Cibo

Ho mangiato nella locanda di Napoli che esiste dai tempi di Caravaggio

La Locanda del Cerriglio sarebbe il luogo in cui il pittore Caravaggio stava per lasciarci la pelle dopo una rissa. Oggi è stata riaperta dopo più di un secolo.
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Tutte le foto di Francesco Sammarco.

Si sostiene che proprio qui, nell’autunno del 1609, il Caravaggio fu aggredito da un gruppo di uomini, forse dei sicari, che lo malmenarono all’interno della Locanda del Cerriglio.

Forse avrete sentito parlare di una rissa in un quartiere di Napoli, nel 1609, in cui il pittore Caravaggio ci ha quasi rimesso la pelle. O forse no. In ogni caso siete nel posto giusto per leggere la storia di una locanda che a quel tempo lo vide quasi ucciso e che oggi è ancora in attività: la Locanda del Cerriglio, poco lontana dal porto di Napoli.

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La Locanda del Cerriglio ha visto passare sui suoi tavoli artisti e intellettuali in oltre 500 anni—l’apertura della Locanda si fa risalire al 1300, ma il primo a parlarne è stato il letterato Giambattista Basile nel suo Le Muse Napoletane del 1635—ed è arrivata in piedi fino a oggi per miracolo: venne chiusa a seguito del risanamento di Napoli dopo lo scoppio del colera nel 1884 e si salvò dall’abbattimento per un pelo. Rivide la luce solo due secoli dopo, esattamente nel 2014, quando fu riscoperta, ristrutturata e, infine, riaperta al pubblico da alcuni imprenditori che volevano farne rivivere la storia. Ho incontrato due dei soci per farmi dire di più: Marco Cuccurullo e Luigi Scaglione. 

Caravaggio napoli locanda cerriglio

Una delle sale della Locanda del Cerriglio

“Lo scopo era quello di restituire alla città e soprattutto a quel quartiere, un punto di ritrovo aperto tutto il giorno, come erano le taverne ai tempi del Caravaggio,” mi dicono Cuccurullo e Scaglione. “Ma anche di ripristinare le sale al piano superiore, che anticamente fungevano da camere per viaggiatori e commercianti o da ‘nido d’amore’ per chi volesse intrattenersi con le prostitute.” Tra l’altro è anche il luogo su cui poggiano pure le fondamenta della Chiesa di Santa Maria La Nova, dove leggenda narra sia sepolto Dracula.

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Entrare alla Locanda Cerriglio ti fa rivivere un po’ quelle atmosfere della Napoli dei secoli passati—si capisce immediatamente di essere in un luogo antico e calpestato da migliaia di persone nei secoli: le pareti di tufo, la struttura che si insinua in profondità, la presenza di una fontana originale del Seicento e i rimandi a Caravaggio contribuiscono a ricreare un ritrovo intimo, perfetto per una cena romantica a lume di candela. 

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Una vecchia stampa, abbastanza brutta, della Locanda del Cerriglio.

Oggi si avvale del riconoscimento di locale storico d’Italia e l’offerta culinaria si adegua a questo status di antico luogo napoletano: il menù prevede, ovviamente, la tipica cucina partenopea che conosciamo tutti. Il mix di antipasti viene chiamato, molto astutamente, Le sette opere di Misericordia, come il dipinto di Caravaggio che si trova a Napoli e che prevede sette portate tra cui polpette al sugo, peperone ‘mbuttunato, tartare di carne e un piatto di polipetti fritti così minuscoli da sembrare finti.

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Parte dell'astuto antipasto di sette portate.

Essendo poi nella zona Porto, non potevano mancare i calamari, le alici fritte e il polpo alla luciana. I primi piatti, invece, sono dei must della tradizione napoletana: ho assaggiato le candele alla genovese e i paccheri con salsiccia e friarielli che spaccavano, ma si può anche scegliere la classicissima pasta, patate e provola, lo spaghetto alle vongole—rigorosamente fatto con il sugo di pomororo cotto con un misto di frattaglie, la zuppa forte—e il Bucatino all’Ischitana, a base di coniglio, che non fatico a credere siano da sballo. 

