Torture Garden fetish club
Tutte le foto di Jeremy Chaplin.
Cultura

Foto dal fetish club più famoso del mondo

Il Torture Garden di Londra è la mecca del latex, dell'esibizionismo e dello sculacciamento consensuale da oltre 30 anni.

Le orge esistono dalla notte dei tempi. Ma nell’era moderna, pochi eventi sono in grado di evocare un’immagine edonistica ed estrema quanto il Torture Garden di Londra. Da più di 30 anni, il Torture Garden (spesso abbreviato in TG) è il fetish club più grande e più famigerato del mondo. È noto ovunque per le performance artistiche provocatorie, la colonna sonora in continua evoluzione e il dress code molto specifico.

“La gente che si presenta con una t-shirt di cotone e ti dice guardandoti negli occhi che ha il fetish del cotone è una delle cose che mi mandano in bestia,” dice Charlotte Hellicar, ex addetta all’ingresso e ora direttrice del Torture Garden. Dietro di lei, varie palle stroboscopiche creano giochi di luce su una scenografia rossa e nera nel magazzino di TG Productions.

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Le regole sull’abbigliamento, che stanno molto a cuore a Hellicar, comprendono: niente jeans, no ad abiti classici, camicie da giorno, magliette e boxer, niente costumi pacchiani, leggings o “meggings”. Latex, pelle, metallo e fantasie fetish, invece, vanno benissimo. Citando Hellicar: “Non si può indossare niente che si metterebbe per andare a fare la spesa. E se vieni con i vestiti con cui andresti a ballare normalmente, be’, vuol dire che non ti stai mettendo in gioco.”  

Fondato nell’ottobre del 1990, il Torture Garden aveva l’obiettivo di rinvigorire la scena alternativa contemporanea, che secondo i fondatori—e a quei tempi coinquilini—Allen Pelling e David Wood stava “diventando un po’ noiosa.”

“Facevo il giro dei club di Londra ogni sera,” dice Pelling. “David ha cinque anni in più di me e aveva fatto in tempo a beccare i migliori locali nel loro momento di massimo splendore. Io invece ero arrivato troppo tardi, quindi chiedevo a lui di descrivermeli. Una sera eravamo a casa e ci siamo messi a parlare di come sarebbe stato il club ideale. Da quella conversazione è nato il Torture Garden.”

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“Stavo finendo la scuola d’arte e volevo fare il filmmaker, quindi non ero interessato a fondare un club,” mi racconta Wood. “All’inizio, mi limitavo a passare ad Allen tutte le idee che mi erano venute negli anni. Ma più ne parlavo, più mi esaltavo immaginando cosa sarebbe diventato.”

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E il nome? “Avevo appena comprato un libro intitolato Torture Garden,” ricorda Wood. “Non l’avevo nemmeno ancora letto. Ma suonava esotico, remoto… misterioso.”

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Trovarono un locale disponibile dietro l’angolo e organizzarono la prima serata di giovedì. Vennero 100 persone. “A quella dopo si presentarono forse in 250, poi 350, e poi 500 persone. Già dalla quarta o quinta serata si parlava di noi sui tabloid,” dice Wood. “Avevamo la sensazione di star facendo qualcosa di molto esaltante, pericoloso, nuovo, all’avanguardia.”

Pelling capì di avercela fatta quando aprì il giornale della domenica e vide un articolo intitolato “Nottate scandalose al Garden.” Ricorda: “Pensai: ‘È il mio club!’ Voglio dire, si trattava di un articolo totalmente inventato, ma mi fece comunque venire un colpo. Chiamai mia madre e le dissi: ‘Compra il giornale, parlano di me.’”

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“In un certo senso eravamo l’avanguardia underground di quella scena,” spiega Wood. “Forse eravamo avanti di qualche anno rispetto a quello che stava succedendo nella società e nella cultura mainstream. La stampa pensava ancora che fetish e sessualità fossero cose da prendere in giro, o da trattare con sufficienza, o da denunciare. I locali erano spazi ancora vulnerabili.”

Il club esisteva in quella che Allen chiama “una zona molto grigia. C’era la sensazione, ai tempi, che stessimo facendo qualcosa di potenzialmente molto illegale. Dopo un po’ di tempo, è diventato sempre più accettabile.”

