Quando guardi il telefono, completi in modo amodale il suo retro. Ma non sono parti interessanti, queste.” I volti, invece, sono caricati emotivamente e sono pieni di stimoli—è ovvio, dunque, che attirino attenzione e sorpresa quando si rivelano diversi da come li avevamo immaginati.

Insieme alle persone con cui lavora, Freud ha compiuto un studio ulteriore per vedere se dopo un anno di mascherine, la gente fosse diventata più brava a percepire i volti. Il campione di 300 persone esaminato non era affatto migliorato, il che suggerisce che negli adulti l’esperienza non comporta un aumento di capacità nel percepire correttamente i volti visibili in modo parziale. “È enfatizzata la rigidità del sistema visivo maturo,” dice Freud.

Inutile a dirsi, tutto ciò rappresenta un’interessante lezione sull’importanza dei volti, ma non una ragione per smettere di indossare una mascherina quando necessario per prevenire la diffusione di un virus. Ci ricorda però che ciò che vediamo quando non vediamo è più complesso di quanto crediamo.

“Dobbiamo dedurre che passiamo il tempo a fare un completamento amodale erroneo di ciò che ci circonda? Sì, in parte è vero,” dice Nanay. “Il nostro sistema visivo deve tirare a indovinare un sacco di cose, e buona parte di esse sarà sbagliata. Questa ne è solo una dimostrazione concreta e lunga un anno e mezzo.”