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Insomma, alla Locanda del Cerriglio si mangia come si deve, si beve sincero grazie a una cantina ben fornita e alcuni piatti sono pure stagionali. Se volete andarci a mangiare, andateci: se volete sapere anche qualcosa di più sulla sua storia, eccoci qui, pronti a dirvi qualche altra chicca.

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L'autrice addenta in maniera strana la sua genovese, bizzarramente in piedi.

Tra una chiacchiera e l’altra, viene fuori anche la famosa vicenda del Caravaggio. Che il pittore milanese fosse un geniale cazzone lo sappiamo tutti: infatti arrivò a Napoli nell’ottobre del 1606, in fuga da Roma e con un bando capitale sulle spalle per l’accusa di aver assassinato Ranuccio Tommasoni, un uomo di malaffare, nonché pappone. Il motivo non si conosce bene, forse una questione politica, un debito di gioco o uno scontro per la conquista di una donna; fatto sta che il pittore lo accoppò e fu costretto a lasciare la città, per poi finire nei guai in uno dei vicoli più stretti e angusti di Napoli, il Vicolo del Cerriglio, dove si trova, per l’appunto, la Locanda.

Nel XVII secolo il quartiere Porto, che si affacciava sul mare, era uno di quei ritrovi popolari e chiassosi in cui si poteva mangiare, bere e non si disdegnava affatto l’andare a prostitute. Si sostiene che proprio qui, nell’autunno del 1609, il Caravaggio fu aggredito da un gruppo di uomini, forse dei sicari, che lo malmenarono all’interno della Locanda del Cerriglio, per poi inseguirlo lungo i vicoletti del quartiere e infine sfregiarlo, lasciandolo a terra quasi morto.

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Ma quanto c’è di vero in questo episodio? Accadde davvero o è solo una leggenda?

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L'autrice nel vicolo del Cerriglio.

Riguardo alle frequentazioni del genio milanese presso il locale ci sono poche testimonianze dirette, ma consultando alcuni testi dedicati a lui—alcuni contenuti nell’Archivio Storico del Banco di Napoli, altri nel Polo digitale dell’Archivio Storico del Pio Monte della Misericordia, la chiesa che ospita la tela Le sette opere della Misericordia—riesco a estrapolare una notizia interessante.

Un testo di Stefania Macioce, storica dell’arte, riporta il seguente passaggio riferito a quell’autunno: “Il 24 ottobre (1609, NdR) Caravaggio è certamente rientrato a Napoli. Un avviso spedito da Roma alla corte di Urbino afferma infatti che l’artista in città è stato ammazzato ‘et altri dicono sfregiato’. Inoltre, la stessa identica notizia ce la fornisce Johannes Orbaan, storico dell’arte nato a fine 1800, nel suo “Barocco in Roma” del 1920: ‘si ha di Napoli avviso, che fosse stato ammazzato il Caravaggio, pittore celebre, et altri dicono sfregiato.’”

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E quindi eccoci qui: pare davvero molto plausibile che il Caravaggio frequentasse la Locanda del Cerriglio, e che proprio lì venisse aggredito e colpito in viso, tanto duramente che fu addirittura creduto morto. D’altronde si dice anche che se la cercò, avendo chiamato uno dei sicari che lo inseguivano “bastardo” e “figlio di baldracca.”

Locanda Cerriglio Napoli caravaggio

Il polpo alla luciana della Locanda, che era molto buono.

Certamente potete non credere alla vicenda, trattarla solo come una leggenda o una storia di pura fantasia. A volte il bello delle storie è solo quello che raccontano, il motivo per cui ci affascinano. 

Io posso solo darvi un consiglio: se andate a mangiare un boccone alla Locanda del Cerriglio, meglio non alzare troppo il gomito. 

Potreste dare del cornuto a qualcuno e non sapere come uscirne.

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