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Nonostante l’opinione sprezzante dei tabloid, il Torture Garden ha giocato un ruolo fondamentale nel far crescere l’accettazione del feticismo come pratica e stile nei decenni seguenti. Anche il fatto che il Torture Garden si è guadagnato la reputazione di bar preferito di alcuni degli stilisti più pioneristici della Londra anni Novanta ha aiutato.

“I primi anni Novanta sono stati un periodo molto innovativo per la moda fetish,” dice Wood, che indossa un completo camicia, blazer e pantalone camouflage di Vivienne Westwood. “Non si trattava di latex nero o rosso e basta. Molti abiti si avvicinavano alle creazioni di gente come Alexander McQueen o Thierry Mugler.”

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David durante i primi tempi del Torture Garden.

Allen aggiunge: “Jean Paul Gaultier era un altro che veniva al club, assorbiva un sacco di idee e poi le metteva in una collezione. Fu ispirato—non so se solo dal Torture Garden—forse da quello che si vedeva in generale nella scena alternativa dei tempi.”

L’industria della moda ha sempre trattato con una certa spocchia il mondo fetish, dice Wood. “Eppure gli stilisti prendono da sempre ispirazione e idee dal mondo fetish,” puntualizza. “Ma il mondo fetish non ha ricevuto il riconoscimento che avrebbe meritato.”

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Hellicar, in harness di cuoio azzurro con inserti dorati, trova “ridicolissimo” quando celebrità come Kim Kardashian si fanno vedere vestite dalla testa ai piedi in lattice o indossando maschere BDSM.

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“Mi risulta davvero fuori contesto, perché sono abituata a vedere queste cose nei party underground,” dice, aggiungendo che la sua maschera da maiale è stata molto apprezzata negli eventi più recenti al Torture Garden.

La parte più affascinante del Torture Garden è l’opportunità di trasformarsi in qualcosa di completamente diverso, specifica. “Di giorno magari sei il più duro del cantiere—ma quando vieni al Torture Garden con i pantaloni di plastica, sei libero da quella personalità.”

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Un’ampia parte di questo escapismo, naturalmente, deriva dalle scenografie ultraterrene, che sono diventate parte integrante del brand Torture Garden quanto il latex e gli sculacciamenti. “È tipo un viaggio nell’ignoto, può essere rischioso, non sai bene cosa succederà,” dice Pelling.

A una serata al seOne—un locale da 3000 persone, ora chiuso, che vantava la più grande capienza di Londra—l’organizzazione del Torture Garden ha trasformato la loro stanza da dogging in una foresta notturna, completa di alberi. “C’erano, tipo, vecchie automobili mezze distrutte sparse per il locale a disposizione delle persone,” ricorda Hellicar. “A quel punto la nostra produzione aveva davvero raggiunto un altro livello.”

“Non sono mai stato in un club che ti desse la stessa sensazione di sovraccarico di stimoli del Torture Garden,” dice Wood.

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Dopo le chiusure causate dal lockdown in tutto il mondo, i clienti avevano grandi aspettative per la riapertura. I sex party non sono mai stati così frequentati. E anche con l’aumento della concorrenza da parte di altri eventi simili come Klub Verboten, One Night e Pinky Promise, Torture Garden continua a innovare e a fare il pienone.

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Wood ha lasciato l’organizzazione nel 2019, ma con la direzione di Pelling e Hellicar, la serata continua a svolgersi mensilmente e ad andare in tour in tutto il mondo. “Nessun altro club al mondo sa mettere in scena la varietà di spettacoli che abbiamo noi, dalla body art estrema a spettacoli di classe come Dita Von Teese, che ha fatto le prime tre performance in UK al Torture Garden, con noi,” spiega Wood.

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“Il concetto che abbiamo introdotto più di 30 anni fa oggi è la norma, anche al di fuori dei fetish club. Tutti vogliono provare l’esperienza di un club che è più di una semplice discoteca.”

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Foto di Jeremy Chaplin, che ha documentato i primi tempi del Torture Garden. Video prodotto e diretto da Helen Meriel Thomas e montato da Miles Williams.